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Cronache

Violenze in carcere, i garanti: annullare i trasferimento dei detenuti

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Il recente trasferimento dal carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ad altri istituti fuori regione di alcune decine detenuti vittime di pestaggi il 6 aprile 2020, e’ stato tra i punti discussi nell’incontro tra il provveditore dell’amministrazione penitenziaria reggente, Carmelo Cantone, subentrato qualche giorno fa ad Antonio Fullone (sospeso perche’ indagato), e il Garante campano dei detenuti Samuele Ciambriello, quello napoletano Pietro Ioia e quello della provincia di Caserta Emanuela Belcuore. Il provveditore ha comunicato che i detenuti trasferiti sono 42, e che tale disposizione e’ arrivata su segnalazione della Procura di Santa Maria Capua Vetere. “Se la Procura ha segnalato tali trasferimenti – ha sottolineato Ciambriello – non ha pero’ specificato che i detenuti dovessero essere tradotti cosi’ distanti, fuori regione, anzi lo ha fatto per tutelarli”. Cantone, fanno sapere i tre garanti in una nota congiunta, “ha quindi rassicurato i garanti che si impegnera’ a verificare le condizioni di autotutela possibili che consentano il rientro degli stessi detenuti in istituti della regione Campania”, ovviamente non al carcere di Santa Maria Capua Vetere dove si sono verificate le violenze e dove i detenuti vittime e gli agenti indagati sono rimasti per oltre un anno nello stesso reparto.

“Il trasferimento dei detenuti vittime di pestaggi in istituti ad oltre 600 chilometri di distanza – ha spiegato la Belcuore – danneggia le famiglie, che devono sostenere enormi sacrifici per andarli a trovare, ma comporta anche alte spese per l’amministrazione penitenziaria connesse alla traduzione dei detenuti”. I garanti hanno quindi chiesto di aumentare per i detenuti i colloqui via skype, soprattutto per quelli dell’alta sicurezza. Ciambriello ha ricordato il provvedimento che il Direttore generale dell’amministrazione penitenziaria Gianfranco de Gesu ha inviato a tutti gli Istituti carcerari, nel quale si raccomanda di “mantenere i rapporti con la famiglia attraverso la modalita’ del video colloquio e l’aumento del numero delle telefonate oltre i limiti previsti dal regolamento”. Si e’ poi discusso della problematica dei detenuti ammalati, allorquando i direttori sanitari prenotano visite specialistiche ma in quel giorno il nucleo di traduzione non e’ disponibile. I tre garanti hanno infine ricordato al provveditore che a Santa Maria Capua Vetere, a Poggioreale e in altre carceri campane mancano educatori, fondamentali al percorso rieducativo di ogni detenuto. “A Santa Maria Capua Vetere – dice la Belcuore – dovrebbero essere undici sulla carta ma nella realta’ sono la meta’”.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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