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Cronache

Ucciso da un crollo nel luglio del 2014 in Galleria Umberto I, Angela Giordano ricorda il fratello nel giorno in cui avrebbe compiuto 18 anni

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Era il 9 luglio del 2014 quando Salvatore Giordano, 14enne di Marano, si spense nell’ospedale Loreto Mare. Il ragazzo fu colpito alla testa, nel pomeriggio del 5 luglio, da un fregio staccatosi dal cornicione della galleria Umberto. Salvatore fu trasportato nel nosocomio di via Marina dove morì dopo quattro giorni di agonia. Per quella vicenda straziante ancora non c’è un colpevole ma solo un incredibile scaricabarile tra istituzioni, privati proprietari e responsabili del monumento napoletano ancora oggi frequentato da migliaia di persone ogni giorno. Sono state rinviate a giudizio sette persone, tra amministratori di condominio e tecnici del Comune di Napoli. La prossima udienza è fissata per i prossimi giorni.  Nessuna delle compagnie di assicurazioni ha voluto pagare per quella morte, sempre in uno scarico di responsabilità. La giustizia, però, prima o poi arriverà. E farà giustizia su una morte assurda che pesa sulle coscienze di troppi. Oggi Salvatore Giordano, se non l’avessero ucciso, avrebbe compiuto 18 anni. La sorella, Angela, l’ha ricordato con un post su Facebook assai toccante che vi riproponiamo.

Post scritto dalla sorella maggiore di Salvatore, Angela Giordano

18 anni fa i miei genitori mettono al mondo il mio amato fratello Salvatore.
Fin da subito si è dimostrato un bambino maturo e responsabile… sempre pronto ad aiutare gli altri e a schierarsi verso il più debole.
Salvatore non amava mettersi in mostra,non gli piaceva prevalere sugli altri… stava spesso in disparte ad osservare gli avvenimenti della vita,per poi intervenire nel momento giusto.
Salvatore amava follemente la sua mamma e il suo papà,era fiero di loro,e amava uscire spesso con loro.
Cosa molto rara nei giovani d’oggi.
Salvatore amava il suo magnifico ciuffo,gli piaceva vestirsi alla moda,gli piaceva giocare alla play,e si divertiva a scendere con gli amici per una partita di pallone o fare una passeggiata.
Salvatore era un ragazzo discreto,buono e premuroso verso i suoi fratelli.
Salvatore piangeva nel vedere il telegiornale bambini che soffrono la fame, gli si chiudeva lo stomaco e riportava sulla sua pelle quelle immagini essendo triste.
Salvatore aveva 13 anni quando senza pensarci due volte decidere y tuun di mettere a rischio la sua vita per salvare quella del amico.
Salvatore oggi fisicamente non è qui con noi,non potrà festeggiare i suoi 18 anni con la.sua famiglia e con i suoi amici, Salvatore non potrà scriversi a scuolabus guida e prendere la patente, Salvatore non potrà decidere del suo futuro se andare all’università o andare a lavorare, Salvatore non potrà piangere per una delusione d’amore,non potrà sposarsi e non potrà avere figli… Salvatore non potrà conoscere il suo nipotino che orgogliosamente porta il suo nome… Salvatore non potrà fare tante cose che un ragazzo a 13 anni avendo la vita avanti può fare…xké Salvatore è andato ben oltre tutte queste cose terrene, Salvatore ha compiuto un gesto eroico, Salvatore è un angelo…e io oggi come da 4 anni a questa parte posso solo raccontare a voi tutti di lui e farlo entrare nei vostri cuori.. in modo da rendere sempre vivo il suo ricordo e di farlo vivere nei cuori di tutti.
Perché Salvatore non può e non deve essere dimenticato,e soprattutto deve essere conosciuto da tutti,anche chi non ha avuto il coraggio di viverlo.
Perché Salvatore Giordano non è venuto a mancare perché era sul motorino senza casco,ma xké in un mezzo secondo distinto ha preferito fare quel passo avanti e fare da scudo col suo corpo al suo amico…e sinceramente penso che nessun uomo davanti ad un pericolo si faccia avanti per gli altri,ma si tende a scappare per mettere in salvo se stessi…quindi Salvatore Giordano è e lo sarà per sempre…il mio angelo eroe.

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Cronache

Sophie Codegoni: «Ho denunciato il mio ex compagno, ma sto vivendo un inferno»

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Sophie Codegoni, 23 anni, influencer da oltre un milione di follower e volto noto del Grande Fratello Vip, racconta per la prima volta con dolore e coraggio il suo calvario. Una storia di violenza psicologica, controllo ossessivo e minacce che l’ha portata a denunciare l’ex compagno Alessandro Basciano, oggi indagato per stalking aggravato.

Un amore nato sotto i riflettori, finito nel terrore

«Tante volte ho pensato: ma chi me l’ha fatto fare di denunciare? È tostissimo. So di aver fatto la cosa giusta, ma sto vivendo un inferno», dice Sophie tra le lacrime. La relazione con Basciano era nata nel 2021 all’interno della casa del GF Vip. Lei aveva 19 anni, lui 31. Dopo il reality, la convivenza a Roma e la nascita della figlia Celine Blue sembravano coronare una storia d’amore. Ma dietro la facciata, si nascondeva un incubo.

La denuncia e il dispositivo anti-stalker

«A dicembre 2023 ho ricevuto l’orologio anti-stalker dai carabinieri. Basta un tasto e arrivano le pattuglie», racconta. Prima, Sophie aveva persino assunto una guardia del corpo per tutelarsi. Ma il vero spartiacque è arrivato con la decisione di tornare dalla sua famiglia, dopo aver scoperto numerosi tradimenti.

