Collegati con noi

Cronache

Marmolada, trovati vestiti e resti: 7 morti e cinque dispersi

Pubblicato

del

Prosegue il doloroso riconoscimento dei resti delle vittime travolte dal crollo del seracco sommitale della Marmolada. I numeri, anche quelli dei dispersi, stanno progressivamente stabilizzandosi. Piano piano, infatti, stanno ricomparendo persone che erano state date per disperse, come ad esempio due alpinisti francesi che sono stati sfiorati dalla frana di ghiaccio e hanno raccontato che, in quel drammatico momento, sulla via normale c’erano almeno 12 persone. Un numero che, calcolando i decessi ufficiali con i nomi delle persone che sono state cercate dai parenti, viene considerato realistico, dal momento che le vittime ufficiali sono 7 ed i dispersi 5, tutti di nazionalita’ italiana. Le persone rintracciate in gran parte erano straniere, ha spiegato il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, che non avevano colto la gravita’ del momento non avendo informazioni e che si sono fatti vivi tramite le rispettive ambasciate. Altri invece sono stati segnalati da parenti o amici nei giorni scorsi e si sono fatti vivi lunedi’ sera e questa mattina. Gli inquirenti hanno ascoltato anche oggi, come nei giorni scorsi, diversi testimoni, come ad esempio il gestore del rifugio a Punta Penia, proprio per cercare di capire quante persone si trovassero sul ghiacciaio al momento del crollo del seracco. Intanto, per il riconoscimento dei resti, sara’ fondamentale il lavoro dei carabinieri del Ris di Parma, che dovranno confrontare i campioni di materiale genetico prelevati dai resti recuperati sul ghiacciaio con quello dei parenti che sono alla ricerca dei loro cari.

Anche oggi i droni del Soccorso alpino e dei vigili del fuoco hanno sorvolato le zone primarie di rinvenimento dei reperti sia umani che di abbigliamento e dell’attrezzatura tecnica: “Anche questa mattina, in tre o quattro punti, abbiamo ritrovato sia dei resti umani che attrezzatura alpinistica e tutto e’ stato gia’ prelevato dagli operatori in elicottero”, ha spiegato il presidente del Soccorso alpino nazionale, Maurizio Dellantonio. “Ci sono – ha aggiunto Dellantonio – parti umane, di dimensioni molto piccole, tanti neanche collocabili in una parte del corpo o l’altra. Tutti quanti verranno esaminati per trovare anche un minimo di relazione tra un reperto e l’altro”. Quelle di prelievo dei reperti sono operazioni delicate e pericolose: quando un drone individua delle tracce, un soccorritore viene poi calato dall’elicottero per raccogliere velocemente i resti o le attrezzature tecniche emerse dal ghiaccio e dal pietrisco. Il rischio di crolli e’ infatti molto alto e se un distacco si verificasse durante una ricognizione il tempo per mettersi in salvo sarebbe minimo, considerato che la parte di seracco ancora attaccata alla montagna ha un fronte di ghiaccio di 200 metri con un’altezza di 60 metri ed una profondita’ di 80 metri. Una situazione che preoccupa gli esperti nivologici e glaciologici, soprattutto per le fratture che si sono create a monte della parte che e’ rimasta sulla cima della Regina delle Dolomiti. Malgrado la pericolosita’ della situazione, giovedi’ – probabilmente – una squadra con personale esperto pratico della zona interverra’ sul posto, anche con il supporto di Unita’ cinofile. I droni, che hanno sorvolato per due giorni il ghiacciaio, faticano ormai a rivelare tracce utili, perche’ nella parte piu’ bassa la neve si e’ sciolta lasciando scoperto uno strato polveroso e ghiaioso. Per questo si e’ deciso di intervenire “a vista”, pur con i rischi del caso. Intanto al rifugio Marmolada sono stati montati un interferometro ed un radar doppler in grado di captare le minime variazioni sul fronte glaciale, sia quello che si e’ staccato che quello intonso. Lo ha detto Mauro Gaddo di MeteoTrentino. I dati raccolti dagli strumenti saranno trasmessi ad un centro di controllo per essere processati e analizzati.

