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Cronache

Tredicenne ucciso da auto pirata in periferia Roma

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Un tredicenne a Roma, un ventottenne a Milano: due vittime di un sabato sera tragico sulle strade d’Italia che va ad allungare la lista dei decessi per incidente. In entrambi i casi, su cui indagano i vigili delle rispettive città, il conducente dell’auto pirata non si è fermato a dare soccorso; e in entrambi i casi, per individuare il guidatore, potrebbe essere questione di poco tempo. Non aveva ancora compiuto 14 anni il ragazzino di origine egiziana falciato ieri notte su via Casilina da un’auto bianca, forse una Golf, mentre attraversava la strada. Una macchina, secondo le prime testimonianze raccolte dalla Polizia locale di Roma Capitale, che già aveva attirato l’attenzione dei residenti che l’avevano vista sfrecciare in quella stessa zona, la borgata Finocchio, estrema periferia est della città. L’auto è stata ritrovata, e sarebbe risultata una vettura a noleggio.

Elemento questo che potrebbe essere decisivo per risalire a chi, ieri notte, si trovava al volante. Lo schianto non ha dato scampo al ragazzino, morto sul colpo, nonostante l’intervento dei sanitari. Aveva invece il doppio dei suoi anni Vassil Facchinetti, il giovane che ha perso la vita a Milano. Alle 4 del mattino il giovane italiano di origine bulgara, era uscito dalla famosa discoteca Alcatraz. Nella via verso casa era rimasto un po’ indietro rispetto ai suoi amici, e forse nel tentativo di raggiungerli ha attraversato viale Jenner, fuori dalle strisce pedonali. Un’auto l’ha preso in pieno e si è allontanata senza soccorrerlo. Aiutato dai presenti, il 28enne, di professione barman, è stato portato in condizioni critiche all’ospedale Niguarda dove è morto al pronto soccorso.

I vigili di Milano hanno già esaminato i filmati delle telecamere di zona che, assieme ad altri elementi nelle loro mani, dovrebbero consentire di rintracciare il guidatore. Le strade di Roma e Milano hanno registrato negli ultimi mesi una serie di incidenti fatali. Nel capoluogo lombardo dall’inizio dell’anno sono morti 8 pedoni in città; anche i ciclisti hanno pagato negli ultimi tempi un prezzo altissimo. A Roma gli incidenti mortali sono circa 100 l’anno: è solo di dieci giorni fa l’investimento di due turisti irlandesi su via Cristoforo Colombo, in pieno giorno.

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Cronache

Caso Grillo jr, teste: mi disse mi hanno violentata tutti

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

La notte del 16 e 17 luglio 2019 è stata scandagliata in tutti i momenti. Dettagli importanti, come anche quelli della mattina e dei giorni successivi, che sono stati oggetto di domande a una testimone ritenuta chiave, perché una delle due presunte vittime, durante l’udienza a porte chiuse al Tribunale di Tempio Pausania nel processo per violenza sessuale di gruppo dove sono imputati Ciro Grillo, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Non la principale accusatrice – che, invece sarà sentita in quattro udienze fissate tra due mesi – ma l’amica (all’epoca dei fatti), che secondo l’accusa sarebbe stata oggetto di foto oscene mentre dormiva nella villetta a schiera a Porto Cervo, di proprietà della famiglia Grillo. E che fosse addormentata lo avrebbe ribadito lei stessa nella testimonianza in aula, ricostruendo quegli istanti.

“Ha detto che non ha subito alcuna violenza e non ha sentito alcunché, nessuno che urlasse e che chiedesse aiuto”, ha spiegato l’avvocata Antonella Cuccureddu del pool di difesa dei quattro imputati. Ma la ragazza ha anche confermato il racconto, già fatto in sede di istruttoria, come ricorda il legale della testimone Vinicio Nardo: si è svegliata a fine mattinata, ha trovato l’amica italo-norvegese sconvolta in un’altra stanza, “mi disse che era stata violentata da tutti”. Gli avvocati difensori dei quattro ragazzi hanno anche insistito su alcune circostanze, in particolare soffermandosi sul consumo di bevande alcoliche da parte del gruppo dall’arrivo nella discoteca Bilionaire ai drink al bar nella Promenade di Porto Cervo e nella villetta al Cala di Volpe. “Non eravamo né sobri né ubriachi o incapaci di controllarci”, avrebbe detto la testimone incalzata dai legali nella stessa aula nella quale ieri, ha avuto un attimo di commozione (un sussulto, piuttosto che un pianto) quando ha dovuto ricordare le settimane e i mesi successivi. “Non vivevo più perché ero terrorizzata dall’idea che mi chiamassero i giornalisti da un momento all’altro vivevo con l’incubo perché addirittura hanno contattato un mio amico”.

E sarebbe stata proprio questa situazione e le notizie di stampa sulla vicenda ad incrinare il rapporto tra le due amiche nella primavera del 2020 e non un messaggio su whatsapp che la studentessa milanese, 10 giorni dopo, ha inviato all’amica e nel quale si è scusata per non avere compreso la situazione e di non esserle stata più vicina. Due anni dopo la rottura dell’amicizia le due ragazze si sono incrociate ieri in tribunale ma a distanza: la studentessa italo-norvegese era arrivata con l’avvocata Giulia Bongiorno per assistere all’udienza ma le difese si sono opposte e le due sono state divise, una a raccontare in aula quanto accaduto quella notte, la seconda in un’altra stanza del palazzo di giustizia. Il 7 novembre, e non più il 13 ottobre, sarà, invece proprio lei, la principale accusatrice dei quattro giovani, a salire sul banco dei testimoni per la prima delle quattro giornate dedicate alla sua deposizione. Le altre date sono già state fissate per l’8 novembre, il 13 e 14 dicembre.

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Cronache

Auto di carabiniere a fuoco, indagini a tutto campo in Irpinia

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Indagini a 360 gradi per risalire ai responsabili che la notte scorsa a Lioni, in provincia di Avellino, hanno dato fuoco all’auto di un carabiniere. L’auto, era parcheggiata nei pressi dell’abitazione dove il militare vive con la famiglia. L’incendio che ha distrutto l’auto, si è verificato poco dopo le tre. Il carabiniere presta servizio presso la Compagnia di Sant’Angelo dei Lombardi, a pochi chilometri da Lioni. Le indagini vedono impegnati i carabinieri di Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi e del Reparto operativo del Comando provinciale di Avellino.

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Cronache

Arbitro dà rigore, botte ai giocatori dai tifosi entrati in campo

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“Rigore è quando arbitro fischia” diceva Vujadin Boskov, allenatore famoso per le sue massime. Non erano d’accordo alcuni spettatori del match fra Fc Garlasco 1976 e Cesano Boscone Idrostar dello scorso 1 aprile che, quando l’arbitro ha assegnato un rigore sono entrati in campo e hanno picchiato tre giocatori della squadra ospite. Aggressione che ha innescato la risposta dei tifosi della squadra milanese di Cesano Boscone. La gara del campionato Juniores in corso a Garlasco, nel Pavese, trasformata in rissa, è stata quindi sospesa. Ora i carabinieri di Vigevano hanno denunciato a piede libero due ventenni per lesioni aggravate in concorso. Sono entrambi residenti a Vigevano, disoccupati e incensurati.

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