“Se il governo supera questa fase arriviamo al 2050…”. Cosi’ una fonte di primo piano della maggioranza descrive la corsa a ostacoli che attende Giuseppe Conte. Il 9, in Aula, la risoluzione sul Mes sara’ il primo, cruciale guado del governo, con l’ombra del “no” dei frondisti M5S. Poi sara’ la volta del Consiglio Ue, dove oltre al difficile negoziato con Polonia e Ungheria, il premier dovra’ vedersela con chi, a Bruxelles, comincia a far filtrare una qualche preoccupazione sulla tenuta dell’esecutivo. Infine c’e’ il nodo del Recovery e di quella task force che Matteo Renzi, scottato dalle resistenze di Conte al rimpasto, ha tutta l’intenzione di non avallare. Ma il premier si mostra sicuro. “Il governo non cadra’”, scandisce in un’intervista a La Repubblica. I numeri, in effetti, non sono disperati neanche al Senato. La maggioranza balla tra 166 e 168 (con i senatori a vita Monti e Cattaneo” con l’incognita di FI dove piu’ si un parlamentare potrebbe disobbedire all’ordine di scuderia del “no” al Mes e sganciarsi dall’asse Lega-Fdi. Le defezioni del M5S ci saranno ma non saranno copiose. E forse, piu’ che al voto contrario, i frondisti si appelleranno all’escamotage dell’assenza. Anche perche’, nei vertici, la pazienza e’ al limite. “Quando si dice che mercoledi’ non e’ in ballo il governo Conte, quando si dice che si puo’ andare in UE a obbligare a fermare tutti, che su questo argomento non c’e’ stato confronto, e’ tutto inutile…”, spiega una fonte parlamentare di primo piano del M5S. La congiunta notturna ha lasciato piu’ di uno strascico. E nel mirino dell’ala governista sono finiti, in particolare, i senatori Nicola Morra, Orietta Vanin e Bianca Laura Granato oltre ai “descamisados” della Camera, in testa Maniero e Raduzzi. L’impressione e’ che, chi mercoledi’ votera’ contro, un minuto dopo sara’ fuori dal M5S. E Luigi Di Maio e’ in pieno asse con il premier. “Basta con le polemiche”, torna ad avvertire oggi il titolare degli Esteri. La chiave per risolvere il sudoku del si’ del Parlamento alla riforma del Mes e’ la “risoluzione unitaria” di M5S, Pd, Iv e Leu. Ogni parola sara’ pesata al dettaglia e sara’ probabile oggetto di lunghe contese tra gli alleati. Il Movimento, per placare l’ira dei dissidenti, avrebbe mirato a mettere nero su bianco il “no” all’attivazione del Mes ma ne’ il Pd ne’ Iv lo permetteranno. E le divergenze, in occasione del “Live in Courmayeur”, sfociano su Skytg24 con un duro botta e risposta tra Renzi e Vito Crimi. “E’ allucinante non prendere il Mes, si risparmiano 300 milioni l’anno”, sottolinea il leader di Iv replicando al capo politico che sostiene come, al posto del Mes, si possa fare un nuovo scostamento di bilancio. “Con il Mes si risparmiano 300 milioni ma si ipoteca il futuro degli italiani come per la Fornero”, attacca Crimi. Quindi Renzi punta il mirino su Conte. “Ha detto che ha i migliori ministri, contento lui contento tutti, ma serve un salto di qualita’. Quello che vogliamo dirgli lo diremo in Aula”, avverte l’ex premier. Il “no” di Conte al rimpasto, nell’intervista a La Repubblica, e’ in realta’ al tempo stesso duro (“e’ una formula che andrebbe esiliata dalla politica”) ma non assoluto. Il premier vuole che chi ambisce al rimpasto esca allo scoperto. “Se una forza dovesse ravvisare l’opportunita’ di migliorare la sua squadra, questo sarebbe un altro discorso”, spiega. Del tema, prima o poi se ne parlera’. Magari gia’ al vertice tra Conte e i 4 leader chiamato, nei prossimi giorni, a dirimere lo stallo dei tavoli di maggioranza su riforme. Nel frattempo, il gioco del rimpasto si potrebbe trasferire nella cabina di regia sul Recovery che, salvo colpi di scena, lunedi’ sara’ varata dal Cdm. Conte non ufficializzera’ i nomi dei 6 top manager per monitorare i progetti del Recovery. Sa che su quei nomi si concentrera’ l”ennesima battaglia di posizione tra gli alleati. Ma sulla cabina di regia non cambia idea, nonostante la contrarieta’ di Iv. “I ministri non saranno espropriati della loro funzione di indirizzo”, ribadisce Conte, preoccupato, soprattutto, del rischio stallo sul Recovery. Anche perche’ i fari di Bruxelles – e del Colle – sono piu’ che mai accesi sul governo. “L’Italia gioca col fuoco”, scriveva in mattinata Die Welt. Dando, forse, eco ai primi segnali di preoccupazione che si respirano a Berlino sul governo Conte II.