Li hanno riportati fuori dalle grotte che li avevano ingoiati vivi. Li hanno nutriti dopo giorni di digiuno. Insomma hanno salvato tutti e 13 ragazzi vivi e li hanno riaffidati ai genitori, ai parenti e all’intero Paese che ha tifato e pregato per loro. La squadra di calcio di Mae Sai ha affrontato e vinto la gara più difficile: attraversare assistiti ciascuno da due sub un percorso pericoloso anche per professionisti del nuoto nelle caverne. Un po’ camminando, un po’ facendosi largo con cautela nel buio sdrucciolevole del fango, hanno percorso 4 km di cunicoli, pendii e fiumi sotterranei che li separavano dalla salvezza e dalle famiglie in trepida attesa da 18 lunghi giorni.
La conferma che al terzo scaglione erano stati portati in salvo gli ultimi cinque, è venuta dal conteggio delle ambulanze e degli elicotteri che si sono levati in volo per trasferire l’ultimo gruppo di ragazzi e il loro allenatore sul tetto dell’ospedale Prachanukroh di Chiang Rai. Al quinto chopper passato sopra la superhighway che va da Mae Sai a Chiang Rai, è scoppiata la gioia dei tanti volontari che nei giorni di attesa che i ragazzi fossero salvati hanno prestato assistenza a tutti coloro che hanno scritto e raccontato questa avventura fortunatamente finita bene. All’ex subacqueo della Navy Seal thailandese Saman Kuman morto per portare in grotta le bombole che hanno salvato la vita ai 13, sarà dedicato il nuovo Parco naturale di Tham Luang destinato per dichiarazione dello stesso primo ministro thailandese e del governatore della provincia di Chiang Rai a diventare una grande meta turistica. È un modo di cominciare a celebrare il ritorno nel mondo dei “cinghialetti”, come annunciato dallo stratega ufficiale di questa operazione da lui stesso definita “senza precedenti”.
La grotta. Per 18 lunghi giorni l’intera squadra di calcio e l’allenatore sono rimasti intrappolati sotto terra
Secondo l’ormai celebre governatore della provincia Narongsak Osotthanakorn, che era stato silurato proprio alla vigilia del dramma e “prorogato” per gestire la crisi, “la vicenda dei nostri ragazzi ha mostrato al mondo che cosa significhi lavorare con amore per aiutarsi a vicenda in momenti di preoccupazione collettiva per le sorti dei nostri figli. Speriamo che anche il resto del pianeta si amerà di più”.
Il governatore ha spiegato che tutto è andato come meglio non si poteva, e che sarebbe stato impossibile ringraziare tutti quelli che hanno partecipato in un modo o nell’altro al salvataggio in diretta globale, da chi ha donato cibo ai piloti degli elicotteri, la polizia, l’esercito. «Più di mille persone», ha detto, «hanno esplorato questa montagna come mai era successo in passato».
Dopo i giorni dell’’embargo sui nomi dei ragazzi che sono stati messi in salvo per primi a partire da domenica scorsa, ieri i parenti sono stati portati tutti in ospedale per vedere attraverso le vetrate i sopravvissuti ancora in quarantena, anche se i primi quattro usciti domenica già mangiano cibo normale ma non piccante come al solito. Con l’evacuazione totale sono usciti dal ventre scuro della montagna anche i tre sub e il medico sommozzatore rimasti con loro per nove giorni a ossigeno ridotto vicino alla ormai celebre “Pattaya beach”. In tutto un gruppo di nove persone, oltre al secondo subacqueo per ciascun calciatore e a un’ altra decina di sommozzatori rimasti schierati per i tre giorni del trasferimento lungo l’ultimo tratto del percorso tra la base numero 3 e l’uscita. Concluso il loro lavoro che ha visto la collaborazione internazionale di parecchi Paesi stranieri, alcuni considerati “nemici”, i sub sono andati a scaricare su un letto comodo per la prima volta la tensione e la fatica tenute a bada dall’adrenalina della loro missione.
