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Economia

Vergogna italiana: le donne pensionate prendono il 33% in meno degli uomini

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Per le pensionate è sempre più difficile arrivare alla fine del mese: secondo i dati dell’Inps sui flussi di pensionamento, gli assegni liquidati dall’Istituto con decorrenza primo trimestre 2023 hanno un importo medio di 904 euro, del 33% inferiore a quello delle pensioni liquidate nello stesso periodo agli uomini (1.357 euro). E se l’importo medio dei nuovi assegni cala in media rispetto a quelli liquidati nell’intero 2022 di circa 50 euro, per le donne si registra un calo dell’8,41%, con un divario di genere che continua a crescere. Il calo dell’importo medio, spiega l’Inps, è dovuto prevalentemente alla riduzione della quota retributiva rispetto a quella contributiva. Nei primi tre mesi del 2023 sono state liquidate nel complesso 174.610 pensioni con decorrenza nel trimestre con un calo del 26,22% rispetto allo stesso periodo del 2022.

L’Osservatorio Inps segnala un crollo delle pensioni anticipate rispetto all’età di vecchiaia con appena 51.583 assegni nel complesso a fronte dei 83.153 del primo trimestre 2022 (-38%). Il dato di quest’anno potrà crescere nel caso di nuovi assegni liquidati nei prossimi mesi con decorrenza primo trimestre. Questo andamento è legato anche alla nuova stretta sulle quote con l’aumento nel 2023 del numero di anni di contributi necessari per la pensione anticipata. Nel 2021 si è conclusa la sperimentazione di Quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi), mentre nel 2022 la Quota 102 prevedeva la possibilità di uscire con almeno 64 anni di età e 38 di contributi.

Con la Quota 103 nel 2023 si è limitato in modo consistente la possibilità di uscita (almeno 62 anni di età e 41 di contributi) soprattutto per le donne che nella maggior parte dei casi non riescono ad avere carriere contributive così lunghe. Si riduce anche il numero delle uscite per vecchiaia (67 anni di età) con 65.137 assegni con decorrenza nel trimestre (-11,44%) ma bisogna sempre tenere conto della possibilità che i numeri del 2023 vengano rivisti al rialzo. Per le invalidità gli assegni con decorrenza primo trimestre sono stati 8.167 (-29,86%) mentre gli assegni ai superstiti sono stati 49.723 (-27,2%). L’importo medio mensile delle pensioni con decorrenza nel primo trimestre è stato di 1.111 euro, inferiore di circa 100 euro rispetto allo stesso periodo del 2022 (1.213 euro) e di 50 euro rispetto alla media dell’intero anno.

La media è tra i 777 euro medi per le pensioni di vecchiaia (847 nel primo trimestre 2022), 1.871 per quelle anticipate (1.944 nei primi tre mesi del 2022), 757 per le invalidità (contro 820) e 817 per i superstiti (contro 785). Per le donne nel primo trimestre del 2023 ha pesato la stretta sulle pensioni anticipate, quelle mediamente più alte perché basate su più anni di contributi, con 17.111 assegni a fronte di 34.472 per i maschi. Inoltre le pensioni anticipate per gli uomini valgono in media 2.043 euro al mese a fronte dei 1.527 euro medi per le donne (-25,26%). Quest’anno è arrivato anche un giro di vite su Opzione donna che è stata limitata solo alle lavoratrici in situazione di svantaggio (licenziate, con disabilità almeno al 74%, impegnate nella cura di disabili gravi). Le persone uscite grazie a questa misura in tre mesi sono state appena 151 a fronte delle 4.185 andate in pensione nell’intero 2022.

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Inflazione, Codacons: con record cacao e caffè rischi rincari

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E’ boom per le quotazioni di cacao e caffè, con i prezzi delle due materie prime che sui mercati internazionali stanno raggiungendo nuovi preoccupanti record, aumenti che potrebbero portare a breve a forti rincari dei listini al dettaglio per una moltitudine di prodotti venduti in Italia. L’allarme arriva oggi dal Codacons, che ha monitorato l’andamento delle quotazioni negli ultimi mesi. A inizio gennaio il prezzo del cacao era pari a circa 4.250 dollari la tonnellata, mentre ieri, mercoledì 24 aprile, le quotazioni sui mercati avevano raggiunto quota 10.800 dollari, con un incremento del +154% da inizio anno, riporta il Codacons. Trend analogo si registra per il caffè, con il Robusta che è passato dai 2.800 dollari la tonnellata dello scorso gennaio ai 4.250 dollari del 24 aprile, segnando un +51,8%, mentre l’Arabica nello stesso periodo sale da 190 a 224 centesimi alla libbra (+18%).

Quotazioni alle stelle che interessano materie prime utilizzate per prodotti molto consumati in Italia, e che rischiano di determinare rincari a raffica per i prezzi al dettaglio di una moltitudine di alimenti, lancia l’allarme il Codacons. Basti pensare che solo per i prodotti a base di cacao e caffè gli italiani spendono oltre 10,2 miliardi di euro all’anno, circa 392 euro a famiglia: il giro d’affari del cioccolato nel nostro Paese è di circa 2 miliardi di euro, con un consumo procapite di circa 2 kg. Cialde e capsule valgono 595 milioni di euro annui, mentre il caffè per moka registra vendite per 640 milioni di euro. 7 miliardi di euro il business del caffè espresso consumato al bar. I prezzi al dettaglio hanno già risentito nell’ultimo periodo dell’andamento delle quotazioni, con i prezzi di prodotti a base di cacao e caffè che sono aumentati sensibilmente rispetto allo scorso anno – aggiunge il Codacons. Ipotizzando un rincaro medio dei listini al dettaglio del +5% come effetto dei rialzi delle materie prime, i consumatori andrebbero incontro ad una nuova stangata da 510 milioni di euro solo per i consumi di caffè e cioccolato.

