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Cronache

Stupro di gruppo a Milano, 2 arresti grazie allarme passanti

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L’hanno trascinata in uno degli spazi verdi dei giardini di piazza Napoli, zona sud ovest di Milano, e l’hanno violentata in gruppo. Grazie alla segnalazione di alcuni passanti, pero’, sono intervenuti i carabinieri che sono riusciti ad arrestare due uomini, mentre un terzo e’ fuggito. Nuovi arresti, dunque, per violenza sessuale nel capoluogo lombardo. La vittima e’ una donna brasiliana di 42 anni. I militari del Nucleo radiomobile hanno bloccato un 42enne della Nuova Guinea mentre violentava la donna e un egiziano di 22 anni che aveva contribuito a bloccare la vittima. Un terzo e’ riuscito a scappare. La donna e’ stata portata all’ospedale Policlinico. Sempre a Milano proprio oggi e’ arrivata la sentenza seguita ad un’inchiesta ‘lampo’ con cui in una ventina di giorni la Procura e’ riuscita ad individuare il presunto responsabile di un brutale stupro a Segrate, nel Milanese, poco prima dello scorso Natale all’interno di un ascensore. Abusi ai danni di una donna che stava tornando a casa dopo una serata con un’amica. Oggi l’uomo, il 31enne libico Hamza Sara finito in carcere il 12 gennaio, e’ stato condannato a 7 anni e 8 mesi di reclusione in abbreviato dal gup di Milano Tiziana Gueli, a seguito dell’inchiesta dei carabinieri, coordinata dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro. Il giudice ha condannato l’imputato (con lo sconto di un terzo sulla pena previsto dal rito) per rapina e violenza sessuale aggravata e ha riconosciuto alla vittima (in aula e rappresentata come parte civile dal legale Andrea Prudenzano) una provvisionale di risarcimento di 20mila euro. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, la notte del 21 dicembre scorso il 31enne aggredi’ la donna sorprendendola nell’ascensore al secondo piano interrato del garage di un palazzo, dove la 44enne aveva appena parcheggiato la macchina dopo aver salutato l’amica. “Una volta entrata, mentre premevo il tasto del piano, sentivo la porta da cui ero entrata poco prima sbattere e subito compariva un ragazzo che in tutta fretta si fermava tra le porte dell’ascensore, bloccandolo”, ha raccontato ai carabinieri. Poi, a verbale ha ripercorso anche la violenza terribile e la rapina di pochi euro e del cellulare. Le indagini hanno consentito di ricostruire gli spostamenti del libico, con numerosi alias e coinvolto anche in un’inchiesta su alcune rapine, attraverso i sistemi di videosorveglianza, tracciando il percorso dalla stazione di Pioltello (da dove aveva preso un treno) a quella di Segrate e fino al garage del condominio. Spostamenti che si erano conclusi con la sua fuga dopo la mezzanotte dalla zona della violenza. Decisivo e’ stato anche “il confronto del suo dna”, come riportato nell’ordinanza firmata dal gip Roberto Crepaldi. E nella notte tra sabato e domenica scorsa i carabinieri, su disposizione del pm di turno Maurizio Ascione, hanno arrestato due uomini come presunti autori degli abusi ai danni di una brasiliana di 42 anni, in piazza Napoli. I militari sono intervenuti in seguito all’allarme lanciato da passanti e hanno bloccato un 42enne della Nuova Guinea mentre violentava la donna e un egiziano di 22 anni che aveva contribuito a tenere ferma la vittima. Un terzo uomo, invece, e’ riuscito a scappare.

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Milano, diciottenne ucciso a colpi di pistola nella notte

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Nella notte scorsa assurdo delitto alla periferia di Milano. Un giovane diciottenne, di origine slava, è stato brutalmente ucciso con tre colpi d’arma da fuoco al torace in via Varsavia, vicino all’ortomercato. Secondo quanto emerso da una prima ricostruzione, il ragazzo si trovava a bordo di un furgone quando è stato avvicinato da un gruppo di individui che hanno aperto il fuoco.

I dettagli dell’aggressione dipingono un quadro di violenza e paura. La vittima, evidentemente ignara del pericolo, stava riposando all’interno del mezzo insieme a una donna, forse la sua compagna. Gli assassini hanno infranto i vetri del furgone per accertarsi della presenza di persone all’interno, prima di aprire il fuoco. Il giovane è stato soccorso tempestivamente dagli operatori del 118, ma purtroppo i loro sforzi sono stati vani: è spirato poco dopo il suo arrivo all’ospedale Policlinico.

La compagna del ragazzo, fortunatamente, è sopravvissuta all’attacco, ma è stata portata in ospedale in stato di choc, testimone impotente della tragedia che si è consumata sotto i loro occhi.

