Dopo il successo di “Tommy e gli altri”, film che ha portato alla luce storie di isolamento degli autistici adulti denunciando le loro condizioni personali e il loro diritto a una vita sociale, Gianluca Nicoletti ha deciso di tornare con un nuovo docu-film. Nella Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo “Tommy e l’asta dei cervelli ribelli” è il nuovo racconto, con la regia di Massimiliano Sbrolla, realizzata da Kulta per Sky Arte.
Gianluca e suo figlio Tommy sono i protagonisti di un viaggio lungo l’Italia per raggiungere personaggi amici e artisti che hanno messo a disposizione i loro oggetti e le loro opere – anche quelle pù straordinarie – per un’asta benefica dal titolo “Out of Ordinary” a cura della “Cambi Casa d’aste”. Una parte del ricavato della casa d’aste sarà destinato alla realizzazione di un atelier artistico e artigiano per persone autistiche che Gianluca Nicoletti, attraverso la onlus “Insettopia”, sta realizzando a Roma.
Reggio Emilia, Modena, Carpi, Genova. E ancora Ischia e Bari. Infine Milano e Roma. Sono le tappe di questo viaggio alla caccia dei collezionisti e dei loro oggetti da mettere all’asta. La sosta di Carpi è nello studio di Omar Galliani, dove l’artista realizza un quadro a quattro mani con Tommy. Un passaggio quindi al Castello Mackenzie a Genova, dove ha sede la Casa d’Aste Cambi che si occuperà di trovare e vendere oggetti straordinari. Il tour prosegue per tutta Italia dove padre e figlio incontrano personaggi eclettici come Roberto Molinelli, che mette all’asta il costume di Copperman, già indossato da Luca Argentero. Poi Giano Del Bufalo, che dalla sua Wundercammer romana si lascia portare via una mummia di alieno, o almeno come tale è stata classificata. Si passa a casa di Renzo Arbore che vive immerso nei suoi giocattoli di plastica, a quella ditrovare Alvaro Vitali, che mette all’asta il suo esclusivo cappello da “Pierino”.
Tommy scopre il magico mondo della radio all’interno della redazione di Radio 24 in cui Gianluca, nel suo programma quotidiano, ha invitato i suoi ascoltatori a proporre oggetti straordinari da mettere all’asta, raccontando di volta in volta il backstage del film con una produzione di podcast disponibili su www.radio24.it. Nel suo studio milanese Elio duetta con Tommy e gli lascia in dotazione per l’asta la sua amata chitarra.
Si prosegue a sud verso “Masseria Cultura” a Noci, per studiare un esperimento di laboratorio artistico ribelle immerso tra i trulli, fino a un approdo onirico a Ischia dove, dall’affaccio sul mare del Castello Aragonese, tutto sembra possibile.
La guida di Tommy alla conoscenza dell’antico maniero che è il simbolo dell’isola è l’architetto Pasquale Mazzella, stimato professionista e sensibile artista che con i suoi disegni ha raccontato l’Ischia del passato, l’antico borgo di Ponte, il cinema che non c’è più, il vaporetto che sbuffava. Ad ospitare Gianluca, Tommy, Alessandro, il regista e la troupe, gli squisiti padroni di casa del Castello, Nicola e Cristina Mattera. Una giornata sospesa, quasi di primavera, a picco sul mare di Cartaromana con i ragazzi dell’Associazione Genitori Autismo di Ischia, le animatrici, il presidente Pasquale Schiano che hanno regalato altre emozioni attraverso la musica. Tutto sotto l’occhio partecipe del sindaco, Enzo Ferrandino.
Al centro il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino con Tommy e Gianluca Nicoletti, l’architetto Mazzella e la troupe del film
Con l ‘attenta consulenza storica del portale www.juorno.it e del suo direttore Paolo Chiariello. Una giornata conclusa nell’atmosfera della Riva Destra, per Un Attimo Di Vino con Raimondo Triolo, i suoi piatti di pesce, il secchio delle percussioni e il pianoforte dove si alternano il piccolo Matteo e suonatori più in età ma sempre in armonia. Oggetti ribelli, pensieri ribelli e un po’ folli come tutti i partecipanti ad una gara nata per amore, l’amore di un padre, l’amore di tanti padri, madri e di tutti quelli che hanno avuto il piacere di partecipare all’avventura.
Per ogni tappa della ricerca di oggetti ribelli una riflessione di Gianluca e un imprevedibile punto di vista di Tommy. Dopo tante difficoltà il punto di partenza di ogni speranza di riscatto è un magazzino che, grazie all’aiuto di tutti, si vorrebbe trasformare nel posto più bello del mondo. Il loft potrebbe essere un modello da replicare ovunque esistano “cervelli ribelli” a rischio isolamento. In giorni di isolamento sociale come quelli che stiamo vivendo per l’emergenza, il film è un’ulteriore occasione di riflessione per comprendere meglio le condizioni di chi, tutti i giorni, vive il dramma di essere solo.
“Tommy e l’asta dei cervelli ribelli”, regia di Massimiliano Sbrolla, in onda giovedì 2 aprile su Sky Arte, canale 120, alle ore 21,15 e su Now Tv in streaming.
“Siamo diventati una civiltà di gente che vuol vedere, non sente più, sente male, per mancanza di conoscenza, per ignoranza”. Polemico, anche se “felice di essere qui con i miei giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini”, Riccardo Muti ieri sera al Teatro Pergolesi di Jesi, in provincia di Ancona, ha inaugurato le celebrazioni per i 250 anni dalla nascita (avvenuta nella vicina Maiolati) di Gaspare Spontini, con un concerto al termine del quale ha attaccato l’oblio in cui è caduta tanta parte del patrimonio musicale italiano. Un discorso molto politico, “anche se la politica dal podio non si fa”, diretto soprattutto “a chi ha in mano le sorti del nostro Paese” per chiedere più attenzione per la musica, lungo oltre 20 minuti, punteggiato dagli applausi del pubblico.
