Nell’indifferenza generale, Tor Bella Monaca è diventata la capitale del narcotraffico in Italia, con un’organizzazione che ricalca il modello della camorra napoletana. Secondo la Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Roma, il quartiere dell’estrema periferia orientale della Capitale è il fulcro di un sistema di spaccio che si estende fino a Quarticciolo, Quadraro e San Basilio.
A differenza di Napoli, il bacino d’utenza è triplo, mentre il giro d’affari è doppio rispetto a quello milanese. Solo le piazze di Tor Bella Monaca riforniscono circa il 20% dei consumatori di cocaina di Roma, inclusi i clienti della Roma bene. Al vertice di questa rete ci sarebbe un’organizzazione che non è ancora stata formalmente riconosciuta come mafiosa, ma che impone il controllo del mercato attraverso violenza e protezione sul territorio.
L’operazione: 26 arresti tra capi e gregari
I carabinieri del comando provinciale di Roma hanno arrestato 26 persone con l’accusa di appartenere a un’organizzazione criminale specializzata nel traffico di droga. Tra i principali indagati figurano:
- Giuseppe Molisso, 42 anni, originario di Napoli, considerato il capo e diretto erede di Michele Senese, storico boss camorrista attualmente in carcere.
- Leandro Bennato, 46 anni, romano, ritenuto il coordinatore operativo della rete.
Entrambi i presunti boss sono già detenuti, ma continuano a gestire gli affari dal carcere, utilizzando telefoni nascosti e una fitta rete di intermediari. Gli investigatori hanno scoperto che il gruppo si rifornisce da narcos albanesi, capaci di movimentare milioni di euro al mese in cocaina.
La forza del gruppo risiede nell’uso sistematico della violenza: pestaggi, torture e persino omicidi servirebbero a mantenere il controllo delle piazze di spaccio. Secondo gli inquirenti, una sola strada di Tor Bella Monaca genera incassi per 400mila euro al mese, una cifra che potrebbe essere ancora più alta.
L’omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik
Tra i crimini collegati a questa organizzazione spicca l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik, il capo ultrà della Lazio ucciso il 7 agosto 2019.
Le intercettazioni raccolte dagli investigatori hanno svelato dettagli inquietanti. Un mese prima dell’omicidio, un pregiudicato vicino a Michele Senese avrebbe dichiarato:
“Sta girando una batteria a Roma di lupi famelici… A Diabolik gli hanno messo una bomba… Gente di Michele…”
Secondo gli inquirenti, Piscitelli avrebbe sottratto denaro destinato ai detenuti, condannandosi così a morte. Il presunto sicario, Raul Esteban Calderon, è tra gli arrestati di questa operazione, accusato di un traffico di tre chili di cocaina su ordine di Molisso.
In passato, Molisso, Bennato e un altro sospettato, Alessandro Capriotti, erano stati archiviati come possibili mandanti dell’omicidio. Tuttavia, le indagini su di loro sono state riaperte.
Tor Bella Monaca come una nuova Gomorra
L’operazione conferma la crescita esponenziale della criminalità organizzata a Roma, sempre più autonoma e simile ai modelli mafiosi tradizionali.
La Dda sta lavorando per ottenere il riconoscimento ufficiale dell’associazione come organizzazione mafiosa, il che permetterebbe di applicare misure più severe e smantellare le reti di protezione che garantiscono l’impunità ai boss.
Lotta alla criminalità e prevenzione rimangono le sfide principali per le autorità, ma il quadro che emerge è preoccupante: Tor Bella Monaca è il nuovo centro del narcotraffico italiano.