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Cronache

Vaticano, c’è attesa sul nome del successore di Pell: possibile nomina di Claudia Ciocca

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Papa Francesco ha ricevuto stamane in udienza mons. Luigi Misto’, coordinatore “ad interim” della Segreteria vaticana per l’Economia da quasi due anni: da quando cioe’ la carica di prefetto e’ stata lasciata dal cardinale australiano George Pell il 29 giugno 2017, “congedato” dal Papa per andare a difendersi nel processo per abusi sessuali nel suo Paese, e poi definitivamente il 24 febbraio scorso, alla scadenza del suo mandato quinquennale, tre giorni prima di essere rinchiuso in carcere a Melbourne in conseguenza della condanna inflittagli in primo grado. E nel colloquio odierno del papa con Misto’, a parte la situazione delle finanze vaticane e il funzionamento del dicastero, parte rilevante non puo’ non aver avuto la questione ormai stringente della successione di Pell, al vertice di un ‘super-ministero’ come la Segreteria per l’Economia, che non puo’ reggersi ancora a lungo con gli “interim” o le sedi vacanti. L’attesa per la nuova nomina e’ rapidamente salita, non solo in Vaticano, da quando negli ultimi giorni si e’ fatta strada l’eventualita’ – si apprende, molto concreta – che a capo di un Dicastero cosi’ importante potrebbe andare una donna. E sarebbe in assoluto la prima volta nella storia della Curia romana. D’altra parte, nel quadro della riforma del governo della Chiesa, non e’ da ora che si parla della volonta’ del Papa e dei suoi piu’ stretti collaboratori che le donne accedano a ruoli di vertice negli uffici e nei dicasteri vaticani. Proprio e’ uno dei mandati che per i prossimi mesi si e’ dato il “consiglio dei cardinali” che lavora con Bergoglio alla riforma della Curia.

George Pell. Il Cardinale finito in cella per abusi sessuali su minori

E quale migliore occasione, per dare immediato corso a tale proposito e in forma altamente simbolica, che mettere una donna al vertice di un comparto da sempre molto discusso e di cruciale responsabilita’ come le finanze vaticane? Non sarebbe certo vista come un’operazione di ‘make-up’, ma come una svolta sostanziale. Se su questo pare ci siano gia’ convinzioni molto determinate, meno certezze esistono invece sulla personalita’ prescelta, anche se da giorni si rincorrono indiscrezioni sul nome di Claudia Ciocca, attuale direttore della sezione Controllo e Sorveglianza del Dicastero, laica vicina all’Opus Dei, docente presso l’ateneo dell'”opera”, la Pontificia Universita’ della Santa Croce. Al momento nessuna conferma e’ dato di avere su tale nome in Vaticano, dove peraltro circola anche un certo scetticismo. C’e’ chi dice che Ciocca sia “troppo giovane” per sostenere la carica di prefetto, chi invece mette sul piatto della bilancia il ruolo che l’Opus Dei ha a lungo avuto nel campo dell’economia d’Oltretevere. Si e’ parlato anche del fatto che la dirigente sia stata voluta in Vaticano da mons. Lucio Vallejo Balda, il prelato spagnolo ex segretario della Commissione referente Cosea, condannato come “corvo” nel processo Vatileaks 2 insieme a Francesca Immacolata Chaouqui, mentre c’e’ chi indica perfino una contrarieta’ alla nomina da parte del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Per la carica di prefetto e’ circolato anche il nome di Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesu’, che pero’ di anni ne ha 75, quindi ormai fuori tempo massimo. Insomma, i giochi potrebbero non essere ancora decisi. Ma per la scelta finale del Papa non si dovrebbe attendere a lungo.  

