Tempo scaduto. La Commissione Ue, dopo mesi di attesa, ha recapitato al governo italiano la lettera con il parere motivato sulle concessioni balneari che formalizza l’ultima fase della procedura di infrazione per violazione della direttiva Bolkenstein. Non è stato un passo facile per l’esecutivo europeo, che in questo ultimo scampolo della legislatura comunitaria è avvezzo a muoversi con estrema prudenza nei confronti degli Stati membri. Ma, sui balneari, evidentemente Bruxelles non aveva scelta. Roma ha adesso due mesi per conformarsi al parere della Commissione ed evitare così una maxi-multa.
La lettera, ha sottolineato Palazzo Berlaymont, “non pregiudica in alcun modo la trattativa” con l’Italia. Ma, d’ora in poi, il negoziato avrà tempi contingentati. In una giornata da segnare con il cerchio rosso per le infrazioni italiane, la Commissione ha deciso di far andare avanti anche la procedura sull’assegno unico, anche in questo caso con un parere motivato. Una terza lettera, infine, è stata inviata al governo: riguarda il deferimento presso la Corte di Giustizia Ue per i mancati pagamenti della Pubblica amministrazione relativi al settore della strumentistica per le indagini criminali.
La lettera sui balneari si compone di 31 pagine, dato piuttosto inusuale per le missive delle procedure di infrazione, di prassi ben più brevi. E inusuale è stata anche la (non) pubblicazione del testo. Il documento non è stato infatti incluso nell’aggiornamento delle procedure aperte che, ogni giovedì, viene comunicato a stampa e utenti. E’ stato solo caricato il titolo della missiva nella pagina web dedicata, ma il suo contenuto non risulta consultabile. Il portavoce della Commissione si è difeso dicendo che non sempre sono pubblicate tutte le decisioni prese dall’esecutivo Ue. E ha assicurato che, nell’invio della lettera, non c’è stata alcuna dilazione: “la procedura avanza”, ha spiegato. In realtà una trattativa per fermarla è stata aperta fino alla serata di mercoledì. E già nell’aprile scorso il tema fu toccato in un incontro tra Giorgia Meloni e il commissario al mercato Interno Thierry Breton.
Tre giorni dopo la Corte di Giustizia europea bocciava il rinnovo automatico delle concessioni ma, nei mesi successivi, la Ue si è limitata solo a richiami informali. Nella lettera, Bruxelles ripercorre il tira e molla giuridico con l’Italia, inclusa l’apertura della procedura di infrazione nel dicembre del 2020. E contesta i risultati del tavolo tecnico istituito dal governo per la mappatura delle spiagge. Per l’Ue il calcolo della quota del 33% riferito alle spiagge occupate da concessioni demaniali non “riflette una valutazione qualitativa delle aree in cui è effettivamente possibile fornire servizi di concessione balneare”. Tradotto, nella restante percentuale che per il governo può essere messa a gare il tavolo tecnico ha incluso tratti di costa inutilizzabili o per cause naturali o perché sedi di porti e strutture industriali, o perché protetti. “Siamo pronti a dare risposte immediate”, ha replicato il vice premier Matteo Salvini. Ma, sulla mappatura, il leader leghista ha tenuto il punto: “solo il 33% è occupato, quindi non si può parlare di una risorsa scarsa”.
“Il governo – ha aggiunto dal canto suo il capodelegazione Fdi al Pe Carlo Fidanza – saprà rispondere nei tempi e porrà fine all’incertezza”. Rispetto alla vicenda dei balneari, quella dell’assegno unico ha una storia più breve. Sulla misura introdotta nel marzo 2022 Bruxelles aveva inviato una lettera per la costituzione in mora nel febbraio di quest’anno. La risposta dell’Italia è arrivata in giugno ma non ha soddisfatto la Commissione. Nel parere motivato l’esecutivo europeo asserisce che, nel prevedere che a beneficiare dell’assegno unico sia solo chi risiede da almeno due anni in Italia e vive nello stesso nucleo familiare dei figli, la misura è “discriminatoria”. Di certo, come certificato dall’Inps, l’assegno unico tra gennaio e settembre 2023 è stato versato a 6,3 milioni di famiglie, con una spesa di 13,4 miliardi.