La musica italiana “ha dominato il mondo con Spontini a Berlino, Mercadante a Madrid, Cherubini a Parigi, Salieri e, ancora prima, Porpora e a Vienna, Cimarosa e Paisiello a San Pietroburgo. I nostri compositori hanno fatto l’Europa, prima dei nostri politici ed economisti”. Muti ha elogiato le Marche, una regione che “ha dato i natali a tantissimi artisti, non solo nel campo dell’architettura e della pittura, ma anche della musica. Voi avete a distanza di pochi chilometri Giovan Battista Pergolesi (nato proprio a Jesi, ndr) e Spontini”. E ha elogiato le due città che “si stanno prodigando per sottolineare l’importanza di questi due giganti della musica”, ma “molte persone non sanno chi sono e questa è una vergogna per noi”. Perché “la musica italiana non è semplicemente l’espressione sguaiata di note acute tenute all’infinito, ma la nostra storia è una storia di nobili e grandi compositori”. Compositori che “hanno fatto l’Europa prima dei nostri politici ed economisti”.
“Pensate che Spontini era un re prima a Parigi e poi a Berlino – ha detto ancora Muti -, e nelle memorie di Wagner si legge che quando Spontini arrivò a Dresda per dirigere La Vestale scese da una carrozza principesca venendo da un’umile casa di Maiolati. Wagner s’inginocchia addirittura davanti a lui”. Due colossi della musica “dimenticati”: “Pergolesi era ammiratissimo da Bach, all’età di 26 anni muore lasciandoci dei capolavori incredibili”. Capolavori raramente eseguiti e lo stesso accade per La Vestale o l’Agnese di Hohenstaufen di Spontini o altre opere. “Va bene il ‘Vincerò’ che dura mezz’ora ed è anche piacevole – ha ironizzato il maestro – ma non rappresenta tutta la nostra musica”. E “se andate a vedere la partitura di Puccini, non esprime ‘ad libitum’ fino a quando tutti quanti, presi da frenetici orgasmi, urlano uau”. “Cosa è successo al nostro Paese? – si è chiesto Muti -. E’ successo che nelle grandi occasioni ci si veste bene, si compare nei palchi e poi si scompare? O dobbiamo metterci in testa che la musica e la storia della musica insegnata bene e portata alle nuove generazioni possa migliorare il futuro del nostro Paese?”.
Tutto queste però “non succede” e per questo il pubblico non sa più ascoltare. “Noi abbiamo in debito verso il nostro passato – si è accalorato -, abbiamo una storia infinita di bellezza e arte che molti ragazzi oggi non conoscono e che sta diventando solamente un’occasione di ascolto per alcuni privilegiati. Non sono un politico, ma con grande malinconia mi avvicino alla fine della vita perché noi non siamo più degni delle radici su cui abbiamo fatto spuntare fiori, o alberi o foglie”. “Verdi rimane il Michelangelo del musica e ha coperto tutto l’Ottocento”. E anche Puccini è rappresentativo di un certo periodo. Ma “quando Spontini scrive la Vestale, dentro c’è tutto quello che poi Wagner prenderà. Questo siamo e questo dovrebbero sapere quelli che guidano l’Italia e questo dovrebbero insegnare a scuola”.
“È andata così. E preferisco raccontarvelo io, come ho fatto con tutti i miei amici, prima che possa trapelare e diventare l’ennesimo pettegolezzo sterile. La nostra storia è ufficialmente conclusa. Non è la fine del mondo. Non è un massacro. Non è un fallimento, se non lo vogliamo. È un lutto: si passa attraverso il dolore, ma poi il dolore passa. E diventa un dono, esperienza, saggezza. Per ora, speranza”.
Lo scrive Tiziano Ferro, ufficializzando sui social la fine del matrimonio con Victor Allen, il compagno con cui era sposato dal giugno del 2019, prima della separazione nel settembre dello scorso anno. “Quindi grazie vita! Grazie Dio – prosegue il cantante -. Grazie amici miei. Grazie a chi mi ha salvato sul ciglio del burrone. Grazie a chi ha abbandonato la nave mentre affondava. Grazie cucciolotti miei, donatori di vita eterna… grazie Vic. Sfoglio l’ultima pagina, mentre mi accorgo che sto già scrivendo un capitolo nuovo. Quindi sorrido: buona ricostruzione, Tiziano!”
“Agli Oscar era possibile vincere. Purtroppo la campagna non è andata come doveva andare, non abbiamo avuto il distributore americano giusto che ha investito quello che andava investito e poi, soprattutto, nessuno ci ha detto che si poteva correre in tutte le categorie. Una cosa che fa la differenza perché è una gara in cui non tutti partono alla pari. Se corri per tutte le categorie hai come votanti tutti i diecimila dell’Academy, mentre per la categoria miglior film straniero a votare sono solo in mille”. Così al Bif&st Matteo Garrone si toglie qualche sassolino dalle scarpe dopo la sconfitta di Io Capitano agli Oscar.
Il regista ha tenuto una master-class al Teatro Petruzzelli dopo la proiezione di Io capitano che ha appena corso agli Oscar nella categoria film Internazionali dove ha poi vinto La zona d’interesse del regista inglese Jonhathan Glazer. “Gli inglesi votanti sono poi ben novecento, mentre gli italiani poco più di cento – ha spiegato -. Correre per tutte le categorie ci avrebbe dato più chance”.