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Tregua fragile tra Russia e Ucraina: un equilibrio precario sotto l’ombrello di Trump

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Dopo dieci anni di guerra, russi e ucraini si trovano nuovamente al tavolo delle trattative. A portarceli, questa volta, è Donald Trump, deciso a mettere la sua impronta sulla scena diplomatica globale. Ma il dialogo tra Mosca e Kiev, mediato dagli Stati Uniti, poggia su fondamenta instabili: la diffidenza reciproca è massima, e la volontà di pace appare più un pretesto che un reale obiettivo condiviso.

Obiettivi opposti: sovranità contro dominio

Putin considera l’Ucraina parte integrante del mondo russo e intende limitarne in ogni modo l’indipendenza e la capacità militare, soprattutto escludendola da ogni ombrello difensivo occidentale. Zelensky, consapevole di questa strategia, punta con forza a rafforzare la sovranità ucraina. L’invasione russa ha prodotto l’effetto opposto a quello auspicato da Mosca: ha accelerato l'”ucrainizzazione” di territori che prima gravitavano nell’orbita russa.

Gli accordi non reggono

Gli accordi raggiunti sono deboli, perché le due parti vi aderiscono per motivi completamente diversi. Kiev vede negli aiuti militari USA, come i missili Patriot e l’intelligence satellitare, elementi vitali per difendersi e colpire le basi russe. Zelensky acconsente alla tregua non per fiducia, ma per necessità bellica. Putin, invece, mira a ottenere da Trump il via libera a un nuovo sistema di relazioni internazionali che indebolisca la NATO e avvicini Mosca a Washington su base economica.

Una tregua che avvantaggia Mosca

La tregua, valida per 30 giorni, blocca gli attacchi ucraini con droni contro le infrastrutture energetiche e nel Mar Nero. Questo frena due fronti in cui Kiev stava ottenendo successi strategici. In compenso, i russi continuano ad attaccare nel Donbass, senza concedere una pausa ai combattimenti di terra. Per l’Ucraina, è un compromesso amaro: la tregua protegge le strutture energetiche ucraine, ma consente ai russi di proseguire le offensive.

Nodi irrisolti: embargo e centrale di Zaporizhzhia

L’embargo sui fertilizzanti e prodotti agricoli russi resta un tema divisivo. Putin lo considera non negoziabile, mentre Zelensky ne difende la permanenza. Ancora più spinosa è la questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi dal 2022. Kiev sarebbe pronta a cederla in gestione temporanea agli americani, ma Mosca ribadisce che è e resterà russa.

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Trump affida il dialogo con Mosca al suo uomo di fiducia Witkoff, uno che fa affari con oligarchi russi

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Donald Trump ha estromesso Keith Kellogg dai contatti sulla guerra in Ucraina. Il generale, pur essendo l’inviato ufficiale della Casa Bianca, è stato considerato in conflitto d’interessi per via del lavoro della figlia, che collabora con un’agenzia impegnata a fornire farmaci a Kiev. La notizia, rilanciata dalla stampa russa e dai servizi d’intelligence di Mosca, ha spinto Trump a escluderlo dalle trattative.

Witkoff entra in scena senza incarichi ufficiali

Al suo posto, Trump ha affidato i contatti con il Cremlino a Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese e suo collaboratore personale. Witkoff non ha alcuna esperienza diplomatica né una posizione formale all’interno delle istituzioni americane. Tuttavia, gode della fiducia diretta dell’ex presidente e sembra avere piena libertà d’azione nei rapporti con la Russia.

L’ombra dell’oligarca Blavatnik nei suoi affari

A rendere controversa la scelta di Witkoff è il suo socio d’affari, Leonard Blavatnik, miliardario nato a Odessa, naturalizzato americano e britannico, considerato uno degli oligarchi più influenti. Blavatnik è finito nella lista delle sanzioni dell’Ucraina per i suoi rapporti con l’economia russa. Con Witkoff ha gestito operazioni immobiliari per oltre un miliardo di dollari.

Gli affari miliardari costruiti nell’era post-sovietica

Blavatnik ha fatto fortuna negli anni delle privatizzazioni in Russia. Con Mikhail Fridman e Viktor Vekselberg ha acquisito la compagnia petrolifera TNK e, nel 2003, ha siglato una partnership con British Petroleum. L’operazione si è conclusa nel 2013 con la vendita a Rosneft per 56 miliardi di dollari, con l’appoggio politico del Cremlino.

Trump ignora i rischi e tira dritto

Nonostante la posizione ambigua di Blavatnik — che ha definito la guerra “inimmaginabile” senza mai accusare Putin — Trump continua a considerare valido il canale con Mosca tramite Witkoff. Le attività comuni tra i due sono proseguite anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina, con un recente investimento da 85 milioni di dollari. Per Trump, nessun problema. O forse, proprio per questo, un vantaggio.

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Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

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La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

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Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

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“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

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