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Esteri

Venti morti nel caos dello scalo di Kabul, martedì il G7

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La situazione esplosiva in Afghanistan dopo il ritorno al potere dei talebani ha fatto rompere gli indugi all’Occidente: martedi’ i leader del G7 si riuniranno per fare il punto della crisi, che ha il suo epicentro all’aeroporto di Kabul, dove in una settimana sono morti venti afghani, schiacciati tra le migliaia di persone ammassate ogni giorno fuori dallo scalo per tentare di fuggire. Un caos di cui sono responsabili gli americani, sostengono gli studenti coranici, pronti nel frattempo a chiudere i conti con gli ultimi ribelli del Panjshir. Il summit straordinario dei 7 Grandi e’ stato convocato per il 24 agosto da Boris Johnson, che detiene la presidenza annuale del formato. “E’ fondamentale – ha sottolineato il premier britannico – che la comunita’ internazionale collabori per garantire evacuazioni sicure, prevenire una crisi umanitaria e sostenere il popolo afghano per preservare i risultati degli ultimi 20 anni”. Una chiamata a fare fronte comune e a non abbandonare l’Afghanistan dopo il ritiro delle truppe Nato. Uno stretto coordinamento gia’ concordato dal premier italiano Mario Draghi e dal presidente americano Joe Biden durante un recente colloquio telefonico. “Una strategica comune e’ ineludibile vista la gravita’ della situazione”, ha sottolineato a sua volta il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, aggiungendo che con Draghi sta lavorando ad un G20 straordinario. Per coinvolgere anche Russia, Cina e India, attori “cruciali” nella partita afghana. La posizione piu’ scomoda al G7 di martedi’ prossimo sara’ proprio quella di Biden, che per accelerare le evacuazioni ha mobilitato anche le compagnie civili. Mentre tra i partner cresce la pressione perche’ Washington prolunghi il suo impegno finche’ necessario. “Evacuare 60.000 persone entro fine mese e’ matematicamente impossibile”, ha detto il capo della politica estera dell’Unione europea Joseph Borrell. Anche altre cancellerie, come Parigi e Londra, premono sugli americani perche’ agevolino il piu’ possibile la fuga dei civili in pericolo. Sul terreno rimane incandescente la situazione all’aeroporto di Kabul. Nell’ultima settimana, da quanto i talebani hanno preso la capitale, venti afghani sono morti nella calca fuori dai cancelli. Sono ormai 20mila i civili che ogni giorno tentano di accaparrarsi un posto su un aereo destinato alle evacuazioni degli stranieri e dei loro collaboratori. Un gruppo di occidentali ha raccontato di persone aggrappate ai loro autobus mentre entravano in aeroporto. “Una disgrazia”, ha sottolineato un funzionario della Nato, puntualizzando che quanto accade fuori dalle piste e’ responsabilita’ dei talebani. Immediata la replica: “L’America, con tutta la sua potenza e le sue strutture, non e’ riuscita a portare l’ordine all’aeroporto. C’e’ pace e calma in tutto il Paese, ma c’e’ caos solo all’aeroporto”, ha affermato un esponente degli studenti coranici, mentre un altro alto funzionario si e’ detto “dispiaciuto che le persone si precipitino all’aeroporto”. Il suo movimento ha promesso “un’amnistia generale”, quindi “questa paura e’ infondata”. Sul fronte della resistenza Ahmad Massud ha tenuto aperta la porta ad un esecutivo “inclusivo con i talebani”, purche’ rifiutino “l’estremismo”. Ma gli studenti coranici hanno deciso di inviare centinaia di combattenti nella valle del Panjshir, la roccaforte del figlio del Leone, sostenendo che i capi locali si sono “rifiutati di consegnare pacificamente” la provincia. Mentre le forze ostili ai fondamentalisti si stanno preparando a un “conflitto prolungato”, ha spiegato un portavoce. Finora migliaia di afghani si sono uniti alla resistenza per combattere o per trovare un rifugio sicuro. Gli uomini armati sono novemila e si sono ripresi alcuni distretti del nord. “I talebani non possono essere ovunque contemporaneamente. Le loro risorse sono limitate. E non hanno il sostegno della maggioranza della popolazione”, e’ il mantra dei nuovi ribelli. Che tengono viva la speranza di chi non vuole la rinascita di un emirato islamico.

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Economia

Corte russa sequestra 463 milioni beni a Unicredit Russia

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Una Corte di San Pietroburgo ha posto sotto sequestro conti e proprietà di Unicredit in Russia per un valore di quasi 463 milioni di euro. La decisione è stata presa su istanza della Ruskhimalyans, un’impresa per la produzione di gas liquido partecipata di Gazprom, nell’ambito di un contenzioso. Lo riferiscono le agenzie russe. La misura riguarda Unicredit Russia e Unicredit Ag, la banca tedesca del gruppo che controlla la filiale russa.

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Esteri

Seattle, uccide figlio di 9 mesi mentre dorme e incolpa i demoni

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Dion Lamont Montgomery, un uomo di 35 anni di Seattle, è stato arrestato e accusato di omicidio di primo grado per aver sparato al figlio di 9 mesi mentre stava dormendo. L’uomo e’ rinchiuso nel carcere di King County con una cauzione di 5 milioni di dollari. Montgomery ha detto che aveva assunto una droga che può causare allucinazioni, deliri ed estrema agitazione, e ha incolpato i demoni di quanto successo. Come riportano i media Usa, la polizia è stata chiamata per una sparatoria intorno alle 18.30 di mercoledi’ in un’abitazione del quartiere Magnolia, e una volta sul posto una donna ha detto loro che suo figlio era stato colpito. Il bambino è stato dichiarato morto sul posto, e dai documenti del tribunale emerge che dopo la sparatoria Montgomery ha sparato a due persone e poi e’ scappato, ma nessuno è rimasto ferito. L’uomo ha detto agli inquirenti di aver fatto uso di fenciclidina, una sostanza allucinogena di sintesi a base di piperidina, mentre la madre del bimbo (arrestata e poi rilasciata), ha dichiarato che si trovava in bagno quando ha sentito gli spari.

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Esteri

Ucraina: immagini satellite confermano, distrutti 3 caccia russi

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Nuove immagini satellitari che mostrano le conseguenze di un attacco ucraino alla base aerea di Belbek, nella Crimea occupata, hanno confermato la distruzione di tre caccia russi, oltre ai danni subiti da un quarto velivolo da combattimento: le immagini, riporta Ukrinform, sono state pubblicate su X dal giornalista investigativo del New York Times, Christiaan Triebert. “Nelle immagini di Maxar, due MiG-31 e un Su-27 sono stati completamente distrutti e un MiG -29 è stato danneggiato nella base aerea di Belbek dell’Aeronautica russa nella Crimea occupata – ha scritto Triebert -. Anche un deposito di carburante vicino alla pista principale della base aerea è stato distrutto e i detriti hanno continuato a bruciare” dopo l’attacco avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì.

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