Un serpentone di 12 chilometri tra blindati e mezzi di supporto logistico russi in movimento verso sud attraverso la cittadina di Velykyi Burluk, un centinaio di chilometri a est Kharkiv. L’assalto che Mosca vorrebbe decisivo al Donbass e’ sempre piu’ vicino. Questione di giorni, forse ore, prevedono i comandanti militari ucraini, secondo cui l’apparente rallentamento dell’offensiva di terra e’ stato solo il risultato di una riorganizzazione delle truppe in vista della “grande battaglia” per la conquista dell’intero territorio degli oblast di Donetsk e Lugansk, in buona parte gia’ nelle mani dei separatisti filo-russi. Con il passare dei giorni continuano poi a emergere gli orrori commessi prima della ritirata dei russi nella regione di Kiev dove si contano 1.222 morti, secondo la procuratrice generale ucraina, Irina Venediktova. “Crimini di guerra” che, secondo il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, sono il frutto di un piano d’azione che arriva direttamente dai “piu’ alti livelli” del Cremlino. Una denuncia shock oggi e’ arrivata dall’arcivescovo maggiore di Kiev, mons. Sviatoslav Shevchuk, che ha raccontato che “nella regione di Chernihiv, e precisamente nel villaggio Lukashivka, gli occupanti hanno dislocato la loro sede nella chiesa ortodossa dell’Ascensione del Signore. Vi hanno interrogato e torturato le persone: il tempio dove deve essere onorato il nome di Dio, e’ stato trasformato in un luogo di tortura, umiliazione e omicidio”, ha tuonato il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. Il nuovo maxi-convoglio militare di Mosca e’ stato individuato dalle immagini satellitari raccolte e analizzate dalla compagnia specializzata americana Maxar Technologies, che ha intercettato “veicoli armati, camion con rimorchi di artiglieria e attrezzatura di supporto”. Un movimento in forze per evitare di ripetere l’errore commesso all’inizio dell’invasione, quando i generali immaginarono possibile una guerra lampo. Adesso, le truppe di terra sono state concentrate, richiamando anche uomini finora esentati dalla leva perche’ lavoratori di industrie strategiche, come i 1.700 operai delle acciaierie di Alchevsk. “Stiamo aspettando l’offensiva da tre o quattro giorni”, ha confermato il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Serhiy Haidai. Le autorita’ di Kiev continuano a invitare la popolazione a evacuare il piu’ presto possibile, malgrado i rischi di attacchi indiscriminati contro i profughi, come quello di venerdi’ alla stazione di Kramatorsk. “Ci sara’ una grande battaglia per il Donbass. Vediamo che c’e’ un accumulo di forze, mezzi, un’enorme quantita’ di attrezzatura. I russi – ha confermato Haidai – useranno tutte le armi che hanno”. L’Ucraina si prepara cosi’ allo scontro che potrebbe segnare in maniera decisiva le sorti del conflitto, determinando i rapporti di forza in vista di un possibile ritorno ai negoziati. Non a caso secondo Kiev un eventuale incontro tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin non si terra’ prima di questa battaglia, che “potrebbe richiedere due o tre settimane”. Intanto, pero’, i raid nell’area non si fermano, con una scuola e due condomini colpiti a Severodonetsk. I bombardamenti continuano anche nel resto del Paese. Un nuovo raid ha colpito l’aeroporto di Dnipro, localita’ sul fiume omonimo che segna il confine strategico tra l’est e l’ovest dell’Ucraina, gia’ preso di mira il 15 marzo, che stavolta, secondo le autorita’ locali e’ stato “completamente distrutto”. Nelle ultime ore almeno sette missili hanno raggiunto anche l’area di Mykolayiv, circa 130 km a est di Odessa, dove l’esercito di Mosca sta cercando di rafforzare le sue posizioni, come nella vicina Kherson. Da li’ potrebbe partire una manovra a tenaglia verso la fascia costiera sul mar d’Azov, in direzione di Mariupol, dove continua uno degli assedi piu’ lunghi e brutali dall’inizio dell’invasione. “Gli occupanti russi hanno organizzato una ‘operazione di pulizia’ tra i civili”, ha denunciato il consigliere del sindaco Petr Andryushchenko, spiegando che hanno istituito diversi posti di blocco e “non esitano a uccidere i civili per strada, per poi scattare foto, vantandosi della vittoria”.