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Tarantino, ‘io, la violenza e il mio ultimo film’

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Che Quentin Tarantino abbia definitivamente ritrovato nella cinefilia, nella critica e nella scrittura sul cinema la sua nuova passione era chiaro fin dal suo tour europeo per presentare il saggio Cinema Speculation, edito in Italia da La Nave di Teseo. Già allora non ha negato che in autunno tornerà dietro la macchina da presa per un film, The Movie Critic, che annuncia “l’ultimo almeno da regista”, ma quando gli si chiede qualche dettaglio in più scivola in una risata contagiosa e dice: “Se annunciassi tutto in anticipo che sorpresa sarebbe?”. E poi, più in confidenza, “quel che uno scrive talvolta poi lo cambia. Il mio vantaggio rispetto ad altri registi è che i copioni sono miei e quindi fino all’ultimo posso tradirmi.

Dopo sarà il pubblico a decidere”. Arrivato a Cannes come ospite d’onore della Quinzaine des Cinéastes nel giorno di chiusura, Tarantino ha mantenuto la promessa di portare con sé un “film sorpresa” che è stato proiettato prima del dialogo tra lui e il pubblico, naturalmente in una frusciante copia in 35mm, con tutto il sapore della memoria cinematografica del suo cantore. Il film è Rolling Thunder, un revenge movie con Willam Devane e un giovanissimo Tommy Lee Jones, diretto dall’esperto artigiano John Flynn nel pieno della controcultura americana degli anni ’70.

La sceneggiatura appartiene a Paul Schrader ma Quentin precisa subito che il film fu rigettato dallo sceneggiatore di Taxi Driver che ne doveva essere idealmente l’altra faccia. “Ho parlato con Paul e mi ha spiegato che il suo copione – fedele al film per buona parte – voleva essere una denuncia del razzismo e del fascismo dell’americano medio, prendendo a protagonisti due reduci del Vietnam che in seguito a una brutale violenza di una gang messicana, preparano un massacro da autentici killer suprematisti. Invece nel film questo aspetto è molto attenuato e alla fine noi parteggiamo per i due ex soldati, che sparano e ammazzano dopo aver ripreso l’uniforme.

Ho detto a Schrader che aveva ragione e che questo è davvero un film fascista, ma resta il più bello di tutti nella sua categoria. Alla metà degli anni ’70 non passava mese che non apparisse un nuovo revenge movie e l’idea di Schrader era proprio quella di mostrare l’altra faccia dello specchio. Non è andata così, ma il film resta bellissimo, il migliore di Flynn. Io andai a vederlo portato da mia madre e dall’uomo che allora stava con lei e in realtà speravo soprattutto nel secondo spettacolo, un film di kung fu di cui parlavano tutti i miei amici. Quello lo vidi molto più tardi ma di fronte a Rolling Thunder capii che un giorno o l’altro avrei voluto scriverne da critico, perché era così pieno di idee che in parte ho perfino adottato anche io che ne valeva davvero la pena”. Gli chiedono se anche i film di Don Siegel con l’ispettore Callaghan non abbiano un ruolo ideologico in una certa età dell’America. “A Siegel non importava nulla della politica e della sociologia, voleva fare cinema adrenalinico ch colpisse lo spettatore. Io lo capisco bene e in genere sono d’accordo con lui. Se poi nei miei film aggiungo altri aspetti, questa è una mia responsabilità: se non vi piace potete prendervela con me”. Gli domandano, ovviamente, se la violenza lo attira e se resta un suo tratto caratteristico e catartico. “Lo ammetto, i film violenti mi piacciono proprio come altri amano le commedie, i musical, i drammi.

Ma ci sono sempre dei limiti: io per esempio non sopporto di veder far male sullo schermo agli animali, nemmeno agli insetti. E non pagherei mai per vedere uno snuff movie. Il cinema è come i giochi dei bambini, fa finta ed è bello proprio perché appartiene al territorio della fantasia. Spesso mi arrabbio con le scene violente ma perché sono girate o scritte male. Questa è un’altra storia”. Si torna infine a Taxi Driver che occupa un capitolo importante di Cinema Speculation, quando Tarantino immagina come sarebbe stato quel copione nelle mani di Brian De Palma, a cui Schrader lo aveva offerto prima che a Scorsese.

“Io credo che Martin abbia fatto un film bellissimo, davvero il meglio che poteva realizzare e uno dei migliori film del secolo. Ho solo detto che De Palma non avrebbe ceduto alle pressioni dei produttori per sostituire un afro con Harvey Keitel solo per non irritare la comunità e i sentimenti di quel momento. Oggi non posso separare Taxi Driver da Harvey, ma mi disturba pensare che un regista abbia dovuto piegarsi agli Studios. La colpa è loro!”. Applaudito come una star, capace di vedersi mezzo film insieme al popolo della Quinzaine, in giacca blu e sneakers bianche, Tarantino alterna per oltre un’ora riflessioni serie e gigionerie da attore consumato, come quando fa la parodia dei “prossimamente” della sua infanzia. Si conferma beniamino di una nuova generazione cinefila a cui regala il gusto della memoria.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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