Rintracciati 8 dispersi, Marmolada ora è off limits

Scende, anche se rimane drammatico, il bilancio della tragedia sulla Marmolada. Se i morti rimangono fermi a sette – e’ stata identificata la quarta vittima – e’ fortunatamente disceso a cinque il numero dei dispersi, con otto persone che hanno dato buone notizie di se’. E tutto il massiccio e’ diventato off limits, con la decisione del comune di Canazei di rinforzare le misure contro i curiosi che numerosi si avvicinano al Fedaia. Un disastro su cui oggi ha invitato a riflettere il presidente Mattarella, durante la sua visita in Mozambico, come “elemento simbolico di quello che il cambio climatico, se non governato, sta producendo nel mondo. Richiede piena collaborazione di tutti, senno’ non e’ governato. Ci sono Paesi che non si impegnano. Occorre richiamare tutti – ha ammonito – ad assumere impegni ulteriori”. Al conto dei ‘sommersi e salvati’ della Marmolada oggi si aggiunge come vittima Liliana Bertoldi, 54 anni, commerciante ambulante di Levico (Trento); resta in ballo l’identita’ di un morto, ancora non identificato, che potrebbe coincidere con uno dei dispersi, tutti italiani. Il totale sarebbe di 11-12 persone, piu’ o meno il numero stimato da due testimoni francesi, che si trovavano in zona al momento del distacco della frana. Otto infine i feriti, dei quali uno dimesso dall’ospedale. Terminato anche il lavoro di attribuzione delle auto che erano parcheggiate a passo Fedaia. E’ “rientrato” nel conto dei sopravvissuti anche il paziente sconosciuto in prognosi riservata all’ospedale di Treviso. Grazie ai reperti consegnati dai genitori al presidente del Veneto, Luca Zaia, e’ stato possibile accertare che si tratta di un trentenne residente a Fornace, in provincia di Trento.

Per il resto, e’ continuata l’incessante opera di ricerca da parte del Soccorso Alpino, della Guardia di Finanza sulla sommita’ del monte, sempre con l’utilizzo di droni per la ricognizione sulla superficie gelata, quindi con brevissime discese per il recupero dei reperti. Il capo del Soccorso Alpino, Maurizio Dellantonio, ha definito i ritrovamenti “dolorosi”, prevalentemente “parti umane di dimensioni molto piccole, tanti neanche collocabili in una parte del corpo o l’altra. Tutti quanti verranno esaminati – ha annunciato – per trovare anche un minimo di relazione tra un reperto e l’altro”. E oggi sono emersi dal ghiaccio altri resti, oggetti o brandelli di vestito ma anche reperti umani, la cui attribuzione non e’ certa e per cui non entrano nel computo delle vittime. Questo sara’ un compito anche per gli accertamenti sul Dna, che verranno eseguiti dal Ris di Parma. Domani e’ in programma una riunione operativa presso la Procura della repubblica di Trento, che non ha ancora dato il nulla osta per lo svolgimento dei funerali delle vittime. Oggi intanto il Comune di Canazei ha emesso un’ordinanza che esplicita la chiusura totale del massiccio della Marmolada, sia sul versante trentino dove si e’ consumata la tragedia, sia su quello veneto. Un modo anche per scoraggiare i curiosi che affollano la strada per passo Fedaia, da cui si vede nettamente il grande ‘scalino’ provocato dal seracco caduto. “In concreto non cambia niente – ha precisato il sindaco Giovanni Bernard – nel senso che gia’ da domenica, dopo la tragedia, c’era la chiusura della Marmolada. Abbiamo capito che forse al momento non c’era stata comunicazione, pero’ il provvedimento era di chiusura fin dall’inizio”. Bernard ha anche preannunciato l’intenzione di proclamare una giornata di lutto cittadino per sabato prossimo. E’ stato anche il giorno della rabbia per alcuni dei congiunti dei dispersi. La madre di un giovane ha protestato contro l’invadenza dei giornali sulla propria vita privata; la sorella della dispersa Erica Campagnaro ha promesso di “andare fino in fondo” e capire perche’ domenica non fosse stato diramato un avviso di pericolo “con l’acqua che scendeva sotto il ghiacciaio”. “Capisco la rabbia dei parenti – ha commentato il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti – ma e’ stato un evento eccezionale, direi unico”.

Advertisement

Cronache

Sgarbi è grave al Gemelli, l’appello di Veneziani: “Rialzati e cammina, capra!”

Pubblicato

del

È un invito affettuoso e provocatorio quello lanciato dal giornalista e scrittore Marcello Veneziani (foto Imagoeconomica in evidenza) a Vittorio Sgarbi, ricoverato da giorni al Policlinico Gemelli di Roma per problemi di salute aggravati da uno stato di profonda depressione. “Vorrei gridare al mio amico Sgarbi ‘Rialzati e cammina, capra!’”, ha scritto Veneziani in una lettera pubblicata in prima pagina su La Verità, il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.

