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Cinema

Successo per “Los Angeles, Italia 2019”, il Festival del cinema italiano di Pascal Vicedomini è un assaggio della serata degli Oscar

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Siamo a Los Angeles ma sembra di essere in Italia. Il  “LA ITALIA 2019” (“Los Angeles, Italia”),  il festival di Pascal Vicedomini che ogni anno, da quattordici anni a questa parte, porta l’Italia cinematografica nel cuore di Hollywood nella settimana che precede la cerimonia degli Oscar, è un appuntamento cult. La serata ha visto la proiezione di due film potenti, ‘Il primo re’ di Matteo Rovere, con Alessandro Borghi e Alessio Lapice e, in anteprima mondiale ‘Lucania, terra di sangue e magia’ di Gigi Roccati con Joe Capalbo e Angela Fontana.

Tra le due proiezioni, la cerimonia di chiusura del festival, con la sfilata di molti candidati agli Oscar che si terranno domani: Adam McKay, regista di ‘Vice’, uno dei titoli nella categoria Miglior film e lui stesso candidato fra i registi, Nick Vallelonga, candidato per la sceneggiatura di ‘Green Book’, altro film fra gli otto migliori; i candidati per le colonne sonore di ‘Se la strada potesse parlare’ (Nicholas Britell) e BlacKkKlansman (Terence Blanchard), Marc Shaiman e Scott Wittman autori di ‘The Place Where Lost Things Go’, dalla colonna sonora di Mary Poppins Returns e Anthony Rossomando, uno degli autori di Shallow, la canzone nominata che fa parte della colonna sonora di ‘A Star is born’.

Lady Gaga. Pieno di nomination per la pellicola “A Star is Born” con Bradley Cooper coprotagonista con la popstar e al suo esordio come regista

Sul palco del festival Adam Mckay, ha ricevuto lo stesso premio vinto a Capri e con in mano le due statuette ha raccontato del suo amore per il cinema italiano: “Verso i 18 anni ero al college e ricordo che amavo già i film, andavo a noleggiare quelli dei grandi maestri italiani. In 5 giorni ho visto tutti i film di Fellini e ho capito che l’America ha creato la macchina produttiva, ma l’Italia ha fatto del cinema un’arte. Vice è stato ispirato da Paolo Sorrentino, perchè c’è un’ispirazione italiana in tutto quello che faccio, in tutto quello che il cinema crea e noi non possiamo fare altro che dire grazie all’Italia per il passato, il presente e il futuro”. Anche Nick Vallelonga, che nello scrivere la sceneggiatura di Green Book si è ispirato alla storia vera dell’amicizia fra suo padre Tony e il musicista afro-americano Don Shirley, ha avuto parole d’amore per l’Italia: “Amo il cinema italiano, ‘Nuovo Cinema Paradiso’, i film di Fellini, di Francis Ford Coppola, quelli sono i film che mi hanno toccato l’anima e io cerco di fare lo stesso”. LA ITALIA 2019 e’ stato quest’anno presieduto da Igino Straffi, uno dei massimi esponenti dell’animazione italiana, dall’attrice Maria Grazia Cucinotta e da Hayma Washington, già presidente degli Emmys: “E’ stata una settimana fantastica – ha detto la Washington – quando mi e’ stato chiesto di essere presidente del festival ho detto: ‘ma cosa abbiamo in comune?’ E’ stata la cosa piu’ ridicola che io abbia mai detto. Abbiamo tutto in comune. L’Italia ci ha fatto dei regali stupendi, come Francis Ford Coppola, l’arte e la bellezza della sua cultura”. La cerimonia e’ stata preceduta dalla proiezione in anteprima mondiale di ‘Lucania’, potente dramma ambientato in una terra magica, incastonata fra le montagne e il mare che sta morendo per lo spopolamento e per la piaga delle svernamento dei rifiuti tossici da parte della malavita organizzata. Il film, che racconta la forzata fuga da quelle terre di Rocco (Joe Capalbo) e di sua figlia Lucia (Angela Fontana) sara’ in Italia ad aprile. Dopo la cerimonia e’ stata la volta della premiere americana de ‘Il Primo Re’, ambientato nel 753 a.C., che racconta la storia di Remo (Alessandro Borghi) e del fratello minore Romolo (Alessio Lapice), pastori nei colli laziali. Travolti e quasi uccisi da un’inondazione violenta, vengono catturati dai soldati della vicina città di Alba Longa, che spadroneggia sulle popolazioni del territorio. Riusciranno a liberarsi e a porre le basi la fondazione di un villaggio chiamato Roma. Il film, interpretato completamente in latino e sottotitolato è stato accolto con entusiasmo dal pubblico americano. Il festival fondato da Pascal Vicedomini è una produzione dell’Istituto Capri nel mondo con sostegno del MIBAC, il patrocinio del MAECI, la partecipazione di SIAE e dell’ICE insieme a Intesa Sanpaolo, Campari, Isaia, Ambi Media Group, Tatatu, Rainbow Group, Rai Cinema, Rai Com, Medusa e Mediaset Italia.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Cinema