Le indagini sono ora nelle mani degli agenti della Polizia di Stato, impegnati a cercare di gettare luce su questo terribile crimine. La zona intorno all’ortomercato, come riportato dalle autorità, è nota per essere frequentata da roulotte e furgoni abitati, soprattutto da comunità nomadi. Tuttavia, quanto accaduto stanotte ha scosso la comunità locale e ha sollevato interrogativi su quanto sicure siano realmente queste aree.

Mentre la città si ritrova a piangere la perdita di un giovane vita spezzata troppo presto, ci si interroga anche su quali misure possano essere prese per prevenire simili tragedie in futuro. In un momento in cui la sicurezza pubblica è al centro delle preoccupazioni di tutti, è fondamentale che le autorità agiscano con fermezza per garantire la protezione di tutti i cittadini, indipendentemente dal loro status sociale o dalle loro abitudini di vita.

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Fassino denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino, informativa in Procura

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Arriverà nelle prossime ore in Procura una prima informativa su Piero Fassino, denunciato per tentato furto di un profumo al duty free dell’aeroporto di Fiumicino. Gli investigatori della Polaria hanno raccolto tutti gli elementi – comprese le immagini registrate dalle telecamere del sistema di videosorveglianza – e le trasmetteranno all’autorità giudiziaria competente, quella di Civitavecchia, che valuterà come procedere. Fassino, in quanto parlamentare, non è stato ascoltato ma – spiegano fonti investigative – se vorrà potrà rilasciare dichiarazioni spontanee.

Già ieri il deputato del Pd – parlamentare per 7 legislature, ex ministro della Giustizia dal 2000 al 2001, poi segretario dem fino al 2007 e sindaco di Torino per cinque anni dal 2011 al 2016 – ha fornito la sua versione sostenendo di aver già chiarito con i responsabili del duty free la questione: “volevo comprare il profumo per mia moglie, ma avendo il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani, ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse”. In quel momento, ha aggiunto, “si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia.

Certo non intendevo appropriarmi indebitamente di una boccettina di profumo”. Fassino ha anche sostenuto che si era offerto subito di pagarla e di comprarne non una ma due, proprio per dimostrare la sua buona fede, ma i responsabili hanno comunque deciso di sporgere denuncia. Al parlamentare del Pd, dopo quella espressa ieri dal deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci, è arrivata la solidarietà del coordinatore di Fratelli d’Italia in Piemonte Fabrizio Comba. “Conosco l’uomo e il politico integerrimo, il tritacarne mediatico in cui è stato infilato è indecoroso per la sua storia personale e, quindi, anche per la storia del nostro paese. E’ un avversario politico – ha concluso Comba – ma non per questo mi permetto di dubitare della sua integrità, convinto delle sue straordinarie qualità morali”.

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Nozze d’argento boss in chiesa con le spoglie di Falcone

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d’oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto “il grosso”, per distinguerlo dall’omonimo detto “il lungo”, e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l’anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso.

La coppia, lui è stato scarcerato da poco dopo anni di detenzione per mafia ed estorsioni, lei pure condannata per mafia, ha scelto per la cerimonia religiosa in cui rinnovare la promessa d’amore un luogo simbolico, la chiesa di San Domenico, che si trova in una delle piazze più belle di Palermo e che è nel cuore del mandamento mafioso di cui Lo Presti era al vertice. Nel complesso in cui è inserita la chiesa c’è anche il pantheon dei siciliani illustri, da Giuseppe Pitrè a Giacomo Serpotta, in cui sorge anche la tomba monumentale che ha accolto, dal 2015, le spoglie di Giovanni Falcone. I mafiosi quindi sono stati accolti dai frati, che gestiscono il complesso, per celebrare la benedizione delle nozze d’argento.

Padre Sergio Catalano, frate priore della chiesa, afferma di aver saputo chi fosse l’elegante coppia solo leggendo le notizie del sito d’informazione Palermotoday che ha pubblicato la notizia alcuni giorni dopo la cerimonia. “Le verifiche non spettano a noi – aggiunge – ci sono organi istituzionali che devono farlo”. Ma la coppia della cosca di Portanuova, lui è sorvegliato speciale e deve rientrare in casa entro una certa ora, poteva tranquillamente far celebrare la cerimonia in qualsiasi posto. La valutazione dell’opportunità di ospitare due mafiosi di questo calibro nel complesso dove ci sono le spoglie del magistrato ucciso dalla mafia spetterebbe a chi ha la responsabilità di quei luoghi.

Alla chiesa Lo Presti ha lasciato anche un’offerta che padre Catalano dice “servirà a fare del bene a chi ne ha bisogno”. Dopo la cerimonia a san Domenico la coppia ha festeggiato, nei limiti temporali concessi al sorvegliato speciale, in una villetta allietata anche dalle canzoni di due noti neomelodici. Dopo l’arresto di Lo Presti, 48 anni, nell’operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l’ha condannata descrive così: “Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali. I sodali mafiosi dell’organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio”.

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