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Violenze di genere, un telefono dedicato agli uomini: la proposta di Angelo Pisani

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Un nuovo numero salva diritti per difendere chiunque stia subendo violenza, donna, uomo o minore che sia. L’iniziativa e a che cosa potrebbe servire lo spiega uno dei fondatori, l’ideatore Angelo Pisani, avvocato e presidente di NOI Consumatori, che in uno all’ associazione “Potere ai diritti “ e con il suo team di esperti organizzano e sviluppano  il servizio.
“Ecco, noi partiamo proprio dalle persone, dice l’avvocato Pisani, perché a subire violenze estreme non sono solo le donne, ma molto spesso anche gli uomini, che finora non hanno trovato ascolto e tutela”.
Come avete raggiunto questa convinzione?
“Sono state le decine, ormai centinaia, di testimonianze delle persone che si sono rivolte al nostro studio legale, lamentando di non aver ricevuto risposte concrete ma solo vaghe o evasive se cercavano di segnalare atti di violenza perpetrati da donne a danno dei coniugi o partner”.
Tuttavia l’idea di istituire un nuovo numero antiviolenza, potrebbe essere il 1523, per ora già un’app, nasce proprio in un momento nel quale il Paese è travolto dall’onda emozionale derivante dagli efferati omicidi di Altavilla Milicia (PA), dove un padre ha sterminato la moglie e due figli sostenendo che fossero posseduti dal demonio, e da quello di Cisterna di Latina, dove un finanziere di 26 anni ha assassinato a sangue freddo con la pistola di ordinanza la madre e la sorellina dell’ex compagna. Sempre donne massacrate da uomini che dicevano di amarle…
Ne siamo perfettamente consapevoli -dice Pisani- e condanniamo duramente, com’è ovvio e naturale, questi ed analoghi efferati crimini. Queste tragedie però non ci impediscono di mettere a fuoco un fenomeno parallelo, numericamente più contenuto, certo, ma non per questo meno grave. Ricordo per esempio che a giugno dello scorso anno in provincia di Verona una donna ha ucciso a coltellate il marito usando un coltello da cucina, poi si è costituita. Con lo stesso metodo a novembre un uomo è stato ucciso a Marigliano (NA) dall’ex compagna che aveva già lasciato. A Salerno si sta ancora celebrando il processo a carico della donna che nel 2022 ha ucciso il marito nella loro casa di Giffoni Valle Piana e ne ha gettato il cadavere in un dirupo con l’aiuto dei figli. Potrei andare avanti… Molti uomini maltrattati ci hanno scritto e ci hanno chiesto di impegnare il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri quale difensore istituzionale dei princìpi ad una tutela di tutti: donne, uomini, adolescenti, anziani, bambini con un patrocinio e un aiuto al nostro progetto anche perchè il 1522 era stato istituito come strumento di contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare, ma in realtà si occupa solo di donne. Difatti la pubblicità è solo al femminile , come la gestione è stata affidata ad una associazione dichiaratamente di genere e tutt’altro che di ispirazione paritaria, con un effetto che sembra essere discriminatorio anche rispetto all’universo LGTBI. 
Il fenomeno però, ad ogni evidenza, è tutt’altro che limitato alla violenza sulle donne, come è facilmente documentabile. In pratica, molti uomini che per necessità hanno cominciato a chiamare il 1522 a causa di una serie di violenze subite, da quelle fisiche e quelle psicologiche, ancor più gravi e frequenti, comprese le violazioni di diritti in generale e delle frequentazioni con i figli in particolare, dichiarano di non aver ricevuto alcuna tutela. Anche sul web ci sono molte simili testimonianze”.
Cosa lamentavano questi uomini maltrattati?
“La gamma delle violenze subite dagli uomini e delle situazioni descritte è ampia, va da chi ha ricevuto schiaffi e calci a chi è stato minacciato con forbici e coltelli, e poi capelli strappati, unghiate sul viso, lancio di oggetti, insulti ed umiliazioni, sfruttamento economico e morale , violazioni psicologiche, impedimenti nel vedere i figli e riduzione alla sottomissione. Nei nostro studi abbiamo raccolto diverse testimonianze di questi uomini che hanno chiamato il 1522: ebbene, tutti concordano sul fatto di aver ricevuto risposte spesso deludenti, in  qualche caso anche irridenti. Faccio qualche esempio. Mauro di Ladispoli (RM), Mauro di Roma, Sergio di Taranto, Mauro Carlo di Aosta, Aurelio di Roma, Luciano di Pescara e Francesco di Tuturano (BR) riferiscono che le operatrici del 1522 in alcuni casi hanno risposto di non poter fornire aiuto (“mi dispiace, questo è un Numero Rosa dedicato alle donne”).
Voi insomma sostenete che uno strumento di tutela, il 1522, sia un mezzo solo di parte?
“Al 1522 per chi è vittima di violenza o stalking è possibile ricevere assistenza in italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo ucraino, portoghese, polacco. Ma, attenzione, quasi sempre da operatrici donne e a tutela delle donne. Giusto, ci mancherbbe: le donne vanno difese sempre. Ma anche gli uomini, se necessitano di essere difesi. Esiste anche la violenza sugli uomini! Forse questa non è violenza? Se è accertato che esiste il femminicidio e quindi l’omicidio non casuale di una donna, ma di una persona in quanto donna, come è possibile non garantire giuridicamente la reciprocità dello stesso principio? E poi c’è il problema dei finanziamenti…”
A cosa si riferisce in particolare?
L’erogazione di fondi pubblici da parte di enti nazionali e territoriali è rivolta quasi sempre alle associazioni femminili, a partire dai centri antiviolenza e dalle case di accoglienza, destinate solo alle donne, senza contare il finanziamento di studi e ricerche destinati a prevenire le criticità dell’universo femminile, con conseguente, ampia copertura mediatica. E questo può comportare implicitamente forme di censura del disagio maschile. E questo, si badi bene, non è solo un problema di genere, ma investe nel suo complesso le famiglie, l’educazione dei figli, la società”.
Chi risponde alle richieste di chi si rivolge alla app 1523, come è organizzato il servizio?
“Rispondono avvocati e psicologi afferenti al nostro studio legale ed al Movimento Noi Consumatori. Le segnalazioni vengono prese in carico, si cerca di fornire una consulenza telefonica immediata per le emergenze, poi ogni singolo caso viene approfondito”.
Quante segnalazioni avete ricevuto in questo primo mese di funzionamento del 1523?
“Sono già quasi un centinaio ed arrivano da diverse parti d’Italia. Ma il problema va affrontato anche da un altro punto di vista, quello delle istituzioni, perchè oltre al servizio che offriamo noi, chiediamo al Governo di intervenire garantendo al 1522 un gestore paritario per la quota maschile, rivolto specialmente al mondo degli adolescenti. Oppure, se c’ è la possibilità, che il 1523 possa affiancare il 1522, diventando un analogo servizio tutelato dallo Stato e riservato, con pari potenzialità, ai cittadini di sesso maschile, nel rispetto del sacrosanto principio costituzionalmente protetto della non discriminazione di genere”.
Come si può chiedere una tutela legale?
“Semplicemente utilizzando la nostra mail sos@1523.it”

