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Ue riapre a grano ucraino, Polonia-Ungheria non ci stanno

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Era nell’aria e la decisione è stata presa: la Commissione europea ha annunciato di non rinnovare il blocco alle esportazioni di grano e di altri cereali dall’Ucraina verso i territori dei Paesi dell’est Europa, in scadenza venerdì. Una notizia che Kiev aspettava da aprile, da quando le restrizioni erano state imposte dagli stati al confine con l’Ucraina, preoccupati dell’impatto sui prezzi dei cerali per i propri agricoltori. Ma che sembra destinata a essere vanificata: Polonia, Ungheria e Slovacchia, da sempre contrarie all’abolizione del blocco, hanno già annunciato che non si adegueranno e continueranno ad applicare le restrizioni alle importazioni, non curanti della linea europea. E, presto, potrebbero essere seguite anche da Romania e Bulgaria che si erano già detti contrari alla mancata proroga.

Mentre Bruxelles prova a risolvere la disputa sul grano ucraino all’interno dell’Unione, l’Ucraina continua a combattere sul terreno, con la controffensiva che macina successi. Sono servite più di 24 ore per confermare la riconquista di Andriivka, un villaggio del Donetsk a sud di Bakhmut, dopo che le dichiarazioni e le smentite che si erano alternate alla vigilia tra lo stesso esercito ucraino e Kiev. Un piccolo avamposto che prima della guerra contava un’ottantina di abitanti, ma che strategicamente può aprire all’Ucraina una via per sfondare sul fianco destro di Bakhmut, dove adesso le truppe russe stanno arretrando incalzate dalle unità di Zelensky. Per conquistare Andriivka gli ucraini hanno sconfitto la 72/ma Brigata meccanizzata: un successo lampo, ottenuto in solo due giorni – ha rivendicato Kiev – dopo che la guarnigione era stata circondata e tagliata fuori dai rifornimenti di Mosca.

Ora il villaggio è un cumulo di macerie su cui, dicono gli ucraini, non c’è posto per issare una bandiera. Ma resta un colpo pesante per la Russia, che si aggiunge alla perdita del comandante del 247/mo reggimento d’assalto aereo Vasily Popov, ucciso in combattimento nell’area di confine tra la regione di Donetsk e quella di Zaporizhzhia. Come riferisce il think tank statunitense Institute for the study of war (Isw) si tratta del secondo comandante della stessa brigata neutralizzato dopo la morte del colonnello Konstantin Zizevsky. Forse proprio per tenere alto il morale delle truppe su un fronte incandescente il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, “su ordine del presidente russo Vladimir Putin” ha visitato il campo di addestramento per soldati mercenari nel Donetsk occupato.

Le sconfitte parziali non frenano gli attacchi ordinati dal Cremlino. Secondo quanto riferito da Kiev, la Russia avrebbe bombardato la regione di Kherson colpendo Novaya Kakhovka, cittadina tristemente nota perché il crollo della sua diga provocò decine di morti. Come in quell’occasione, anche stavolta i due schieramenti si accusano reciprocamente di essere i responsabili. Per i filorussi, missili ucraini sarebbero stati lanciati su un quartiere residenziale, causando un morto e dodici feriti, mentre per Kiev sarebbe stata una bomba aerea guidata russa a cadere per errore nell’aerea sotto il loro controllo. Gli ucraini mostrano foto che gli darebbero ragione, Mosca non dà prove della sua tesi. Intanto sul campo si intensifica la battaglia per la superiorità sul Mar Nero: le forze ucraine rivendicano che il drone navale ‘Sea Kid’ ha danneggiato la lanciamissili Samum in quello che giovedì Mosca aveva sminuito come un “attacco neutralizzato”.

Lo stesso era successo martedì quando un blitz nel porto di Sebastopoli aveva colpito il sottomarino Rostov-sul-Don e la nave anfibio ‘Minsk’ della flotta russa. I generali di Vladimir Putin negavano danni, ma oggi l’intelligence della Difesa britannica ha confermato che la nave è stata “quasi certamente distrutta” e il sottomarino ha “probabilmente subito danni catastrofici”. La Russia accusa il colpo e cerca vendetta. Con questo obiettivo sarebbero stati lanciati nella notte i droni che hanno raggiunto la regione occidentale ucraina di Khmelnytsky, dove si trova la base aerea di Starokostiantyniv. La battaglia ucraina, però, si svolge anche per vie diplomatiche: la Casa Bianca ha confermato l’incontro tra Biden e Zelensky potrebbe incontrare l’omologo statunitense Joe Biden alla Casa Bianca il 21 settembre.