Morto a 65 anni l’attore americano Val Kilmer

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È morto all’età di 65 anni l’attore americano Val Kilmer. Lo rende noto la famiglia, citata dal New York Times. Il decesso è avvenuto a Los Angeles a causa delle complicazioni di una polmonite, ha spiegato la figlia Mercedes Kilmer. All’attore era stato diagnosticato un cancro alla gola nel 2014, da cui era riuscito a guarire. Tra le sue tante interpretazioni si ricordano in particolare quella Jim Morrison in ‘The Doors’ del 1991 di Oliver Stone, quella di Iceman in ‘Top Gun’ del 1986 di Tony Scott e quella di Bruce Wayne in ‘Batman forever’ del 1995 di Joel Schumacher.

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Cinema

Giovanni Bagnasco e “il mostro”: “Ho imparato a non essere vittima. La felicità è una responsabilità”

Nella serie L’arte della gioia è Ippolito, il “mostro” che conquista il cuore dello spettatore. Nella vita, Giovanni Bagnasco è un ragazzo di 25 anni con il volto segnato dalla sindrome di Treacher Collins e un’anima limpida che illumina ogni sua parola. In un’intervista al Corriere della Sera racconta la sua storia fatta di sfide, consapevolezza e rinascita.

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«Potrei scrivere un libro sugli sguardi. Da piccolo anche il non detto faceva male», racconta Giovanni Bagnasco. Il suo volto racconta una storia rara, segnata dalla sindrome di Treacher Collins, una malattia congenita che colpisce ossa e cartilagini del volto. Eppure, Giovanni ha imparato presto a distinguere tra due tipi di persone: «i cuori buoni e i cuori ciechi».

Cresciuto nella quiete di Chianciano Terme, tra campagna e spazi aperti, ha coltivato sogni artistici tra un lavoro da casellante e un corso di lingua dei segni mai concluso a causa del Covid. Fino all’improvviso incontro con il mondo del cinema, che lo ha accolto attraverso due provini superati: uno per Finalmente l’alba, l’altro con Valeria Golino per il ruolo di Ippolito.

“Il mostro” che racconta la forza interiore

«Il personaggio non è stupido, è solo stato isolato», gli dice Golino. E lui in quel ruolo riversa tutto: «la parte docile e quella vulcanica». Nessuna scuola di recitazione, ma la forza di una vita vissuta senza filtri. «Sul set, mentre giravo le scene più violente, pensavo ai momenti difficili vissuti», confessa.

E quando si parla d’aspetto, Giovanni è disarmante: «La parola ‘mostro’ non mi ferisce più, è solo una componente della mia vita». Da piccolo piangeva, si chiedeva “perché a me?”, ma oggi si è dato una risposta che lo guida: «Dovevo nascere così e basta. Fare la vittima non ti renderà felice».

L’amore, la musica, il futuro

Oggi è un attore emergente, ma anche un ragazzo che ha vissuto l’amore, che ha scritto testi rap, che ha lottato contro il dolore. «Ho ricevuto tanto e ho dato tanto», racconta. Sui social ci sta poco: solo per progetti artistici o per sostenere la onlus del suo chirurgo, la Smile House. «Da ragazzino, i social mi facevano male. Era una vita parallela».

La sua forza più grande è quella di saper vedere oltre: «Sembrerei più brutto se stessi sempre a disperarmi. Siamo tutti belli, se troviamo la nostra bellezza interiore».

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