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Cronache

Un uomo di 43 anni sorpreso in auto con una 11enne, arrestato l’orco e la madre della bambina

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Un uomo di 43 anni e una donna sono stati arrestati dai carabinieri a Stresa (Vercelli) per un sospetto caso di induzione alla prostituzione di una bambina di 11 anni. L’udienza di convalida si è svolta questa mattina. I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il gip depositerà la propria decisione nelle prossime ore. Nella notte fra il 4 e il 5 agosto una pattuglia dell’Arma ha fermato un’automobile che procedeva molto lentamente sulla statale 33 del Sempione. A bordo c’era la bambina insieme al 43enne. Dal controllo e’ emerso che l’uomo aveva precedenti per reati connessi alla pedofilia; residente a Torino, si era trasferito a Verbania dopo una condanna. L’arrestata è la madre della bambina. E’ stata portata in carcere a Vercelli: a suo carico, per ora, si procede per induzione alla prostituzione minorile.

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Webuild smentisce Report: su Ponte Stretto c’è parere Ingv

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Webuild, smentisce Report sul Ponte sullo Stretto e il Terzo Valico dei Giovi In particolare il gruppo precisa che “non è fondata in alcun modo la notizia secondo cui l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) non sarebbe mai stato interpellato nelle attività di analisi del rischio sismico e di faglie attive nel progetto del Ponte sullo Stretto”. “L’istituto – evidenzia Webuild – è stato continuamente coinvolto e i suoi pareri sono stati utilizzati nell’ambito delle diverse analisi che sono state condotte per il progetto” .

Quanto al Terzo Valico dei Giovi, “è totalmente priva di fondamento l’affermazione sulla decuplicazione dei costi che, invece, sono stati verificati rigorosamente ed incrementati in base alla normativa vigente. Come è noto – viene sottolineato – il progetto che comprende la galleria ferroviaria più lunga mai realizzata in Italia, ha raggiunto già l’avanzamento del 90%, procedendo oggi su 8 fronti di scavo in contemporanea, per la realizzazione di un totale di circa 100 km di scavo in sotterraneo. Come avviene sempre per progetti di tale complessità, sono state previste procedure innovative per amianto e gas e per le altre condizioni geologiche e geomeccaniche non prevedibili”, spiega ancora Webuild.

In relazione al Ponte sullo Stretto Webuild precisa che “già nel 2011 il Consorzio Eurolink aveva sottoscritto con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, di cui era membro proprio il professore Carlo Doglioni, una Convenzione per l’aggiornamento del quadro geo-sismotettonico nell’area dello Stretto di Messina. In quell’occasione il professor Doglioni – ricorda Webuild – prese parte al gruppo di lavoro all’interno nel quale era incluso anche l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Per rispondere alle ultime richieste di integrazione presentate dalla Commissione VIA nel 2024, il Consorzio Eurolink ha assegnato un nuovo incarico al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ e ha concordato – afferma Webuild – un coinvolgimento dell’Ingv”.

Il gruppo su sofferma su quanto evidenziato da Report anche sul Ponte di Braila sul Danubio in Romania e ricorda che “il ponte è operativo dal 2023 con un transito di 5.000 veicoli al giorno, e non ha mai registrato problemi strutturali”. Inoltre “dalla sua apertura al traffico, il consorzio di costruzione guidato da Webuild ha lavorato insieme al cliente per monitorare e implementare ulteriori opere minori di collegamento con la rete autostradale e la tenuta del manto stradale, a fronte di un traffico risultato del tutto fuori norma rispetto a quanto inizialmente previsto dal progetto, anche per via del transito di mezzi militari pesanti dovuti alla vicina guerra in Ucraina. Questi passaggi fuori norma hanno suggerito la posa di un nuovo tipo di asfalto, sperimentato da Webuild e approvato dal cliente”, conclude il gruppo.