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‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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Sindaco Istanbul Ekrem Imamoglu contro Erdogan: Hamas è un gruppo terroristico

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Il sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, il principale rivale del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, definisce Hamas “un gruppo terroristico” e afferma che la Turchia è stata “profondamente rattristata” dal massacro del 7 ottobre. Intervistato dalla Cnn, il primo cittadino della metropoli turca spiega che “qualsiasi struttura organizzata che compie atti terroristici e uccide persone in massa è da noi considerata un’organizzazione terroristica”, aggiungendo però che crimini simili stanno colpendo i palestinesi e invita Israele a porre fine alla sua guerra contro Hamas.

Il governo turco di Erdogan sostiene apertamente Hamas, ha duramente criticato l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e ha chiesto un cessate il fuoco immediato. Il leader turco ha paragonato le tattiche del primo ministro Benyamin Netanyahu a quelle di Adolf Hitler e ha definito Israele uno “stato terrorista” a causa della sua offensiva contro Hamas a Gaza.

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Usa: sondaggio “Cnn”, Trump in vantaggio su Biden di 6 punti a livello nazionale

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A poco meno di sei mesi dalle elezioni negli Stati Uniti, l’ex presidente Donald Trump gode del sostegno del 49 per cento degli elettori, in vantaggio di sei punti percentuali sul suo successore Joe Biden, fermo al 43 per cento. Lo indica l’ultimo sondaggio pubblicato dall’emittente “Cnn” ed effettuato dall’istituto Ssrs. Rispetto alla precedente rilevazione condotta lo scorso gennaio, il candidato repubblicano e’ rimasto stabile, mentre l’attuale presidente ha perso il due per cento del proprio consenso. Soprattutto, e’ in miglioramento l’idea che gli elettori hanno degli anni della presidenza Trump. Ora il 55 per cento degli statunitensi considera “un successo” la sua amministrazione, contro il 44 per cento che la definisce “un fallimento”.

Nel gennaio del 2021, pochi giorni dopo l’insediamento di Biden, era il 55 per cento a considerare un fallimento la presidenza di Trump. Al contrario, il 61 per cento ritiene che la presidenza Biden sia stata un fallimento, mentre il 39 per cento la definisce “un successo”. Il sondaggio mostra anche come i repubblicani siano piu’ convinti dell’idea che la presidenza Trump sia stata un successo (92 per cento) rispetto a quanto gli elettori democratici abbiano la stessa opinione della presidenza Biden (solo il 73 per cento). Tra gli indipendenti, l’amministrazione Trump e’ guardata con favore dal 51 per cento, contro il 37 per cento che ha opinione positiva dell’attuale presidenza. Poi vi e’ un 14 per cento che considera un fallimento entrambe le esperienze, e un 8 per cento che invece ritiene un successo sia la presidenza di Donald Trump che quella di Joe Biden.

Il sondaggio rileva anche come il 60 per cento degli elettori disapprovi l’operato dell’attuale presidente e come il tasso di approvazione, attualmente al 40 per cento, sia al di sotto del 50 per cento anche su materie quali le politiche sanitarie (45 per cento) e la gestione del debito studentesco (44 per cento). A pesare sull’opinione che i cittadini Usa hanno di Biden e’ soprattutto la gestione della crisi a Gaza (il 71 per cento disapprova), in particolare nel caso degli under 35 (tra questi e’ l’81 per cento a esprimere valutazione negativa). Non molto meglio il giudizio degli elettori sull’operato della Casa Bianca in economia (solo il 34 per cento approva), tema che il 65 per cento degli intervistati considera “estremamente importante” per il voto di novembre.

Tra questi ultimi, il 62 per cento ha intenzione di votare Trump, il 30 per cento Biden. In generale, il 70 per cento degli elettori si lamenta delle attuali condizioni economiche del Paese, e il 53 per cento si dice insoddisfatto della propria situazione finanziaria. Tale insoddisfazione sale soprattutto tra gli elettori a basso reddito, tra le persone di colore e tra i piu’ giovani. L’impressione per entrambi i candidati resta per lo piu’ negativa (il 58 per cento ha opinione negativa di Biden, il 55 per cento di Trump) e il 53 per cento e’ insoddisfatto delle opzioni a disposizione sulla scheda elettorale il prossimo novembre.

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