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Corona Virus

Vivere e vincere la quarantena, i pensieri e le giornate di chi la affronta insieme a se stesso

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La vita al tempo del coronavirus, quante volte l’abbiamo sentita questa frase, quante volte abbiamo pensato alla banalità di questa affermazione e allo stesso tempo alla profondità che questa frase potesse nascondere e ai mille quesiti che pone, come la stiamo vivendo, come la si vive nelle nostre case, come nei nostri pensieri si sviluppa, in una situazione di quarantena quale siamo volutamente obbligati. Questo nuovo concetto di socialità, condivisione degli spazi, di nuovi modi di vivere le fratellanze le sorellanze e le amicizie, siano esse antiche o appena nate, ma anche gli amori e penso a tutti quelli adolescenziali, nati da poco e costretti alla lontananza anche se appena sbocciati. Sono tante le sfaccettature che in questo viaggio di testimonianze, cominciato con la vita quotidiana dei fotoreporter, anzi,, ancora prima con le eroiche insegnanti originarie del sud non scappate allo scoccare dei decreti, dal Nord dove lavorano, per poi ascoltare gli adolescenti, i teen agers che hanno scoperto l’uso responsabile dei social, per leggere poi  gli adulti, che ci hanno ricordato con la loro saggezza la vita che c’era e che ci sarà, perché il futuro non si ferma. Antonella e Paola ci hanno descritto l’inferno da dentro e siamo felici che siano ritornate a respirare con i loro polmoni, gridandoci subito la loro e nostra voglia di vita. Voglia di vivere come ci hanno scritto le madri che rivivono h24 con i loro figli oramai cresciuti, poi scherzando, ma non tanto ci siamo soffermati su coloro che si ritiene siano i nuovi privilegiati e abbiamo scoperto l’amore assoluto che verso di noi hanno i nostri amici quadrupedi e con quale amore li si ricambi, oggi a parlare sono le persone che stanno vivendo questi giorni in maniera diversa, non dividendo gli spazi casalinghi con nessuno, trovando nuovi equilibri e nuove forme di socialità, prima di tutto guardandosi dentro, forse scoprendosi forti anche quando ciò può sembrare antitetico, scoprire che le certezze non sono poi cosi certe, se non le costruiamo con fondamenta forti e sicuramente è proprio questo principio che questi tempi ci stanno insegnando a perseguire ed è proprio di questo insegnamento che abbiamo il dovere di farne tesoro.

Lisa Sallusto, dirigente agenzia fotografica

Mi chiamo Lisa e sono al 22° giorno di confino. La parafrasi scherzosa da alcolista anonimo che trovo in questi giorni sulle bacheche social di amici mi colpisce, mi appare come un’ammissione di dipendenza dalle certezze del nostro “prima”, e poi come una dichiarazione di buoni propositi disintossicanti. E’ un modo di dire “ci sono e lotto per continuare ad esserci” a dispetto delle certezze crollate, dell’ansia per ciò che verrà, dei divieti di uscire e di abbracciarsi, della libertà vigilata, della paura che se è vero che “niente sarà mai più come prima” non è detto che sia una buona notizia. Poi “lotta” è una parola che suona ridicola, scritta dal comodo divano della mia casa confortevole, con il frigo pieno e la vista sui giardini. Penso alle mille storie di lutto e dolore, di persone che vivono salvando altre persone, spaccandosi la testa per trovare soluzioni, contando gli spicci per la prossima spesa, lavorando con la paura addosso, persone che combattono da sole in un letto di ospedale… eppure penso che gente come me, che non siamo gli eroi di questa storia, stiamo anche noi conducendo una lotta, contro le nostre paure, i nostri limiti, la resistenza ai cambiamenti, l’incertezza di poter fare affidamento su ciò che fino a poco fa abbiamo dato per scontato. Immagino che ognuno nel proprio guscio si stia guardando allo specchio, facendo i conti con l’immagine di sè più vulnerabile. Qualcuno la riconosce, qualcuno si spaventa, c’è chi si stordisce di pulizie, e chi si accascia. Tra noi ‘soli in quarantena’ la paura confessata è di ammalarsi e che non ci sia nessuno ad assisterci. Ho idea che tutto avvenga per un motivo, e chi sopravviverà a questo virus dovrà rifletterci seriamente. Stanno succedendo anche cose buone. La lotta a un nemico comune, invisibile e sconosciuto ci unisce, ci rende più reattivi, più sensibili al dolore, ai bisogni altrui. Siamo insieme su questo gommone traballante. L’ empatia dà slancio alla solidarietà, rafforza il senso di appartenenza alla comunità. I più giovani stanno imparando che all’improvviso tutto può cambiare, e quel mondo di garanzie acquisite non è garantito. Elaborato il trauma, chissà che non saranno proprio loro, i ragazzi sopravvissuti al corona virus la generazione capace di realizzare un nuovo modello di vita sostenibile, più rispettoso della natura, e del proprio essere umani, nel dovere di essere liberi e inclusivi. Consapevoli, più di noi adulti, che nessuno si salva da solo. Sull’albero di fronte casa sono tornati i merli, l’aria è pulita, la natura si riprende i suoi spazi nel silenzio. La lascio entrare dalla finestra aperta, grata di poterne sentire il profumo. Presto torneremo ad abbracciarci.

