Rispunta l’allarme droni a Londra: dopo il caos natalizio innescato all’aeroporto di Gatwick dai presunti e misteriosi avvistamenti di dicembre di piccoli velivoli manovrati da terra, stasera e’ stata la volta del principale scalo della metropoli, Heathrow, gigante europeo e mondiale del trasporto passeggeri coinvolto da una nuova emergenza. Un’emergenza ridimensionatasi a differenza della prima in un’ora scarsa, almeno per il momento, ma destinata a riaprire interrogativi e perplessita’ sulla sicurezza e il controllo degli affollatissimi cieli della capitale britannica. Il fantasma e’ tornato a materializzarsi poco prima delle 18 locali di oggi (le 19 in Italia), sulla scia di testimonianze concordanti di persone che affermavano di aver scorto il profilo di un drone nelle vicinanze dello spazio aereo di Heathrow. La risposta e’ stata immediata, con la decisione dei responsabili dello scalo di sospendere “come misura precauzionale” tutti i decolli per “prevenire qualsiasi minaccia alla sicurezza operativa” dei voli.
Una decisione accompagnata dal rituale messaggio di scuse agli utenti per “i disagi” che neppure il successivo via libera alla ripresa delle partenze ha peraltro spazzato via, data l’inevitabile coda di conseguenze. Le indagini sono state affidate a Scotland Yard, intervenuta al fianco degli agenti della polizia aeroportuale dopo aver raccolto direttamente alcune denunce. Ma per ora non e’ chiara la natura dell’incidente, ne’ il credito della potenziale minaccia: “Continuiamo a monitorare la situazione”, e’ il refrain. Il ministro dei Trasporti, Chris Grayling, gia’ sotto tiro per la vicenda di Gatwick e per tutta una serie di disservizi recenti nel settore del trasporto pubblico, si e’ affrettato a coordinarsi con i colleghi dell’Interno e della Difesa per il possibile trasferimento a Heathrow di attrezzature militari, in caso di necessita’. Ma l’accaduto rischia di mettere a nudo nuove deficienze. E di rivelare come la risposta a un pericolo tanto elusivo non sia stata ancora messa a punto malgrado l’annunciato impegno del governo d’investire milioni di sterline per dotare gli aeroporti del Regno (a cominciare proprio da Heathrow e da Gatwick, i piu’ importanti fra i 5 hub internazionali di Londra) di sofisticate tecnologie belliche anti-drone. Impegno ribadito giusto stamattina dal viceministro per la Sicurezza Nazionale, Ben Wallace, e accompagnato dalla presentazione d’un progetto di legge concepito per accrescere i poteri della polizia in materia, con l’estensione della zona di esclusione dei droni per un raggio di 5 chilometri attorno agli spazi aerei degli scali, l’obbligo di registrazione di tutti i dispositivi di aziende che posseggono velivoli senza pilota di peso compreso fra i 20 e i 250 chili, l’irrigidimento di sanzioni e pene detentive. La seconda allerta nel giro di un mese rappresenta del resto motivo di serio imbarazzo delle autorita’ del Regno – politiche, investigative e d’intelligence – incapaci finora di far luce sul caos scatenatosi fra il 19 e il 21 dicembre a Gatwick: quando una serie di presunti avvistamenti mise in ginocchio l’aeroporto per 36 ore di fila, paralizzandolo del tutto e lasciando a terra 140.000 passeggeri nel pieno delle partenze per le vacanze natalizie. Un flop monumentale completato dall’epilogo quasi comico delle indagini, dopo l’evocazione mediatica di fantomatici terroristi o di ombre russe, con l’arresto e il successivo rilascio con tante scuse di una coppia di inglesi di mezza eta’: un appassionato di modellismo e sua moglie.
Intratteneva rapporti, attraverso i social, con tre suoi connazionali legati all’Isis, un tunisino di 24 anni, figlio di un’italiana, espulso dall’Italia per motivi di sicurezza nazionale e di prevenzione del terrorismo. Il giovane è stato ritracciato dagli uomini della digos e il questore di Torino ha ordinato l’accompagnamento immediato alla frontiera, con un provvedimento convalidato dal tribunale torinese. Il 24enne è stato scortato dagli agenti di polizia della questura del capoluogo piemontese fino all’aeroporto di Roma Fiumicino ed è stato rimpatriato a Tunisi. Regolare in Italia, secondo gli investigatori aveva nel tempo assunto comportamenti indicativi di radicalizzazione religiosa e manteneva contatti con i suoi connazionali che erano considerati una potenziale minaccia per la sicurezza dello Stato e per l’incolumità delle persone.
La Procura di Milano ha chiuso le indagini, in vista della richiesta di processo, nei confronti di Chiara Ferragni e di altre persone per l’accusa di truffa aggravata Al centro dell’inchiesta, coordinata dal pm Cristian Barilli e dall’aggiunto Eugenio Fusco e condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, ci sono i casi di presunta pubblicità ingannevole legata alle vendite, a prezzi maggiorati e mascherate con iniziative benefiche, avvenute tra il 2021 e il 2022, del pandoro ‘Pink Christmas’ Balocco e delle uova di Pasqua-Dolci Preziosi.
Oltre a Chiara Ferragni, l’atto di chiusura dell’inchiesta, notificato stamane, riguarda il suo ex stretto collaboratore Fabio Damato, Alessandra Balocco, titolare dell’azienda piemontese produttrice del Pandoro, Franco Cannillo della Dolci Preziosi. Come si legge in una nota della Procura sono stati ipotizzati i reati di truffa continuata e aggravata in relazione alle operazioni commerciali ‘Pandoro Balocco Pink Christmas, Limited Edition Chiara Ferragni’ (Natale 2022) e ‘Uova di Pasqua Chiara Ferragni -sosteniamo i Bambini delle Fate’ (Pasqua 2021 e 2022). “Le indagini – è scritto nel comunicato firmato dal procuratore Narcello Viola – hanno permesso di ricostruire la pianificazione diffusione di comunicazioni di natura decettiva, volte a indurre in errore i consumatori in ordine al collegamento tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche”.
“Riteniamo che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Agcom. Avvieremo al più presto un confronto con i Pubblici Ministeri e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura e che la sua innocenza venga acclarata quanto prima.”. Così gli avvocati di Chiara Ferragni hanno commentato la chiusura delle indagini per truffa aggravata nei confronti dell’influencer e di altre quattro persone per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua.
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L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo in cui vengono diagnosticate le malattie genetiche. Secondo quanto emerso dal XXVII Congresso nazionale di genetica umana a Padova, è ora possibile rilevare indizi di malattie genetiche attraverso una semplice foto del paziente. Grazie a nuove applicazioni installabili su smartphone, i medici possono utilizzare questa tecnologia per analizzare le caratteristiche facciali e ottenere indicazioni utili per la diagnosi.
Diagnosi genetica con una foto: come funziona?
Il processo è semplice: puntando lo smartphone sulla foto del paziente o scattando direttamente una foto, l’algoritmo dell’intelligenza artificiale analizza i tratti facciali e fornisce al medico un elenco di possibili malattie genetiche. Questa innovazione risulta particolarmente utile per malattie rare, che spesso sono difficili da diagnosticare. Si stima infatti che circa un bambino su 200-250 possa essere affetto da una malattia genetica.
Un supporto prezioso per i genetisti clinici
Luigi Memo, pediatra e genetista dell’Irccs Burlo Garofolo di Trieste, ha evidenziato l’importanza di questo strumento nel supportare i medici. “Anche per le sindromi più rare e difficili da diagnosticare,” ha spiegato, “il genetista clinico può ora disporre di tecnologie avanzate come il cariotipo molecolare e il sequenziamento di nuova generazione, oltre a potenti motori di ricerca online. Questa app, inoltre, può essere utilizzata come una sorta di secondo parere per confermare una diagnosi o come punto di partenza nei casi più complessi.”
L’importanza della valutazione clinica
Nonostante il grande potenziale dell’intelligenza artificiale nella diagnosi genetica, i medici sottolineano che essa non può sostituire la valutazione clinica accurata del paziente. È infatti fondamentale che il genetista clinico continui a cercare quei segni diagnostici particolari, noti come “maniglie diagnostiche”, che indirizzano verso una diagnosi corretta.
Verso un futuro di diagnosi più rapide e precise
L’intelligenza artificiale è destinata a rivoluzionare il modo in cui vengono diagnosticate le malattie genetiche rare, offrendo ai medici strumenti preziosi per migliorare l’accuratezza delle diagnosi. Tuttavia, è essenziale che questa tecnologia venga utilizzata in combinazione con l’esperienza clinica per garantire i migliori risultati possibili.
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