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Si sveglia Schick e fa gol, rete spettacolo di Zaniolo e la Roma di Di Francesco batte il Sassuolo di Di Francesco

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Una Roma finalmente Schick, almeno per una sera. Il carissimo oggetto misterioso sceglie Natale e la fredda serata del boxing day per sbloccarsi e regalare ai fin qui poco entusiasti tifosi giallorossi almeno un Santo Stefano di sorrisi. Cosi’ la Roma batte il Sassuolo 3-1, ma fa tutto il centravanti ceco, capace di fare (un rigore procurato e un gol), quasi disfare (una incredibile autorete non entrata per un pelo) ma, soprattutto, finalmente incidere. Ma sotto l’albero i tifosi giallorossi possono anche regalarsi il primo gol di Zaniolo in Serie A e che gol: dribbling a rientrare e scavetto, che da queste parti conoscono bene. Di Francesco non aveva un ostacolo semplice da superare, visto che c’erano di mezzo i sentimenti (cinque anni sulla panchina neroverde), il figlio Federico e il pupillo Berardi. Una serata, insomma, da non sbagliare dopo quattro mesi di delusioni, un distacco abissale dal vertice e diversi giocatori sul piede di partenza. La serata di S.Stefano gli regala invece piccole certezze e qualche giocatore ritrovato: oltre a Schick, importante anche il ritorno di Perotti, tra i migliori stasera. Accantonato il poco incisivo 3-5-2 dello Stadium, il tecnico torna alle origini con Nzonzi e Cristante in mediana, la conferma Zaniolo e Schick, stasera davvero all’ultima spiaggia, con l’argentino che torna dal 1′. De Zerbi invece sorprende e forse esagera: con Rogerio squalificato, Boateng, Duncan e Adjapong ai box, fa una mezza rivoluzione: 4-3-3, Sensi, Lirola, Peluso, Di Francesco jr. in panchina, e il classe ’99 Brignola davanti con Babacar e Berardi. Pronti via e sono subito scintille, prima (1′) con Berardi che fa correre un brivido a Olsen, fuori dai pali con un tiro da meta’ campo che lo svedese con uno scatto riesce alla fine a deviare, poi con il rigore (8′) decretato per fallo di Ferrari su Schick e realizzato da Perotti dopo il consulto Var. Per la Roma intimorita e senza certezze di questo periodo non e’ poco iniziare la partita in discesa. Al resto pensa Schick che nel giro di una manciata di minuti prima spaventa Olsen deviando malamente contro la traversa un corner neroverde, poi scuotendo gli infreddoliti tifosi con una rovesciata di poco al lato e infine perfezionando in gol un’intuizione di Cristante: corsa verso la porta, Consigli dribblato e palla nel sacco. Non bastasse, il ceco entra in ogni azione d’attacco, guadagnandosi finalmente anche l’abbraccio del tifo di casa. E la Roma sembra finalmente giocare in maniera ‘difranceschiana’, con triangolazioni, una manovra fluida e linee di passaggio verticali. Nella ripresa De Zerbi mette dentro Lirola (fuori Lemos) e torna al piu’ equilibrato 3-5-2. Al 10′ Schick, pescato dalla punizione di Florenzi, si trova la palla del match point sula testa ma la spreca malamente. La perla di Zaniolo (mette a sedere Ferrari e Consigli e mette in rete con un tocco da sotto) chiude di fatto il match, anche se c’e’ ancora spazio per due occasioni con Under e Kluivert (bravo Consigli) e il gol della bandiera di Babacar (90′). Prima pero’ Di Francesco si traveste da psicologo e richiama in panchina Zaniolo e Schick (oltre a Perotti): a volte un applauso vale piu’ di tanti allenamenti e stasera i due match winner se lo sono guadagnato.

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Tennis, ricompare Camila Giorgi: mai sparita, da anni volevo smettere

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“Io sparita all’improvviso? È la versione che hanno raccontato. Non sono sparita, dovevo fare un annuncio a Parigi sul mio ritiro, poi è uscito sul sito dell’antidoping che mi ero ritirata e la cosa è diventata pubblica”. Nella trasmissione ‘Verissimo’, in onda su Canale 5, ricompare Camila Giorgi, ormai ex tennista che in Italia si è trovata coinvolta in vicende che nulla avevano a che fare con lo sport. Ma lei per prima cosa parla della sua decisione maturata per la fatica di una vita in giro per il mondo: “Da anni volevo smettere, è una vita pesante quella della tennista – dice -. Ho rimandato a lungo poi, a maggio, una mattina ho deciso, l’ho detto a mio padre. Lui è stato felice, è sempre stato dalla mia parte. Non è vero che sia un padre padrone, è molto comprensivo e siamo sempre andati molto d’accordo”.

Il trasferimento negli Stati Uniti non è stato quindi una fuga ma qualcosa stabilito da tempo: “Io vivevo un po’ in Italia e un po’ in America. Siamo stati tre anni a Miami – le parole di Camila -. Vorrei stare lì per sempre ma torno spesso qui in Italia, solo che non mi piace parlare di quello che faccio e allora sembra che mi nasconda”. La ex top 20 del ranking Wta sottolinea poi che “ora sono felice, sono dove vorrei essere. Il tennis mi piace, gioco ancora per divertimento, ma non ne potevo più di fare le valigie ogni settimana, vedere sempre le stesse persone. Ogni volta che avevo un problema fisico mi curavo ma stavo molto bene a casa con la famiglia e le amiche, e ripartire era sempre più difficile. Questa porta è chiusa per me”. Inevitabile parlare anche dei problemi con il fisco italiano.

