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Cronache

Sulla Marmolada trovati corpi di due dispersi, 9 i morti

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Salgono a 9 le vittime accertate del disastro sulla Marmolada del 3 luglio scorso. Due in piu’ rispetto a ieri, di cui 4 riconosciute dai famigliari (la trentina Liliana Bertoldi ed i veneti Flippo Bari, Tommaso Carollo e Paolo Dani), mentre 5 non sono ancora stati identificati. I feriti sono sette: 4 ricoverati a Trento, tre negli ospedali veneti, con i due tedeschi che stanno meglio. Con il ritrovamento odierno dei resti delle due vittime – probabilmente una delle due coppie venete che risultavano disperse – scendono a tre le persone ancora sotto il ghiacciaio della Marmolada, tutte e tre venete, una coppia ed un giovane. Delle tre vittime non ancora identificate, due, in fase di riconoscimento, dovrebbero essere della Repubblica Ceca, mentre rimane un corpo senza nome. Mentre continuano le polemiche, stigmatizzate dal Soccorso Alpino (“basta sentenze sui social”), il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, ha detto che “la prevedibilita’ dell’evento e’ esclusa, non c’e’, noi apriamo tutte le porte che abbiamo davanti per verificare cosa e’ successo e ricostruire il fatto”. Indagini e lavoro sul campo proseguono, comunque, di pari passo: il ritrovamento dei corpi avvenuto oggi e’ stato possibile grazie alle alte temperature in quota, che hanno permesso un abbassamento del manto di fango, ghiaccio e roccia causato dal crollo del seracco. E’ previsto invece per domani mattina – se le condizioni della calotta del ghiacciaio rimasta in posizione sulla vetta della Marmolada lo permetteranno – l’intervento di terra sui detriti del seracco crollato la scorsa domenica. Una squadra interforze e altamente specializzata, formata da 14 operatori, tra cui due conduttori cinofili della Guardia di finanza, si porteranno sulla zona del disastro, per un sopralluogo “vista e udito”, con lo scopo di cercare eventuali resti non ancora individuati dai frequenti sorvoli di droni ed elicotteri, che comunque proseguiranno nei prossimi giorni. Si tratta di un intervento particolarmente rischioso, dato che una parte della calotta interessata dal disastro, grava ancora sul pendio sottostante. Nella giornata sono state approntate e tarate le strumentazioni tecniche che permetteranno di seguire i movimenti del ghiaccio. Dalle analisi degli esperti di Meteotrentino, le temperatura sono in fase di abbassamento, con un consolidamento dell’acqua di fusione del ghiacciaio. Tuttavia non si escludono nuovi crolli, anche di piccole dimensioni. Interferometri e radar terranno sotto controllo il ghiacciaio per tutta la notte, registrando anche i piu’ piccoli cedimenti. Un e’quipe specializzata della Protezione civile, poi, analizzera’ i dati, ricostruendo un quadro di rischio in tempo reale. I soccorritori saranno chiamati ad ispezionare i lati e la parte piu’ bassa del deposito. Verra’ effettuato un esame approfondito dello strato superficiale della colata di fango, ghiaccio e roccia, nel tentativo di individuare altri resti o apparecchiatura tecnica. Non si sa ancora se sara’ possibile effettuare degli scavi o delle indagini approfondite. La valutazione verra’ effettuata direttamente sul posto, in relazione alla pericolosita’ degli interventi. “Vi e’ un’attenzione massima alla sicurezza degli operatori a terra, con un elicottero che rimarra’ in volo e potra’ attaccare mediante corda fissa gli operatori mentre si muovono, per un evacuazione immediata”, ha spiegato il presidente nazionale del Soccorso alpino, Maurizio Dellantonio. Appena concluso l’intervento a terra, proseguira’ l’attivita’ dei droni, ritenuta importante per i risultati ottenuti in questi ultimi giorni. Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha detto che non vi e’ l’intenzione di sospendere le ricerche. E dai vescovi italiani e’ venuto un appello a “proteggere la casa comune” e una partecipazione al dolore dei parenti delle vittime.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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