Collegati con noi

Cronache

Fondi Lega e riciclaggio da 49 milioni, l’ex tesoriere Lepore vuota il sacco

Pubblicato

del

Le decisioni dentro l’associazione ‘Maroni presidente’ erano prese da tre persone che facevano parte del comitato direttivo. Nomi di peso che stabilivano come gestire i soldi. A dettare la linea erano i senatori Roberto Calderoli e Stefano Candiani con il presidente Stefano Bruno Galli. La rivelazione arriva da Luca Lepore, ex tesoriere del gruppo, sentito come persona informata dei fatti nell’ambito dell’inchiesta sul presunto riciclaggio di parte dei 49 milioni di rimborsi elettorali ottenuti dalla Lega falsificando rendiconti e bilanci nella gestione di Umberto Bossi e dell’ex tesoriere Francesco Belsito. Lepore ha ribadito piu’ volte: “Eseguivo ordini, facevo cosa dicevano i responsabili del comitato. Non avevo voce in capitolo. Tutto era deciso da Stefano Galli e dai senatori Roberto Calderoli e Stefano Candiani”. L’ex tesoriere ha ricostruito gli organigrammi, i bilanci, le spese e le movimentazioni di soldi dell’associazione indicando di avere solo fatto quanto gli veniva detto. La settimana scorsa era stato indagato per riciclaggio l’assessore regionale lombardo Stefano Galli. Per l’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Francesco Pinto e dal sostituto Paola Calleri, la Lega Nord avrebbe dato 450 mila euro all’associazione ‘Maroni presidente’ nel 2013 con la causale “contributo ad associazione”.

Nemici amici. L’ex leader Umberto Bossi condannato per truffa e l’attuale capo politico della Lega 

Quella somma sarebbe rientrata al Carroccio sotto forma di erogazione liberale da parte della stessa associazione. In mezzo, in vari periodi, sarebbero stati versati alle societa’ Nembo (che ha cessato l’attivita’ a luglio) e Boniardi Grafiche, di cui e’ socio il deputato Fabio Massimo Boniardi, per l’acquisto di materiale elettorale. Gli inquirenti sospettano che le fatture per quei materiali fossero gonfiate. L’assessore lombardo, sostengono la procura e la guardia di finanza di Genova, avrebbe compiuto una serie di operazioni “su una parte delle somme provento della maxi truffa”. I finanzieri hanno ricostruito in particolare i passaggi relativi a circa 450 mila euro: da Banca Aletti i soldi sarebbero finiti all’Associazione da qui, tramite Galli, formalmente utilizzati per acquistare materiale per la campagna elettorale ma mai spesi e girati su conti correnti riconducibili al Carroccio. Secondo l’ipotesi dei magistrati, parte dei 49 milioni sarebbero stati fatti sparire in Lussemburgo attraverso la banca Sparkasse di Bolzano e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti della procura. La banca ha invece sempre sostenuto che quei fondi (circa 10 mln) fossero dello stesso istituto e dunque slegati dal partito. A sollevare il caso dell’associazione era stato l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui aveva adombrato proprio il sospetto che l’Associazione (nel direttivo ci sono anche il sindaco di Gallarate Andrea Cassani, Ennio Castiglioni e l’ex sottosegretario Stefano Candiani, mentre il tesoriere e’ Federica Moro) “fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”. Nelle prossime settimane verra’ sentita la tesoriera Moro, mentre dall’analisi dei documenti sequestrati dalla Gdf potrebbero emergere altri rivoli in cui i soldi potrebbero essere spariti.

Advertisement

Cronache

Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

Pubblicato

del

Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

Continua a leggere

Cronache

Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

Pubblicato

del

Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

Continua a leggere

Cronache

Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

Pubblicato

del

Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto