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Spazzata via anche al Svizzera, l’Italia di Mancini è già agli ottavi

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Tenera e’ la notte romana per la nazionale di Roberto Mancini, che a suon di 3-0 batte avversari e record in serie mettendo nello stesso tempo in cassaforte la qualificazione agli ottavi di finale dell’Europeo. Con i tre gol inflitti stasera alla Svizzera grazie a una doppietta dello strepitoso Locatelli e a una rete di Immobile in chiusura, un risultato che per occasioni e gioco prodotto poteva persino essere molto piu’ ampio, gli azzurri infatti superano di slancio il girone eliminatorio rendendo la sfida di domenica con il Galles solo uno spareggio per il primo posto nel gruppo: una posizione chissa’ quanto vantaggiosa (il gioco degli accoppiamenti in questa fase e’ sempre difficile da interpretare), e comunque non necessaria per andare avanti. Bastano all’uopo i 6 punti attuali in classifica della squadra di Mancini, che allunga la striscia positiva a 29 risultati utili e dieci successi consecutivi (senza subire gol) ed e’ la prima qualificata alla seconda fase.

Non sempre partire forte vale automaticamente un torneo di primissimo piano (nel 2016 gli azzurri di Conte cominciarono con due vittorie anche piu’ significative, ma si fermarono ai quarti di finale; il Portogallo poi campione prese l’abbrivio con tre pareggi). Ma la squadra di Mancini, fatta la tara degli avversari non di altissimo livello affrontati finora, con il suo gioco sempre votato all’attacco e alimentato da un eccellente possesso palla, manda un messaggio forte all’Europa del calcio, nella quale altre big mettono in mostra talenti straordinari ma nessuna la capacita’ azzurra di costruire con semplicita’ la vittoria.

Rientrato ampiamente l’allarme Berardi, in avvio Mancini aveva proposto in pratica la stessa squadra della sfida con la Turchia. Unica eccezione, il convalescente Florenzi sostituito da Di Lorenzo che gia’ nel secondo tempo della gara di apertura lo aveva rimpiazzato molto degnamente.

Neanche in panchina, invece, Verratti, tenuto prudenzialmente lontano dalla tentazione di affrettare il rientro. E scontato il modulo, l’abituale 4-3-3 alla ricerca di gioco e gol con il tridente offensivo Insigne-Berardi-Immobile. Anche Petkovic, per il quale l’Olimpico e’ stato campo di casa per un anno e mezzo ai tempi in cui allenava la Lazio, non rinunciava a un modulo apparentemente diretto alla costruzione del gioco come il suo 3-4-1-2. A dispetto di tutta una filmografia, che parte dall’immenso Manfredi emigrante in Pane e cioccolata, gli svizzeri si erano comunque presentati con una nazionale fortemente multietnica e votata all’integrazione, con terminale offensivo il dirompente Embolo, nato in Camerun a fare coppia in avanti con Seferovic (di origine bosniaca). A metterli in movimento, Shaqiri (nato in Kosovo), un pochino appesantito nella muscolatura ma sempre temibile per gli estri.

Fatto sta che nonostante la buona volonta’ di Petkovic, era la propulsione italiana a porre il piano inclinato della gara nella meta’ campo avversaria: nella prima mezz’ora si giocava praticamente sempre li’, e ne emergevano perlomeno un paio di grandi occasioni: la prima al 10′ scaturiva dalla solita fuga sulla sinistra di Spinazzola, bravo a mandare al centro una palla che chiedeva solo di essere messa in rete: ma Immobile non era altrettanto bravo e metteva alto con un colpo di testa goffo.

E la seconda arrivava al 19′, quando su angolo di Insigne Chiellini travolgeva in mischia Xhaka e Akani prima di realizzare da due passi. Karasev concedeva il gol, ma l’intervento dell’uomo alla Var lo spingeva a ripensarci. Il gol azzurro era comunque maturo, e nonostante un risentimento alla coscia sinistra avesse costretto al 23′ Mancini a sostituire il capitano Chiellini con Acerbi, arrivava al 25′ quando Locatelli giganteggiava a centrocampo in fase di interdizione lanciando sulla destra Berardi: l’ esterno s’involava sulla corsia di destra e rimetteva la palla al centro, dove trovava, guarda un po’, proprio Locatelli che dopo avere sprintato 50 metri realizzava da due passi. La Svizzera provava a dare profondita’ alle sue manovre, ma senza costrutto: era semmai ancora l’Italia a farsi pericolosa con un paio di contropiede di Insigne e Spinazzola.