 

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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Un 19enne muore in un incidente in bicicletta

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Un giovane di 19 anni, di origine nigeriana, è morto questa sera in un incidente stradale avvenuto lungo via Roma, a Roscigno, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, ospite del centro di accoglienza Sai del comune degli Alburni, stava rientrando dopo aver fatto la spesa quando ha perso il controllo della bicicletta ed è finito contro un albero sul lato opposto della carreggiata. Restano da chiarire le cause dell’impatto: al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal coinvolgimento di altri veicoli a una manovra improvvisa per evitare un ostacolo. Possibile anche che il giovane abbia avuto difficoltà a gestire le buste della spesa durante la pedalata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma per il 19enne non c’era più nulla da fare. Per risalire all’esatta dinamica dell’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Sala Consilina.

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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie eredità Francesco

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Il principale, grande nodo che i cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno sciogliere nell’individuare la figura del nuovo Pontefice sarà su chi potrà raccogliere la grande eredità di papa Francesco. I tanti cantieri aperti lasciati dal Pontefice scomparso, i “processi avviati” come li chiamava lui, sono altrettanti capitoli di cui scrivere un futuro e su cui, se possibile, non fermarsi, né tanto meno tornare indietro. Quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali come il primo Vatileaks, le ondate di rivelazioni sugli abusi sessuali – peraltro favorite proprio da Ratzinger, il primo a promuovere la ‘tolleranza zero’ -, e la stessa rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne, che avevano fatto fortemente ondeggiare la ‘barca di Pietro’.

E il mandato dei cardinali a chi sarebbe diventato il nuovo Papa era stato di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Proprio quello che ha perseguito, non senza pesanti ostacoli, Jorge Mario Bergoglio in questi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che rimettono in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che dovrà raccogliere il prossimo, e 266/o, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

Questo, insomma, sarà l’identikit del nuovo Papa, almeno per chi pensa che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può tornare indietro”. E, a parte gli elenchi dei papabili e i possibili fronti contrapposti, nelle congregazioni generali pre-Conclave, come accadde proprio nel 2013 con la successiva elezione di Francesco, avrà la meglio chi nei propri interventi riuscirà a trasmettere carisma e a catalizzare maggiormente i convincimenti dei confratelli. Non mancherà certo l’assalto dei restauratori, di chi nel Collegio cardinalizio vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia e fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o peggio ancora le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate.

Il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale: si tratta di un gruppo molto composito, tra cui molti non si conoscono fra loro, e che comprende anche fieri oppositori della linea di Bergoglio. Un nome per tutti, l’ex prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, fiero oppositore della linea bergogliana. L’esito del Conclave è dunque molto incerto. E a parte i favoriti elencati finora dai media, è possibile che alla fine prevalga un nome del tutto a sorpresa.

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