ìContestato nelle strade, indebolito nei sondaggi, criticato sovente in alcuni studi televisivi, il premier Benyamin Netanyahu adesso deve vedersela anche con i venti di fronda nel suo partito. Quel Likud che pure é celebre per l’assoluta fedeltà dei dirigenti verso il ‘leader supremo’. Ad esprimere sentimenti di delusione nei suoi confronti è stata una ex ministra, Galit Distal Atbaryan. “Provo una collera enorme nei suoi confronti. mi brucia dentro”, ha sbottato in uno scambio di messaggi su Whatsapp che doveva restare privato e che é invece rimbalzato con clamore sui siti. Di recente Atbaryan si era dimessa sentendosi superflua nella veste di ministro dell’informazione. “È da mesi che fremo nei suoi confronti, perché ha consentito a quei mostri (Hezbollah e Hamas, ndr) di prosperare durante i suoi governi, a nord e a sud. E dire che si presentava come Mister Sicurezza”. Nella speranza che con la guerra qualcosa si sia in messo in moto nella politica interna, il leader centrista Yair Lapid ha quindi suggerito di sostituire con un nuovo esecutivo quello attuale che si poggia su partiti di estrema destra.
“Netanyahu – secondo Lapid – ha perso la fiducia dei cittadini, della comunità internazionale e perfino dei nostri responsabili alla sicurezza”. Mentre l’esercito combatte a Gaza, ha ammesso Lapid, sarebbe una follia andare a nuove elezioni. Ma a suo parere sarebbe possibile coagulare in Parlamento un sostegno di 90 deputati su 120 per un nuovo governo “concentrato solo sulla conduzione della guerra”: dovrebbe essere ancora guidato dal Likud, il partito di maggioranza, ma senza piu’ Netanyahu. Ma nel giro di pochi minuti il Likud ha respinto al mittente la proposta, indignandosi nel vedere che Lapid “indulge in bassa politica mentre il Paese é in stato di emergenza”. ‘Bibi’ procede dunque per la sua strada, ed i progetti di Lapid, al momento, non decollano. Eppure Netanyahu – che da gennaio a settembre e’ stato molto contestato nel Paese per la sua riforma giudiziaria concepita per indebolire per sempre il potere giudiziario – non puo’ ignorare un fenomeno sociale che sta prendendo piede nelle strade di Israele. Si tratta del movimento organizzato dai familiari di 240 ostaggi catturati da Hamas, che chiedono a gran voce che vengano riportati indietro i loro congiunti. In migliaia hanno intrapreso nei giorni scorsi una marcia che da Tel Aviv li porterà fino a Gerusalemme.
“Bibi, Gallant e Gantz, ci avete abbandonato”, ha detto ai dimostranti Adi Marciano, la madre di una soldatessa rapita da Hamas e morta in prigionia in circostanze ancora non chiarite. “Venite a parlare con le famiglie. Non potete decidere da soli di uno scambio” con Hamas. Le strade di molte città sono tappezzate con le fotografie degli ostaggi, agli specchietti delle automobili sono allacciati nastri gialli di solidarietà con le famiglie. Si tratta di una protesta popolare molto vasta, non allineata con la destra o la sinistra. Il futuro politico di Netanyahu potrebbe dipendere, in definitiva, propria da questo inaspettato banco di prova.