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Ocse, in Italia il cuneo fiscale supera il 45% nel 2023

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Per il lavoratore ‘single’ in Italia il peso delle imposte complessive sul salario è in media del 45,1%, sostanzialmente stabile rispetto al 2022 (era del 45%). E’ quanto emerge dal rapporto Ocse per il 2023 ‘Taxing Waging. Il cuneo fiscale nell’Ocse è stato del 34,8% in media nel 2023 (34,7% nel 2022) e l’Italia figura al quinto posto per l’incidenza più alta tra i 38 Paesi Ocse, dopo Belgio (52,7%), Germania (47,9%), Austria (47,2%) e Francia (46,8%). In Italia, le imposte sul reddito e i contributi previdenziali del datore di lavoro rappresentano insieme il 90% del cuneo fiscale totale, mentre la media Ocse è del 77%. Per un lavoratore spostato con due figli il cuneo è invece inferiore e vede l’Italia all’ottavo posto con il 33,2% (era al nono posto nel 2022), rispetto a una media Ocse del 25,7%.

Tra il 2000 e il 2023 il cuneo fiscale per il lavoratore single è sceso di 2 punti percentuali (dal 47,1 al 45,1%). Nello stesso periodo nei paesi Ocse è sceso di 1,4 punti percentuali (dal 36,2 al 34,8%). Tra il 2009 e il 2023 invece il cuneo fiscale per il lavoratore medio single in Italia è sceso di 1,7 punti percentuali. Durante questo stesso periodo, il cuneo fiscale per il lavoratore single nei paesi Ocse è aumentato lentamente fino al 35,3% nel 2013 e nel 2014, scendendo al 34,8% nel 2023. L’aliquota fiscale netta del dipendente single in Italia nel 2023 è stata in media del 27,7% nel 2023, rispetto alla media Ocse del 24,9%. Tenendo conto degli assegni familiari e delle disposizioni fiscali, l’aliquota fiscale media netta del dipendente per un lavoratore sposato con due figli in Italia era del 12% nel 2023, il 26esimo valore più basso nei Paesi Ocse, e si confronta con il 14,2% della media Ocse.

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Bhp offre 36 miliardi per il rame di Anglo American

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Scossone nel mondo delle materie prime. Bhp, il primo gruppo mondiale, un gigante da 120 miliardi di sterline di capitalizzazione di Borsa, sta cercando di mettere le mani su un altro colosso del settore, Anglo American, ingolosito dalle sue miniere di rame, metallo reso sempre più ricercato e costoso dal ruolo centrale che riveste nei processi di transizione energetica e di elettrificazione. La multinazionale con sede a Melbourne, in Australia, ha inviato ad Anglo American una proposta di fusione attraverso uno scambio azionario che valuta la concorrente 31,1 miliardi di sterline (36 miliardi di euro), incluse le partecipazioni nelle controllate quotate Anglo American Platinum e Kumba (ferro), di cui è prevista la distribuzione agli azionisti di Anglo American prima della fusione.

L’offerta, che valuta le azioni 25,08 sterline l’una, ha fatto impennare il titolo alla Borsa di Londra, salito del 16,1% a 25,6 sterline, sopra il prezzo offerto da Bhp. Segno che la proposta degli australiani potrebbe non bastare: secondo gli analisti di Jefferies serviranno almeno 28 sterline ad azione per avviare “serie discussioni” e “ben più di 30” nel caso in cui si facessero sotto altri pretendenti. Il cda di Anglo American ha fatto sapere che sta analizzando l’offerta, che Bhp dovrà confermare o ritirare entro il 22 maggio. Ma non è questo l’unico ostacolo che Bhp si troverà ad affrontare. Anzitutto l’operazione passerà al setaccio delle autorità antitrust di diversi Paesi – dall’Australia, al Sudafrica, al Cile – alla luce del rafforzamento della posizione di Bhp in alcuni mercati, a partire da quello del rame, di cui diventerebbe da terzo a primo produttore mondiale, con una quota di mercato di circa il 10% e una produzione annua superiore ai due milioni di tonnellate.

In secondo luogo occorrerà convincere il governo sudafricano, dove si trovano un quinto degli asset di Anglo American e che controlla il primo azionista del gruppo, il fondo pensione Pic. Il ministro delle Risorse minerarie, Gwede Mantashe, ha già chiarito all’Ft di non vedere di buon occhio l’operazione avendo avuto un’esperienza “non positiva” con Bhp in occasione dell’acquisizione di Billiton nel 2001, tradottasi in un impoverimento per l’industria mineraria del Paese. Pic ha dichiarato che valuterà l’offerta ma ha precisato che le nuove opportunità dovranno tener conto del ruolo “fondamentale” che il settore minerario riveste per l’economia sudafricana e i suoi stakeholder e della “sostenibilità a lungo termine”. Oltre ad “aumentare l’esposizione alle materie prime del futuro” integrando “gli asset di livello mondiale nel rame di Anglo American”, Bhp ha detto di essere interessata alle attività nei metalli ferrosi e nel carbone metallurgico australiano mentre gli altri asset, inclusa la quota nel produttore di diamanti De Beers, saranno sottoposti a “revisione strategica” e dunque potrebbero essere messi sul mercato a valle dell’acquisizione.

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