Nella ripresa la Svizzera si ripresentava con Gavranovic al posto di Seferovic e provava a incidere di piu’ in avanti, ma prendeva subito il colpo del ko definitivo: a sferrarlo al 7′ era ancora Locatelli, con un sinistro secco da fuori area dopo azione Berardi-Barella. A riaprire la partita ci provava Zuber al 19′, ma sul suo tiro ravvicinato metteva una pezza Donnarumma, guadagnandosi un bel voto in pagella. Entravano Chiesa e Toloi al posto di Insigne e Berardi, Pessina e Cristante per Locatelli (scattava la standing ovation) e Barella, segnava il terzo gol con un tiro da lontano Immobile con la collaborazione di Sommer: ma il senso della serata non cambiava, e la festa nell’estate romana ricominciava.

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Corsa al Coni, domani altro incontro tra i n.1 federali

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Un ‘conclave’, seppur sportivo, la cui fumata bianca sembra ancora lontana. Appuntamento a domani pomeriggio, a Palazzo H, per il secondo incontro tra i presidenti federali e il n.1 del Coni, Giovanni Malagò, dopo quello andato in scena già prima di Pasqua.

Sul tavolo ci sono le elezioni presidenziali del comitato olimpico nazionale italiano con l’obiettivo di convergere all’unanimità, o quasi, verso un nome che possa rappresentare gli organismi sportivi per il prossimo quadriennio. Le elezioni sono fissate per il 26 giugno al CPO Giulio Onesti, le candidature potranno esser presentate fino al 5 di giugno e oggi sono tre i nomi: quello di Luciano Buonfiglio (presidente Federcanoa), Luca Pancalli (n.1 Cip in uscita) ed Ettore Thermes (velista e unico ad aver già oggi depositato la candidatura). E mentre Sport e Salute sembra stare alla finestra perché l’obbiettivo naturale è quello di una collaborazione con il Coni del futuro, nella riunione di domani i presidenti entreranno più nel vivo del dibattito.

Una parte di loro appoggia la candidatura di Buonfiglio anche se nessuno si sbilancia ancora sul n.1 FICK, nemmeno Malagò, che continua a tessere la tela e comunque per il suo ruolo Cio farà parte della prossima Giunta, a prescindere dall’eventualita’ che in caso di successo del suo candidato gli venga riconosciuto un ruolo onorifico, come fu per Nostini. Insomma, si attende domani; non si può escludere che esca anche un altro nome, ancora riservato, ma sempre interno al mondo federale verso il quale confluire i voti. Di contro c’è Pancalli, la cui candidatura, in questo momento, resta, seppur silenziosa, dopo il suo annuncio di voler concorrere alla poltrona Coni.

Dai primi exit poll se le elezioni fossero oggi e i candidati quelli citati, Buonfiglio sarebbe in vantaggio sul n.1 Cip, ma in due mesi possono succedere ancora tante cose e a fare da sfondo c’è sempre l’augurio di Gianni Petrucci, presidente FIP, a prescindere da chi sarà il prossimo presidente Coni. “Mi auguro che il successore di Malagò porti a una rappacificazione in Consiglio Nazionale perché abbiamo bisogno anche di Barelli e Binaghi”, aveva detto in occasione dell’ultima riunione, per un aspetto che potrebbe avere anche un peso nella scelta di quale candidato appoggiare il prossimo 26 giugno.

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Economia

Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .

In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.

Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.

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Esteri

Zelensky: situazione difficile ma resistiamo nel Kursk

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“Il Comandante in Capo Oleksandr Syrskyi ha fornito un aggiornamento sulla situazione in prima linea. In molte direzioni la situazione rimane difficile”. Lo scrive Volodymyr Zelensky su X. “Solo a mezzogiorno, si sono già verificati quasi 70 attacchi russi. Gli scontri si concentrano nelle direzioni di Pokrovsk, Kramatorsk, Lyman e Kursk”. E “le nostre forze continuano le operazioni difensive in aree specifiche delle regioni di Kursk e Belgorod”, ha assicurato, dopo che ieri Mosca aveva annunciato la completa riconquista del Kursk. Zelensky ha chiesto una rinnovata pressione sulla Russia ad accettare la tregua proposta dagli Usa.

Secondo Zelensky “la situazione in prima linea e l’azione dell’esercito russo dimostrano che l’attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra. Presto saranno passati cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato, una proposta che l’Ucraina aveva accettato l’11 marzo”. Per questo motivo, “è necessaria una pressione più tangibile sulla Russia per creare maggiori opportunità per una vera diplomazia”, ha avvertito, ringraziando “tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina”.

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