Il rapporto tra Veneziani e Sgarbi

«Ci conosciamo da moltissimi anni», racconta Veneziani. «Ci siamo incrociati in mille convegni e dibattiti, e Vittorio ha collaborato con il mio “L’Italia settimanale” curando una rubrica di polemiche». Un’amicizia solida ma “a distanza”, ironizza lo scrittore, che ammette di non aver mai seguito i ritmi notturni sfrenati di Sgarbi.

Dietro il personaggio controverso, Veneziani ha sempre colto qualcosa di diverso: «La sua aggressività è quasi puerile, mai cattiva. In lui ho visto sempre un talento puro, una capacità rara di spiegare l’arte e i suoi autori come pochi altri».

La crisi di Sgarbi e il “narcisismo ferito”

Oggi, però, il critico d’arte si confronta con un momento difficile: «La depressione che lo colpisce – spiega Veneziani – è figlia del suo narcisismo ferito. Si rende conto che molte delle sue libertà non potrà più praticarle e sente che il suo universo si restringe. È un trauma per uno come lui, convinto di poter cavalcare il mondo».

Ma c’è anche una speranza, un futuro possibile: «Lo conosco – dice Veneziani – e non escludo affatto un risorgimento personale. Ma dovrà attraversare una “piccola morte”, lasciarsi alle spalle il “Vittorio Uno” per diventare il “Vittorio Due”. Un uomo meno egocentrico, più legato al mondo reale».

Ritrovare sé stesso attraverso i Maestri

Per Veneziani, la chiave potrebbe trovarsi proprio nel mondo dell’arte: «Deve tornare ai suoi Maestri. A Longhi, Zeri, ma soprattutto a Caravaggio e Raffaello. È da loro che Vittorio può trarre la forza per rialzarsi. Le nostre vite sono fragili e passano, ma le opere dei grandi restano. E lui deve continuare a parlarci di loro finché potrà».

Un’ondata di affetto

Tanti, in questi giorni, hanno manifestato affetto e preoccupazione per Sgarbi: la compagna Sabrina, la sorella Elisabetta, Alba Parietti, David Parenzo. Anche un fedele collaboratore come Santino, ex carabiniere, continua a stargli accanto con dedizione assoluta.

«Ho esitato prima di scrivere questa lettera», confessa Veneziani. «Ma era giusto dimostrargli che c’è chi gli vuole bene e lo sostiene, anche nel dolore. Sgarbi sa suscitare sentimenti forti, che possono trasformarsi in affetto autentico».

In attesa del risveglio

Il giorno stesso in cui papa Francesco è stato dimesso dal Gemelli, Sgarbi resta ricoverato nello stesso ospedale. «Una coincidenza singolare – conclude Veneziani – Abbiamo già visto un happy end. Speriamo ora nel bis, per Vittorio».

Continua a leggere

Cronache

Ricerca sui Campi Flegrei: gli aumenti di temperatura precedono i terremoti

Pubblicato

del

Significativi aumenti di temperatura a livello del suolo precedono di alcuni giorni i terremoti più intensi che si verificano nei Campi Flegrei: lo ha scoperto lo studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, analizzando i dati raccolti da uno strumento installato a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il 17 maggio 2024, ad esempio, un aumento di temperatura di 5 gradi ha anticipato di tre giorni il sisma di magnitudo 4.4, mentre la variazione di 7 gradi registrata il 21 settembre 2023 ha preceduto l’evento di magnitudo 4.2 avvenuto il 27 dello stesso mese.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Remote Sensing Letters, indica che l’utilizzo di questi dati potrebbe fornire un aiuto importante nel sistema di allerta alla popolazione. Gli autori dello studio, Alessandro Piscini e Cristiano Fidani, hanno esaminato i dati ottenuti tra 2021 e 2024 da Ecostress, un sensore della Nasa posizionato sulla Iss che raccoglie immagini termiche con un’elevata risoluzione spaziale di 70 metri e che consente un monitoraggio costante, poiché passa sulla stessa area ogni 3 giorni circa.

I due ricercatori si sono concentrati su due aree della Solfatara, uno dei quaranta vulcani che costituiscono i Campi Flegrei: “Abbiamo rilevato variazioni anomale di temperatura nella zona della Solfatara che hanno preceduto alcuni terremoti di maggiore intensità – dice Piscini – con un anticipo che va da pochi giorni a poche settimane”.