Da lì, minacce continue: «Ovunque andassi, lui lo sapeva. Mi scriveva: “Put***, ti tolgo la bambina”». E quando tentava di allontanarsi, le rispondeva con messaggi in cui minacciava il suicidio. Fino all’episodio culminante: «Ha aggredito i miei amici, ha spaccato la loro macchina, poi mi ha chiamata dicendo che avrebbe ammazzato anche me». È stato allora che Sophie ha sporto una seconda denuncia.

Le misure del giudice: divieto di avvicinamento e braccialetto elettronico

Il 30 aprile 2025 la Corte di Cassazione ha confermato il divieto per Basciano di avvicinarsi a meno di 500 metri da Sophie e dalla figlia, e gli ha imposto il braccialetto elettronico. L’inchiesta è ancora in fase preliminare, ma le prove raccolte — comprese tre anni di chat fornite da Sophie — hanno mostrato, secondo la Procura, un quadro «più infernale di quanto sembrava».

La solitudine dopo la denuncia

Nonostante le misure di protezione, Sophie si dice distrutta: «Mi sento svuotata, piango sempre. Devo mostrarmi forte per mia figlia e per il mio lavoro, ma ogni parola è una ferita». Dopo la scarcerazione di Basciano nel novembre scorso, Sophie ha sentito su di sé lo sguardo del sospetto: «È stato durissimo. Ma ora ho trovato la forza di parlare».

Un messaggio alle donne

«Non ero più io, non sono più io», confessa. Il percorso è ancora lungo, ma Sophie Codegoni — con il sostegno dell’avvocata Jessica Bertolina — ha deciso di non rimanere in silenzio. Una testimonianza potente, che contribuisce a rompere il muro dell’indifferenza e dell’incredulità intorno alla violenza domestica.

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Cronache

Archiviata l’inchiesta sull’aggressione a Iovino: cadono le accuse contro Fedez

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Il gip ha archiviato l’indagine sull’aggressione al personal trainer Cristiano Iovino, avvenuta nell’aprile 2024, scagionando definitivamente il rapper Fedez. Lo ha reso noto la Procura di Milano, che ha chiesto l’archiviazione per assenza di prove a sostegno dell’ipotesi di una rissa.

Nessuna prova, niente rissa

Secondo quanto stabilito dal giudice, non esistono elementi sufficienti a sostenere l’accusa, e la vicenda non può essere qualificata come una rissa, né tantomeno attribuita con certezza a responsabilità personali del cantante.

Il personal trainer Cristiano Iovino non aveva presentato querela e aveva accettato una transazione economica da 10 mila euro, chiudendo così la vicenda in sede civile.

La reazione della difesa

Soddisfatti gli avvocati di Fedez, Gabriele Minniti e Andrea Pietro-lucci, che in una nota dichiarano: «Viene finalmente esclusa ogni responsabilità del nostro assistito. È la miglior risposta al pesante processo mediatico a cui è stato sottoposto da un anno».

Con questa decisione si chiude ufficialmente un capitolo controverso che ha coinvolto il nome dell’artista per mesi, oggetto di speculazioni e attenzione mediatica, senza che vi fosse mai stata una denuncia da parte della persona coinvolta.

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Cronache

Se non rispetti l’ordinanza del giudice, paghi ogni giorno: a Verona scatta la linea dura nelle cause di separazione

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Una svolta significativa nei casi di separazione e affidamento dei figli arriva da Verona, dove la sezione Famiglia del Tribunale civile ha cominciato ad applicare una misura finora poco utilizzata, prevista dalla riforma Cartabia: sanzioni pecuniarie giornaliere, anche d’ufficio, per i genitori inadempienti.

La novità introdotta dalla riforma Cartabia

La norma, contenuta nell’articolo 473-bis.39 del Codice di procedura civile, permette al giudice di disporre, anche senza richiesta della parte lesa, una somma da versare per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione di un provvedimento che riguarda il benessere dei figli, sia sul piano economico che relazionale. È uno strumento pensato per garantire l’effettività delle decisioni giudiziarie in materia familiare, contrastando inadempienze gravi.

Due i casi applicati a Verona

Nel primo caso, un padre che si rifiutava di pagare i 300 euro mensili stabiliti per il mantenimento dei figli, sostenendo di avere già sostenuto altre spese, è stato condannato a pagare 100 euro per ogni giorno di ulteriore inadempienza. La minaccia ha funzionato: dopo cinque giorni, e quindi dopo una multa complessiva di 500 euro, l’uomo ha versato quanto dovuto.

Nel secondo caso, ancora più delicato, una madre che tiene il figlio all’estero impedendo gli incontri con il padre è stata condannata a pagare 200 euro al giorno finché non rispetterà l’ordinanza di far collocare il minore anche presso il padre. A nulla sono valse finora una condanna a 3.000 euro di risarcimento e una sentenza del tribunale stranieroche le intima di rimpatriare il figlio: la donna, pur rientrando saltuariamente in Italia, continua a ignorare l’ordinanza del settembre 2024.

Un cambio di passo nei tribunali

Queste misure — spiega il giudice Massimo Vaccari, estensore di una delle ordinanze — servono a tutelare i minori e a far rispettare l’autorità giudiziaria. Non si tratta di strumenti nuovi in assoluto: già esistevano, ma erano applicabili solo su richiesta delle parti. Con la riforma, invece, il giudice può intervenire direttamente quando ravvisa danni o pregiudizi per i figli.

Il messaggio ai genitori separati è chiaro: disattendere le decisioni del giudice costa caro, giorno dopo giorno. E ora il sistema giudiziario sembra pronto a far valere davvero queste regole.

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