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Bonafede ha studiato come fare ingrassare Salvini: aprire le carceri ai delinquenti e seppellire la certezza della pena

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Maresca fa il punto sulla rivolta nelle carceri: “Nessuno sconto e nessun incontro con i violenti, lo Stato sia autorevole e credibile”

All’indomani dell’approvazione in Consiglio dei ministri delle nuove misure per allentare la ‘pressione’ sulle Carceri dopo le rivolte e le vittime dei giorni scorsi, la maggioranza difende i provvedimenti varati dal governo con il ‘Cura Italia’, il decreto per affrontare l’emergenza coronavirus. Mentre l’opposizione attacca, con la Lega che parla di “indulto mascherato”. Stando a quanto anticipato ieri dal ministero della Giustizia, in base alle nuove norme, fino al 30 giugno, sara’ semplificata la procedura per ottenere la detenzione domiciliare riservata ai detenuti che devono scontare una pena – o residuo di pena – fino a 18 mesi (che gia’ ne hanno diritto). Per coloro che devono scontare una pena da 7 a 18 mesi, e’ previsto il ricorso ai braccialetti elettronici o altri strumenti tecnici.

Fermo restando che sono esclusi dalla norma i detenuti colpevoli di reati “particolarmente gravi”, come ad esempio quelli richiamati dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario, i maltrattamenti in famiglia o lo stalking, oltre a coloro che hanno partecipato alle rivolte dei giorni scorsi. “Mandare a casa i detenuti fino a 18 mesi di pena come propone il governo? La Lega e’ assolutamente contraria a qualsiasi sconto di pena, amnistia, indulto o uscita dal carcere anticipata”, lamenta il segretario leghista Matteo Salvini. “La certezza della pena – insiste – e’ fondamentale, soprattutto dopo le rivolte nelle prigioni che hanno causato morti, feriti ed evasioni. Il nostro pensiero va agli agenti della polizia penitenziaria, troppo spesso dimenticati e trattati peggio dei detenuti”. “Chiudiamo gli italiani in casa, ma apriamo le galere per far uscire i criminali e spalanchiamo i confini per far entrare clandestini e ong. Dopo i cinque ‘svuota Carceri’ voluti dalla sinistra dal 2013 al 2018, ecco il sesto indulto mascherato firmato Bonafede. Uno schiaffo al buonsenso, alle Forze dell’Ordine e agli italiani”, gli fa eco deputato Nicola Molteni, responsabile del dipartimento sicurezza della Lega.

Il ministro della Giustizia. Se Bonafede mette la firma sull’ennesimo svuotacarceri seppellirà definitivamente quel principio che dovrebbe essere sacro: la certezza della pena

Contraria anche Forza Italia. “Nel decreto si registra, sulla carta, un primo passo per affrontare il drammatico sovraffollamento delle Carceri, peraltro spesso negato dal capo del Dap con un’interpretazione discutibile della ‘capienza regolamentare’ – commenta il deputato ‘azzurro’ Enrico Costa – Tuttavia cio’ rischia di rivelarsi inattuabile. Infatti, giustamente, la norma condiziona la detenzione domiciliare all’utilizzo del braccialetto elettronico. Ma il governo lo sa che di braccialetti elettronici, nel nostro Paese, ce ne sono pochissimi? Dalla lettura della relazione tecnica non pare proprio”. “L’emergenza va affrontata ovunque, anche nelle strutture carcerarie, per tutelare i detenuti e il personale della polizia penitenziaria. Ma le scarcerazioni di massa previste dal decreto sono una scelta sbagliata – aggiunge il senatore FI Maurizio Gasparri – Personalmente in Parlamento le contastero’. Si tratta di una scelta molto grave, soprattutto dopo le rivolte in atto. Le eccezioni stabilite non sono sufficienti. Aumenteranno i pericoli per i cittadini. Piena solidarieta’ alla polizia penitenziaria, a tutte le forze di polizia e alle forze armate”. In difesa delle scelte del governo si schierano invece i partiti di maggioranza. “Le misure relative alle Carceri per iniziare a far fronte all’emergenza sanitaria e di sovraffollamento negli istituti di pena italiani, adottate dal governo e contenute nel decreto approvato ieri – sostiene il responsabile Giustizia del Pd, Walter Verini – sono una prima, parziale risposta. Che si deve dare per tutelare la salute e la sicurezza delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria (si accelerino il piu’ possibile le procedure per le nuove assunzioni), di chi lavora negli istituti, di chi sta scontando la pena. Si tratta, ripetiamo, di prime misure, per detenuti e reati di non grave allarme sociale. La situazione del sovraffollamento carcerario e’ oltre i limiti della sicurezza come si e’ visto nei drammatici giorni delle rivolte. Per questo va affrontata con la necessaria determinazione dal ministro. Esponenti politici che si oppongono anche a queste prime misure, che soffiano sul fuoco, che incutono e fomentano paure, si assumono davvero pesantissime responsabilita’”.

Matteo Salvini. Il leader leghisti userà lo svuotarcere per non votare col governo i decreti CuraItalia

Da parte del Movimento 5 stelle, il deputato Eugenio Saitta, componente della commissione Giustizia, ha annunciato l’immissione in servizio di 312 agenti della polizia penitenziaria che prenderanno subito servizio nelleCarceri italiane a seguito dei provvedimenti emanati dal ministro della Giustizia Bonafede. Un incremento al quale seguira’ un’ulteriore integrazione, ancora piu’ cospicua, che portera’ a 1100 il numero dei nuovi agenti, precisa Saitta.

Per il comprensorio catanese, nelle Carceri di Piazza Lanza, Bicocca e Caltagirone, vi saranno da subito 12 agenti in piu’: 5 nella casa circondariale di Caltagirone, 4 in quella di piazza Lanza e 3 in quella di Bicocca. “Cio’ che e’ accaduto nelle Carceri italiane in occasione dell’emergenza coronavirus – spiega Saitta – e’ un fatto grave e inammissibile. Per questa ragione bene ha fatto il ministro Bonafede ad agire con immediatezza e a dare risposte concrete: 312 agenti di polizia penitenziaria contribuiranno a garantire sicurezza, rispetto delle regole e a rafforzare la dotazione organico. Una immissione di forze senza precedenti e fondamentale in questo periodo storico”. “Puntuali, previsti, prevedibili ma penosi sono gli attacchi ai provvedimenti emergenziali presi dal ministro Bonafede per affrontare la situazione negli istituti penitenziari italiani”, ha commentato Francesca Businarolo, presidente pentastellata della commissione Giustizia della Camera.

 

“Non sono previsti, come e’ ben noto,sconti di pena ma solo la detenzione domiciliare prevista a 18 mesi rinforzata dai braccialetti dopo i 6 mesi; preclusioni ulteriori per chi ha commesso reati che la escludono. Le misure non sono applicabili anche a chi ha subito sanzioni disciplinari e a chi ha partecipato alle ultime rivolte. Grazie al ministro per questo provvedimento”. Infine, per la vicepresidente dem del Senato, Anna Rossomando, “Salvini continua ad affrontare la questione dell’emergenza Carceri legata al coronavirus in maniera semplicistica e strumentale”. “Le norme previste nel decreto legge ‘Cura Italia’ – sostiene – puntano a garantire la salute di personale di polizia penitenziaria, popolazione detenuta e operatori. Le misure previste fanno riferimento oltretutto a una legge gia’ esistente, la 199/2010, che prevede la possibilita’ di eseguire le pene detentive di durata non superiore a 18 mesi in luoghi esterni al carcere”. “Alla luce di questi elementi – conclude Rossomando – crediamo che sia dannoso continuare a fare propaganda su temi cosi’ delicati, invece che concentrarsi sul diritto alla salute”.

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Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

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Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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