“Il Comandante in Capo Oleksandr Syrskyi ha fornito un aggiornamento sulla situazione in prima linea. In molte direzioni la situazione rimane difficile”. Lo scrive Volodymyr Zelensky su X. “Solo a mezzogiorno, si sono già verificati quasi 70 attacchi russi. Gli scontri si concentrano nelle direzioni di Pokrovsk, Kramatorsk, Lyman e Kursk”. E “le nostre forze continuano le operazioni difensive in aree specifiche delle regioni di Kursk e Belgorod”, ha assicurato, dopo che ieri Mosca aveva annunciato la completa riconquista del Kursk. Zelensky ha chiesto una rinnovata pressione sulla Russia ad accettare la tregua proposta dagli Usa.
Secondo Zelensky “la situazione in prima linea e l’azione dell’esercito russo dimostrano che l’attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra. Presto saranno passati cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato, una proposta che l’Ucraina aveva accettato l’11 marzo”. Per questo motivo, “è necessaria una pressione più tangibile sulla Russia per creare maggiori opportunità per una vera diplomazia”, ha avvertito, ringraziando “tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina”.
Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti
Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.
Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).
Il cordoglio della città e della comunità filippina
La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.
Le drammatiche immagini dell’incidente
Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.
Il dolore delle autorità
Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.
Donald Trump ha deciso di accelerare i tempi. Dopo mesi di logoramento sul fronte, ora il presidente americano punta a ottenere da Vladimir Putin un’apertura concreta ai colloqui diretti, oltre a una tregua immediata e “senza condizioni” che apra la strada ai negoziati di pace. A dirlo chiaramente è stato lo stesso Trump, mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare.
Il piano di Trump e la controproposta di Kiev
Mentre la Russia rivendica la completa riconquista della regione di Kursk, l’Ucraina propone come contromossa uno schieramento internazionale che impedisca futuri attacchi russi. Una misura di garanzia per evitare che la tregua si trasformi in una nuova aggressione. Nonostante le difficoltà militari, Volodymyr Zelensky sembra disposto a valutare un compromesso “dignitoso” per salvaguardare l’indipendenza ucraina dopo tre anni di guerra.
Il compromesso proposto da Kiev prevede:
La difesa della sovranità nazionale senza limitazioni sull’esercito.
L’utilizzo degli asset russi congelati in Occidente per il risarcimento dei danni di guerra.
L’ombra della resa dei conti e la pressione di Trump su Putin
Trump, incontrando Zelensky a Roma all’ombra della Cupola di San Pietro, ha fatto capire che il tempo stringe. Ammette apertamente il sospetto che Putin voglia “continuare la guerra” per logorare la situazione e far perdere tempo agli Stati Uniti. Una strategia che Trump non intende subire, rilanciando l’obiettivo di concludere la guerra nei primi 100 giorni della sua presidenza.
L’annuncio della riconquista russa della regione di Kursk, accompagnato dal primo riconoscimento ufficiale dell’uso di truppe nordcoreane da parte di Mosca, alimenta le preoccupazioni. Ma allo stesso tempo, la Russia continua a mostrare difficoltà economiche profonde nonostante il regime autarchico tenti di nascondere la crisi.
Il difficile equilibrio: salvare l’onore per tutti
Per Trump, per Putin e per Zelensky l’obiettivo è quello di poter dichiarare una vittoria:
Trump vuole essere il presidente che ha portato la pace.
Putin vuole presentarsi come il difensore della “Madre Russia” contro l’Occidente.
Zelensky vuole salvaguardare la sovranità e l’onore nazionale.
Il 9 maggio, data simbolica della vittoria sovietica sul nazismo, si avvicina. Putin punta a presentarsi come vincitore, ma senza un vero accordo, la guerra rischia di continuare nel logoramento reciproco.