I risultati mostrano che la differenza di temperatura tra le due aree è aumentata negli ultimi anni: ciò è coerente con l’aumento osservato per altri segnali, come l’innalzamento del suolo e l’emissione di anidride carbonica. I dati, inoltre, sono stati analizzati con due metodi differenti, che permettono una maggiore sicurezza nell’interpretazione dei risultati. “Le anomalie evidenziate attraverso due analisi statistiche differenti – afferma Fidani – ci rendono più fiduciosi riguardo il possibile legame tra la fluttuazione di temperatura superficiale e l’attività sismica dell’area”.

Continua a leggere

Cronache

Ossigeno, terapia e agenda ridotta, la nuova routine di Papa Francesco

Pubblicato

del

La nuova routine del Papa interroga anche il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, uno dei più stretti collaboratori di Francesco, tra i pochi che hanno mantenuto i contatti e gli incontri con lui anche durante la degenza al policlinico Agostino Gemelli. “Penso che per il momento si sottoporranno al Papa soltanto i dossier più importanti, le cose più rilevanti che richiedono una decisione da parte sua anche per non affaticarlo troppo, poi a mano a mano che riprenderà, si tornerà, diciamo al ritmo normale”, afferma nel pomeriggio a margine di un convegno. Parolin sarà senz’altro uno dei primi a varcare la soglia di Santa Marta per discutere degli affari correnti con Francesco.

Per ora, però, dopo che già ieri Bergoglio ha di fatto subito “disobbedito” alle raccomandazioni dei medici di osservare uno stretto riposo e di non eccedere negli incontri, forzando la mano alla scorta per deviare verso Santa Maria Maggiore prima del rientro definitivo in Vaticano, il Papa è rimasto tranquillo, accudito dal suo entourage. Con lui a Santa Marta, pensionato vaticano trasformato in sua residenza, ci sono i due segretari, l’infermiere di fiducia Massimiliano Strappetti, l’altro infermiere personale, Andrea Rinaldi, e poi infermieri specializzati del Gemelli di rinforzo oltre al personale che generalmente si occupa della domus. Farà avanti e indietro Luigi Carbone, il suo medico curante e vice-Direttore della Direzione, medici, infermieri, e operatori socio-sanitari del Vaticano.

Non molte persone, tutte abbastanza familiari con il Papa e le sue abitudini. Al piano terreno c’è la reception con i vari salottini dove prima del ricovero era solito incontrare persone. Al secondo piano le stanze, tra cui la sua che già da tempo si ha cura di lasciare abbastanza isolata per non disturbare la privacy del Pontefice. Una suite con una stanza da letto, uno studio, più il bagno. Naturalmente Santa Marta è stata rifornita adeguatamente di bombole di ossigeno ma senza allestimenti particolari, aveva specificato già sabato scorso Carbone. Difficile che dentro Santa Marta il Papa possa effettuare la fisioterapia motoria, oltre a quella respiratoria, di cui ha bisogno. Durante la degenza al Gemelli ha accumulato molti liquidi. Si studia quindi un luogo adatto dove possa fare un po’ di esercizio senza essere troppo disturbato.

Domani l’agenda è di fatto vuota, come ogni martedì. Da mercoledì, solo in via teorica, riprenderebbero invece gli appuntamenti da calendario ma per l’udienza generale e l’Angelus di domenica si profila di nuovo la soluzione del testo scritto, magari per quest’ultimo giusto un affaccio come ieri dal Gemelli. Non parteciperà invece il Papa al Giubileo dei Missionari della Misericordia dal 28 al 30 marzo, né al Giubileo degli ammalati il 5 e 6 aprile. Uno spiraglio rimane aperto invece, per un incontro con il re Carlo in visita in Italia con la consorte Camilla dall’8 al 10 aprile.

A Santa Marta, potrebbero avere con il Pontefice un incontro riservato e protetto, magari con l’ausilio di mascherine anche se in diversi hanno notato che nessuno dei collaboratori di Bergoglio, dall’infermiere Strappetti passando per i segretari fino ai vari gendarmi, la porta. Possibile poi che a breve verranno sospesi i rosari per la guarigione del Papa a San Pietro, gestiti ora dall’arciprete della Basilica, il cardinale Mauro Gambetti dopo che l’organizzazione iniziale era stata lanciata dal Decano, il cardinale Giovanni Battista Re. Da vedere, comunque, quanto il Papa, obbedirà ai medici tanto che la domanda in merito posta dai giornalisti ha fatto sorridere lo stesso Segretario di stato, Parolin. In vista ci sono la Pasqua e la canonizzazione, il 27 aprile, di Carlo Acutis con già 100mila iscritti. Il Papa potrebbe riservare sorprese.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto