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Yvonne Sciò: «Da Non è la Rai a Hollywood, ora racconto le donne con i miei documentari»

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Chiunque abbia vissuto tra gli anni ‘80 e ‘90 ricorda la sua voce squillante nello spot della SIP: «Mi ami, ma quanto mi ami?». Yvonne Sciò (foto Imagoeconomica in evidenza), oggi 55enne, è stata un’icona di quegli anni, ma la sua carriera è andata ben oltre quel tormentone pubblicitario. Attrice, produttrice e regista di documentari, la Sciò ha viaggiato tra Italia, Hollywood e Spagna, costruendo un percorso variegato e ricco di esperienze.

Oggi vive a Roma, in una casa tappezzata di ricordi: foto in bianco e nero con i fratelli Taviani, immagini scattate dal leggendario Slim Aarons e una lettera affettuosa della figlia sedicenne. La sua ultima fatica è “Womeness”, un documentario sul femminismo trasmesso su SkyArte, dove racconta storie di donne che hanno sfidato le convenzioni.

Dal successo televisivo all’America: il bisogno di libertà

Yvonne racconta al Corriere della Sera il suo esordio quasi per caso:
«A cinque anni posavo per Vogue Bambino, mia madre era giornalista di moda e mi ha fatto entrare in questo mondo», spiega. «Poi lo spot della SIP mi ha reso famosa, ma le suore del mio collegio dissero a mia madre che mi avrebbero bocciata se avessi continuato a lavorare. Lei rispose: è una donna, deve essere indipendente».

Dopo il grande successo popolare con lo spot, Yvonne entrò nel cast di Non è la Rai, ma durò poco: «Ci sono rimasta solo tre mesi. Mi pento di non aver firmato un contratto lungo, avrei guadagnato tanto. Ma a quell’età credevo negli ideali e volevo libertà».

Così partì per Los Angeles, dove ricominciò da zero: «L’idea che nessuno mi conoscesse mi spronava. Non volevo essere popolare, volevo essere brava. Ma troppe volte mi hanno detto che se ero bella non potevo essere anche talentuosa».

A New York recitò a teatro con John Buffalo Mailer, a Hollywood apparve nel videoclip di She’s So High di Tal Bachman, grande successo dell’epoca. Nel frattempo, imparava da una delle sue mentori, Fran Drescher, creatrice de La Tata: «Mi diceva sempre: devi fare tu, non aspettare gli altri».

Il passaggio alla regia e il documentario “Womeness”

Negli ultimi anni Yvonne Sciò ha deciso di raccontare il mondo con i suoi occhi. Dopo aver girato tre documentari, oggi è alla guida di “Womeness”, dedicato al femminismo attraverso cinque figure straordinarie:

  • Emma Bonino, arrestata per le sue battaglie
  • Bianca Menna, poetessa che si firmava con un nome maschile per essere presa sul serio
  • Sussan Deyhim, cantante iraniana testimone della repressione
  • Dacia Maraini, scrittrice simbolo del femminismo italiano
  • Setsuko Klossowski De Rola, vedova del pittore Balthus, che ha vissuto a lungo all’ombra del marito

«Cercavo donne che avessero rotto le catene», spiega Sciò. «Setsuko, ad esempio, dopo la morte di Balthus mi ha detto: ora posso vivere la mia vita, uscire, andare a ballare».

L’aneddoto su Brad Pitt e la lite con Naomi Campbell

Tra gli episodi più curiosi della sua carriera, Yvonne ricorda l’incontro con Brad Pitt:
«Mi ha sempre messo soggezione. La prima volta che lo vidi, mi guardò fisso e disse: “You look so beautiful”. Io rimasi muta, a bocca aperta. Ogni volta che ci incrociavamo mi chiedeva il numero, ma alla fine gli dissi di contattare l’Istituto di Cultura per imparare l’italiano. Pensi che genio», racconta ridendo.

Ben più spiacevole fu l’episodio con Naomi Campbell, che nel 2005 la aggredì in un hotel romano: «Non ho mai capito perché. Eravamo amiche, poi improvvisamente mi si è scagliata addosso, c’era sangue ovunque. Le ho fatto causa solo per avere delle scuse, che però non sono mai arrivate».

Vita privata e il desiderio di dimostrare qualcosa alla figlia

Oggi, Yvonne si dedica alla sua carriera da regista e produttrice, ma soprattutto a sua figlia. «Il giorno in cui ho lasciato mio marito con una bimba di quattro mesi è stato durissimo. Tutti mi dicevano: dove vai da sola? Ma ho preso un appartamentino e ho fatto tutto senza aiuti».

Oggi, il suo obiettivo è chiaro: «Voglio che mia figlia possa dire: wow, che figa è mamma! Nessuno deve dirci che non siamo capaci».

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Esteri

Si è suicidata Virginia Giuffre, aveva accusato di abusi sessuali Jeffrey Epstein e il principe Andrea

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Si è suicidata Virginia Giuffre (nella foto col suo avvocato), che aveva accusato di abusi sessuali Jeffrey Epstein e il principe Andrea. Lo rende noto la famiglia della donna. La 41enne americana si è tolta la vita nella sua casa in Australia. “Si è suicidata nella sua fattoria dopo essere stata vittima per tutta la vita di abusi e traffico sessuali”, hanno dichiarato i parenti. La Giuffre aveva accusato il defunto miliardario statunitense caduto in disgrazia Epstein di averla usata come schiava sessuale.

Il principe britannico Andrea da parte sua ha ripetutamente negato le accuse di averla abusata quando aveva 17 anni ed è riuscito a evitare il processo pagando un risarcimento multimilionario. “Alla fine il peso degli abusi è così pesante che per Virginia è diventato insopportabile gestirlo”, ha aggiunto la famiglia della donna ricordandone “l’incredibile coraggio e il suo spirito amorevole”. Giuffre lascia tre figli: Christian, Noah ed Emily. Il suo avvocato Sigrid McCawley ha affermato che Giuffre era stata una “cara amica” e una paladina per le altre vittime: “Il suo coraggio mi ha spinto a lottare con più forza, e la sua forza era impressionante”.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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