Lino Fiorito, artista

passo le giornate lavorando fintanto che ho ancora carta da acquerello da potere usare (…ormai sono quasi alla fine…), cucino, leggo, faccio insomma le cose che faccio sempre, quello che non faccio è uscire per avere una vita sociale, le uscite consentite sono solo quelle per andare a fare la spesa. Lo stare in casa però ci offre l’ opportunità di concentrarci, guardare al momento che stiamo vivendo e sopratutto di pensare, che forse è quello che dovremmo fare tutti, invece di distrarci con tutto quello che ci offrono con # io resto a casa. Apprezzare l’aria che si è fatta più leggera, il canto degli uccelli, il silenzio degli aerei e delle automobili. Magari potremmo riuscire a parlare di nuovo, non come si parla o si scrive sui social, ma parlarci dopo avere pensato, usando parole che non infiammano ma che invitano ad una sana e vera discussione. Potremmo chiederci allora come mai siamo in questa situazione, perché gli ospedali (non) funzionano così, come mai non abbiamo mascherine, come mai non sono ancora attivi , oggi  ventuno giorni  di quarantena, ammortizzatori sociali per affrontare questo momento di forzata inattività. Potremmo chiederci perché siamo sempre gli stessi a pagare le tasse e moltissimi altri non lo fanno, perché non si curano le infrastrutture che permettono di muoversi nel paese, perché certi territori sono lasciati abbandonati a se stessi, perché ci sono ancora territori dove non arriva l’ acqua potabile, perché continuiamo a subire uno stato burocratizzato utile solo a complicarci la vita e ad aumentare la corruzione che ora ci ordina via Facebook che non possiamo nemmeno uscire per passeggiare da soli. Usiamo questi giorni per pensare a come potere ciascuno di noi cambiare, ciascuno di noi.

Rosalba Castronuovo, impiegata Federico II

La prima cosa è stato il silenzio. Prima: Montesanto, quartiere popolare, di giorno rumore, grida, clacson ..; di sera spesso fino a notte inoltrata,  musica ad alto volume,  palloni tirati violentemente nella saracinesca chiusa della funicolare, usata come porta per facili gol, litigi rumorosi fuori i bar di via Montesanto. Non posso dire che rimpiango quel fracasso che di notte mi ha fatto desiderare cerbottane cariche di spillini fastidiosi (no, non letali, a questo non ci sono arrivata). E ora questo silenzio, che diventa quasi un suono inafferrabile,  interrotto solo dalle 18 alle 19 dove un sacerdote purtroppo stonatissimo canta urlando in un megafono le sue preghiere. Per il resto manco a Ferragosto così. Sono sola ma non mi sento sola. Già per motivi di salute sono rimasta per mesi senza poter uscire di casa, bloccata da qualche arto rotto. Mi sembra di essere tornata ad allora, ma meglio: ora posso muovermi. E mi muovo, pulisco, a volte cucino, metto a posto i libri per ordine di autore, e poi leggo. Tanto. Il “dovere” lo faccio la mattina: smart-working. All’inizio la novità sembrava una cosa così futurista, intrigante. Poi è diventata noia. Mi manca Lisetta, la mia compagna di stanza, mi manca Lanci . non è la stessa cosa. Decisamente. E poi i bollettini, che sembrano bollettini di guerra. E la domanda: si poteva evitare? E se questo è il sintomo di una malattia ben più grave, se la Terra ci stesse mandando un avvertimento? “Curatevi sennò morite, ma non come ora. Morirete tutti.” E la consapevolezza di essere un unico organismo, con delle cellule così avariate che stanno danneggiando tutto il resto. Ma sono pensieri che sbattono nella testa, non sono più gli anni 70. Non si discute più con chi la pensa come te e si cerca di fare qualcosa, con la certezza che qualcosa cambierà. Il primo pensiero della mattina, al risveglio, è il vuoto da cui emerge come una sofferenza che si fa largo nella nebbia e per un secondo pensi al rigurgito di un brutto sogno, e poi la consapevolezza che è vero. Ma la cosa più brutta non è neanche questa, è l’ incognita: quando finirà? E poi, per consolarti ti dici: “va bè poteva andare peggio. Questa situazione avrebbe potuta gestirla  Salvini”. E cerchi di apprezzare le fortune che capitano.