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Cronache

L’addio a Papa Francesco seguito da tutto il mondo, dalle tv ai social

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Francesco lo avrebbe voluto cosi: quello di Bergoglio è da considerarsi ad oggi il funerale di un pontefice con il più vasto accesso a livello mondiale. Non per le 250mila persone stimate in piazza San Pietro, ma per l’incalcolabile moltitudine di schermi accesi sulle esequie: quelli tv ma anche cellulari, tablet, pc e laptop. Con i social che da soli hanno sfiorato i 7 milioni di interazioni nelle ultime 12 ore. I network internazionali più noti – per la gran parte americani ma non solo, come Bbc, Sky e Al Jazeera – hanno tutti offerto sui propri siti web le dirette video della cerimonia in Vaticano e gli aggiornamenti fin dai primi arrivi sul sagrato della Basilica. E poi i quotidiani in ogni lingua, le radio, i canali youtube, a partire da quello della Santa Sede che ha trasmesso la cerimonia per intero. La rivoluzione tecnologica, che ha viaggiato veloce negli ultimi 20 anni – ovvero dal funerale di Giovanni Paolo II – ha portato così tutto il mondo lungo via della Conciliazione, tra le colonne di piazza San Pietro e al seguito dell’ultimo viaggio del pontefice che ha attraversato Roma fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore: dalle Filippine (il più popoloso paese cattolico al mondo), all’Africa, passando per l”Asia, gli Stati Uniti o l’America Latina che a papa Francesco aveva dato i natali. L’attesa era tale che fin dai giorni precedenti diverse testate, nelle loro edizioni online, offrivano indicazioni in dettaglio su come sintonizzarsi: le pagine web, gli orari, i canali social dedicati. Quest’ultima la maggiore novità da quando, nel 2005, il mondo salutò un papa in carica con la morte di Karol Wojtyła . E’ infatti, per esempio, rimbalzata prima sui social l’immagine – subito considerata storica – del faccia a faccia fra il presidente Usa Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky nelle navate della Basilica prima delle esequie. E dalle prime analisi risulta essere al top dell’interesse globale, sfiorando alle 15 (ora italiana) quasi 3 milioni di interazioni, esattamente 2 milioni 915 mila e 481 così divise: su X 547.789, su Instagram 1.689.547 e su Facebook 678.145, secondo l’analisi della società Arcadia sulle conversazioni social e sul web. Tra le 25 emoji più utilizzate online per commentare i funerali ci sono le mani congiunte in preghiera e le bandiere dello Stato Pontificio, dell’Argentina e degli Stati Uniti. E, ovviamente, quasi la metà (47%) sono gli utenti dai 25 ai 34 anni ad aver partecipato maggiormente alle conversazioni digitali.

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Cronache

Il rosso e il nero, a San Pietro geografia del potere

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Il rosso porpora dei cardinali e il nero degli abiti in lutto, il bianco delle rose e il marmo bianco del colonnato. Tra cerimoniale e protocollo sul sagrato di San Pietro si è dispiegata la geografia del potere spirituale e temporale racchiusa nella regia sapiente del rito. Le spettacolari immagini dall’alto, realizzate grazie anche all’inedito utilizzo di droni, hanno trasformato piazza San Pietro in una gigantesca scacchiera dell’equilibrio mondiale: da un lato il rosso degli abiti cardinalizi, dall’altro il nero degli abiti dei capi di Stato e consorti sapientemente distribuiti in base a ruolo e peso internazionale. A seguire, in una sorta di sfumatura cromatica, il bianco dei concelebranti e i variopinti completi delle decine di migliaia di fedeli. In prima fila la delegazione italiana e quella argentina alle quali si sono affiancate, con un piccolo strappo al cerimoniale che voleva una disposizione in ordine alfabetico francese, quelle dei principali governi europei e mondiali, dalla Francia agli Stati Uniti, passando per la Spagna e l’Ucraina. L’unico outfit blu, invece del tradizionale nero, è stato quello del presidente americano, Donald Trump che, in prima fila, si trovava tra Filippo di Spagna ed Emmanuel Macron. Zelensky per un giorno ha dismesso maglietta e pantaloni tecnici in verde militare per vestire di nero. Poi le first ladies di ieri e di oggi e nobili col capo coperto da un velo nero, da Melania Trump a Jill Biden, da Silvia di Svezia a Letizia di Spagna. Victoria Starmer ha preferito però un cappello con veletta. Capo coperto anche per la figlia del presidente Mattarella, Laura. Giorgia Meloni, Ursula Von der Leyen e Brigitte Macron non hanno rinunciato allo stile rigoroso ma senza veletta. L’austerità della celebrazione a piazza San Pietro ha lasciato poi spazio alle rose bianche con cui i poveri e i migranti hanno accolto il feretro di Francesco a Santa Maria Maggiore, proprio come lui avrebbe voluto. Gli zuccotti rossi dei cardinali si confondevano con le giacche beige dei fedeli o le magliette dell’Argentina, ai jeans strappati e gli smanicati rossi. Ad accompagnare il feretro verso la cappella dove poi Bergoglio è stato tumulato prima i domenicani, con il loro tradizionale – ed umile – abito nero e bianco, e poi quattro bambini. Nelle loro mani due cesti di rose bianche offerte dai poveri davanti all’altare della Basilica tanto cara a Francesco. Lo stesso altare sul quale, dopo le dimissioni dal Gemelli, il Pontefice decise di far deporre a sorpresa i fiori gialli della signora Carmela. Che, anche oggi, immancabile, ha deciso di prender parte alle esequie, tra i Grandi della Terra e gli “ultimi del mondo”.

(Foto in evidenza di Imagoeconomica)

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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