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Space X, Elon Musk e la privatizzazione dell’Universo

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Siamo fatti della stessa materia delle Stelle e forse è per questo che dalle Stelle siamo attratti fin da quando abbiamo avuto la percezione di esserne così lontani. Quando cacciavamo ancora scalzi e riposavamo in caverne, la Luna è stata la nostra prima compagna a rivelarsi in questo viaggio misterioso e senza fine, la prima a farci compagnia in un universo buio dove luci fioche già promettevano mondi di luminosità. Nel nostro DNA è scritta la missione dell’essere umano, di andare o forse di ritornare verso l’infinito, in un viaggio che inizia dalla parte più profonda di noi stessi.

A cinquanta anni dall’inizio della conquista dello Spazio, voluta ed attuata dagli Stati più potenti di quel tempo, complici forse anche le perduranti crisi finanziarie che hanno colpito soprattutto USA ed Europa, assistiamo oggi ad un ingresso prorompente dei privati, con loro capitali e quindi con loro interessi aziendali e personali. E anche all’indomani della pandemia da Covid19, una vera e propria  privatizzazione dello spazio potrebbe addirittura accellerarne la volontà di conquista, nel segno dei profitti che potrebbero derivare dallo sfruttamento minerario di comete ed asteroidi o dall’occupazione permanente di territori su satelliti naturali ed altri pianeti abitabili, primo (e forse prossimo) tra tutti, Marte.

Quindi se da un decennio gli USA sono stati costretti a chiedere ai colleghi Russi un “passaggio” fino alla Stazione Spaziale Internazionale per portare lì i propri astronauti, passando ovviamente per la postazione di lancio “rossa” localizzata sul suolo Kazako di Baikonur, dal prossimo 27 Maggio 2020 gli States potranno ripartire di nuovo dalla storica rampa 39A di Cape Canaveral in Florida ma appunto con una novità, perché lo faranno con un vettore  aerospaziale “Falcon 9” e contando sui rivoluzionari moduli “Dragon”,  tutti di proprietà privata, ossia della società  “SpaceX”  fondata dall’imprenditore visionario Elon Musk. 

Elon Musk. Imprenditore visionario che ha fondato la società  “SpaceX”  

Anche se formalmente le future operazioni spaziali USA avranno una cabina di regia pubblica che continuerà ad essere esercitata tramite la NASA, saranno sempre più le convenzioni commerciali a stabilire termini e condizioni dei rapporti con i nuovi lanciatori privati, con tutto un “universo” di implicazioni economiche, giuridiche e morali che questo comporterà.

Quando l’esplorazione spaziale era affidata alla esclusiva competenza degli Stati è bastata l’ormai storica convenzione del 1967 “Trattato sulle attività degli Stati in materia di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico compresa la Luna e gli altri corpi celesti” secondo la quale la Luna e gli altri Corpi celesti venivano considerati non già come res nullius ma res extra commercium, quindi territori sui quali poter compiere una serie di attività pacifiche senza poterne acquisire mai la proprietà o un uso esclusivo ed illimitato. Ma se tale accordo fu accettato e condiviso dalla quasi totalità della Comunità Internazionale, già con la successiva convenzione definita nel 1979, dove si introduceva il concetto di patrimonio dell’intera umanità, “res communis humanitatis, con implicazioni più restrittive e vincolanti per i singoli operatori, la stessa fu ratificata solo da un esiguo numero di stati, con  l’assordante assenza di Cina (recentemente approdata sulla “faccia nascosta della Luna con la sonda ChangE4), Russia e USA. Proprio in tale contesto iniziavano così a profilarsi non poche perplessità sull’uso “disinteressato” dello Spazio. Quindi con l’avvento delle nuove frontiere commerciali, praticamente capaci di espandersi quanto il Cosmo, questo impianto normativo inizia ad apparire di colpo vecchio e superato, necessitando appunto di essere aggiornato alla luce dagli attualizzati interessi spaziali, poiché già le prossime missioni potrebbero essere ispirate più alla corsa all’ Ovest del XIX Secolo che alle iniziali attività di carattere scientifico e quindi “non profit”. Così, anche il sopito “Spirito della Frontiera” potrebbe trovare rinvigorita propulsione non già dal generale interesse per conto dell’intera Umanità,  bensì dagli interessi privati che da millenni muovono il Pianeta Terra.

Sergio Marchisio. Docente a La Sapienza di Roma

Per un approfondimento di questa attualissima ed affasciante materia giuridica consigliamo, tra le migliori, le pubblicazioni del prof. Sergio Marchisio (titolare di corsi ad indirizzo internazionalistico presso l’Università La Sapienza di Roma) una vera e propria autorità di rilevanza mondiale, anzi, spaziale. Tra i siti di interesse generale segnaliamo invece www.instituteforthefuture.it, che ospita il Center for near Space (CNS) di competenza dell’ Italian Institute for the Future dove sono trattati, tra gli altri, gli scenari sul futuro umano nello spazio.

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Cronache

Auto in fiamme a Napoli, si blocca la zona collinare, traffico in tilt

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Un incendio di vaste proporzione ha creato notevoli problemi alla circolazione della zona collinare di Napoli: un’auto in fiamme in via Bernardo Cavallino per motivi da accertare, ha provocato una nuvola di fumo che ha costretto due squadre di Vigili del Fuoco ad intervenire. Non ci sono feriti, ma gli abitanti del quartiere hanno temuto il peggio. La zona è rimasta bloccata da poco dopo le 8 del mattino ed ancora si sta lavorando per mettere la zona in sicurezza. visto che si tratta di un’arteria importante delal zona collinare della città e densamente abitata

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Esteri

‘Da banche Occidente in Russia 800 mln euro in tasse a Cremlino’

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Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Secondo quanto riportato dal quotidiano, “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti totali per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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