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Cronache

Tenta truffa anziana fingendosi carabiniere, lei lo fa arrestare

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“Suo figlio ha investito una donna incinta. Ora è in stato di fermo in caserma”. Con questa scusa ha tentato di truffare un’anziana spacciandosi per un maresciallo dei carabinieri, ma è stato scoperto e arrestato. La donna di 79 anni ha ricevuto una chiamata sul telefono fisso da parte del sedicente maresciallo dallo spiccato accento napoletano, che le comunicava che il figlio era nei guai per aver investito una donna sulle strisce pedonali e che, per scagionarlo, sarebbe stato necessario il pagamento di una ingente somma di denaro – nello specifico di 10.000 euro – a titolo di rimborso per un intervento chirurgico a cui la donna si sarebbe dovuta sottoporre. Per convincerla il truffatore le ha detto di aver avuto già contatti con suo marito e che quest’ultimo gli aveva rivelato di conservare i soldi in casa dietro ad un mobile.

Una ricostruzione, però, che ha insospettito l’anziana. Così, la donna, con la scusa di recuperare il denaro, rimanendo costantemente in contatto telefonico con l’uomo è scesa a chiedere aiuto al portiere dello stabile che ha contattato il Nue 112. Quando il truffatore, nei panni del nipote dell’avvocato, si è recato a far visita alla vittima, ad accoglierlo c’erano i poliziotti del II Distretto di Salario Parioli pronti ad arrestarlo. L’uomo – trentenne napoletano – è ora gravemente indiziato di tentata truffa aggravata.

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Morto nel parcheggio, archiviazione per sei carabinieri a Modena

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Il Gip del tribunale di Modena Barbara Malavasi ha archiviato il fascicolo a carico di sei carabinieri finiti indagati dopo la morte del 31enne tunisino Taissir Sakka, trovato cadavere la mattina del 15 ottobre 2023 in un parcheggio in via dell’Abate. Per l’episodio un carabiniere rispondeva di morte come conseguenza di altro reato, mentre cinque colleghi militari di lesioni provocate al fratello del 31enne. Il giudice ha accolto la richiesta della Procura, sciogliendo la riserva dopo l’udienza di giovedì, fissata per discutere l’opposizione dei difensori del fratello del tunisino, avvocati Fabio Anselmo e Bernardo Gentile. Nell’archiviazione si sottolinea come la consulenza medico legale abbia segnalato che Sakka morì per una insufficienza cardiaca improvvisa legata ad una patologia, che era positivo ad alcol e droga e come non avesse segni di violenza in grado di determinare il decesso.

Prima di morire era stato sottoposto ad un controllo dei carabinieri, dopo che era stata segnalata una lite in un circolo di Ravarino: qui i militari trovarono i fratelli, conosciuti alle forze delle ordine, ubriachi, e dopo averli portati in caserma li rilasciarono. Poi nacque un diverbio con il fratello che venne riaccompagnato all’interno, mentre Taissir Sakka si allontanò: in seguito venne cercato ma non venne mai localizzato. Il fratello presentò denuncia, ma per il Gip gli elementi raccolti dalle indagini della squadra mobile, complete e approfondite, smentiscono in toto la versione del tunisino che ha fornito una ricostruzione ritenuta non veritiera, incongruente e strumentale, tesa ad incolpare i carabinieri di un’aggressione ai suoi danni e a quelli del fratello. Quello che ha riferito risulta infatti contraddetto dalla visione delle immagini delle telecamere nei luoghi dell’inseguimento, da cui non emerge alcuna colluttazione. “Abbiamo avuto sempre fiducia dal primo momento nella giustizia. Come Usmia abbiamo assicurato la tutela legale ai nostri iscritti, per il tramite degli avvocati Cosimo Zaccaria e Roberto Ricco e la copertura per le spese per i consulenti tecnici”, commenta Alfonso Montalbano per Usmia Emilia-Romagna.

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