Alfredo Cozza, grafico pubblicitario

E’ già ieri!

Sembra di rivivere un dejà vu come quel film con Antonio Albanese remake di “Ricomincio da capo” del ’93 dove in un loop temporale vivi lo stesso giorno. Ma a differenza del film, dove succedevano cose diverse, qua non cambia mai niente. Non si hanno notizie del mercoledì come della domenica o di qualsiasi altro giorno della settimana. La stessa settimana non ha più la sua ragione d’essere. Cerco un aiuto nella fantasia per cercare di inventarmi qualcosa da fare, ma inutilmente, anche Lei è presa da questo vortice del nulla! Eppure qualcosa avrei da fare! Prima che cominciasse questo lazzaretto, un’amica mi contatta e mi chiede se posso farle un montaggio video per i 18 anni della figlia…li compie a luglio. Gliene avevo già fatto uno qualche anno addietro per l’altra figlia e sempre per i 18 anni. Le dico si va bene e che ci saremmo sentiti con calma, visto il tempo a disposizione, per tutto il materiale per comporre il video. Dovete pensare che organizzare una raccolta infinita di foto e di video (tralasciando giudizio sulla qualità) dati alla rinfusa da quando nasce ai 18 è da mal di testa. No si tratta di un girato dove devi metterli in sequenza ma abbinare foto e video di 18 anni della vita di una persona, mettere mano a decine e decine di foto, scegliere scannerizzare e mettere in ordine cronologico non è stata cosa da poco. Fatto sta che ci misi 3 mesi per tirare fuori 15minuti di video! In 3 mesi si fa un film! Certo era il mio primo lavoro e ne ero soddisfatto. Mi sono cimentato in qualcosa che mi è sempre piaciuto ma che non avevo mai fatto, il mio lavoro è altro. Anche se qualche affinità ci può stare con quello che faccio di solito, visto che si tratta di mettere insieme le cose, di fare una composizione di pezzi da assemblare ma sempre per la carta stampa. Ebbene, l’altro giorno ho pensato: quale momento migliore di adesso? così ne approfitto per passarci il tempo. Quindi qualche giorno fa l’ho chiamata e mi sono fatto mandare tutto il materiale. Tralascio di descrivere come mi è stato mandato. Ecco, ho come passare questa quarantena! Mi sono sentito al riparo dalla nenia quotidiana! Ho cominciato a lavorarci sopra, ho fatto l’apertura con titolo, inserito alcune foto, delle sequenze di fotogrammi, delle transizioni, sono due settimane che ho cominciato, sono due settimane che la sequenza è sempre la stessa ferma a 2 minuti! Non mi riesce di andare avanti, mi perdo in rete intervallando con il divano davanti alla tv o a cercare di preparare qualcosa, magari di diverso, da cucinare! Non siamo fatti per avere troppo tempo a disposizione, evidentemente i neuroni hanno bisogno di stare sotto tensione per andare in funzione, il troppo relax li atrofizza! Se non è il virus ad ucciderci saranno le 4 mura domestiche a farlo I giorni susseguono inesorabili, non si è al riparo dalla nenia quotidiana!

E’ già ieri!

 

Ph. MarioLaporta/KONTROLAB

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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