“La mia famiglia non era consapevole della situazione del fisco, i problemi sono nati a causa delle persone che mi gestivano – spiega -. Quando ho firmato per il ritiro si è scatenato il caos. Non ci siamo mai spaventati, abbiamo cambiato le persone che si occupavano di me e ora siamo in ordine. E mi dispiace che le colpe siano state addossate a mio padre. Non mi piace la parola vittima, ma questvolta è così”.

La Giorgi parla anche delle accuse di falso ideologico nell’inchiesta di Vicenza sui falsi vaccini: “Sono rimasta molto sorpresa dalla dottoressa perché pensavo avessimo un rapporto umano, invece appena è stata in difficoltà ha fatto il mio nome, mi è dispiaciuto. Si è voluta coprire per i suoi ‘cavoli’. Io non sapevo che non mi avesse fatto il vaccino. L’ho scoperto solo in un secondo tempo che non era vero. Ora c’è l’udienza a novembre, ma sono sicura che tutto si sistemerà con il tempo”.

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Juve frena e Lazio vola, e il Napoli è già in fuga

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L’allungo del Napoliassume i connotati della fuga perche’ l’Inter si mantiene a due punti, ma e’ la Juventus che lascia il secondo posto ai campioni facendosi imporre il pari da un Cagliari quadrato. La stanchezza di Champions lascia strascichi e per Motta e’ la quarta frenata: e’ l’unica imbattuta ma subisce il primo gol della stagione. A perdere è anche il Mklan nella partita dei rigori sbagliati, o meglio, almeno nel caso di De Gea, parati dai portieri. Alla fine decide Gudmundsson, che sfrutta la mancanza di aggressività e dei giusti posizionamenti della difesa milanista, ed è 2-1. Non è più imbattuto l’Empoli, ma solo dopo avere lottato da protagonista con una Lazio sempre piu’ convincente, che ribalta la gara, si impone con una prodezza di Pedro, un campione che Baroni ha dosato con perizia.

I biancazzurri raggiungono Juventus e Udinese al terzo posto con la quarta vittoria in serie A, che si aggiungono alle due in Europa League, un risultato insperato. Non riesce a ingranare invece la Roma che si fa raggiungere anche dal Monza vanificando una prodezza di Dovbik. Qualche passo in avanti sul gioco, ma tante le occasioni sprecate e alla distanza i lombardi trovano il pari e la squadra di Juric continua a stentare. Frena anche il Bologna, all’ottava gara in casa senza vittoria, lasciando un punto prezioso a un buon Parma.

Dopo l’impresa di Lipsia si attendeva una replica allo Stadium ma il Cagliari contiene bene la Juve che passa subito con un rigore di Vlahovic ma non sfonda. Va meglio nella ripresa con Fagioli al posto di Koopmeiners, i bianconeri creano, Scuffet para, Vlahovic si mangia il raddoppio. Cambia tutto: Douglas Luiz regala un rigore che Marin trasforma. Conceicao si fa espellere per simulazione, Obert in chiusura colpisce il palo. Il Cagliari non ruba, fa un piccolo passo in avanti, la Juve pareggia in casa per la terza volta di fila. La Lazio agguanta le due squadre bianconere. E’ la quarta vittoria consecutive, nonostante la solita partenza ad handicap (quinto gol subito nei primi 10′ in sette partite). L’Empoli passa con Esposito approfittando di un pasticcio tra Romagnoli e Provedel, poi ha l’abilita’ di trovare il pari col capitano Zaccagni, imbeccato da Nuno Tavares, al tramonto del primo tempo.

Nella ripresa Castellanos si fa parare un rigore, poi Baroni pesca il jolly con l’ingresso di Pedro che bissa il gol col Nizza. E’ una perla da tre punti che lancia la Lazio in zona Champions ma conferma la qualita’ dell’Empoli, che resta a +4 dalla zona retrocessione. Juric inserisce il reintegrato Zalewski, per l’infortunio di El Shaarawy, nella Roma che deve riscattare il flop con l’Elfsborg. Il Monza soffre l’ultimo posto e Kone’ e Pellegrini creano gioco, col capitano che sfiora il gol in varie occasioni. Dovbyk segna in fuorigioco, poi nella ripresa trova un gol da attaccante di razza. Ma il Monza non si arrende e sulla solita iniziativa di Maldini (che gia’ all’inizio aveva sfiorato il vantaggio), un tiro di Carboni viene deviato da Svilar sui piedi di Mota che pareggia. La Roma protesta alla fine per un pestone su Baldanzi in area, ma arbitro e var fanno proseguire. Continua a soffrire in casa il Bologna, che non vince al Dall’Ara dai tempi di Thiago Motta. Nel derby emiliano il Parma si salva raggranellando un punto prezioso. E dire che i padroni di casa, reduce dalla buona prova di Liverpool, giocano quasi un tempo in superiorita’ numerica per l’espulsione di Coulibaly, ma il solito problema del gol frena la squadra di Italiano, visto che non trova la porta neanche Castro. Il Parma sfodera il portiere Suzuki in grande forma, poi alla fine e’ Mihaila che sfiora l’impresa. E il Parma, come il Cagliari e il Monza, fa un piccolo passo in avanti nella lotta salvezza.

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Fiorentina schiaffo al Milan, l’eroe è De Gea

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Nella serata del dischetto stregato, tre calci di rigore e tutti e tre parati (due rossoneri e uno viola), la Fiorentina batte il Milan 2-1 davanti al proprio pubblico e inizia a sorridere per una classifica migliore rispetto alle settimane passate. Inizialmente le due squadre si presentano a specchio con il 4-2-3-1, i viola con De Gea in porta, la linea difensiva formata da Dodo, Comuzzo, Ranieri e Gosens, Cataldi e Adli sulla mediana, con Colpani, Bove e Gudmundsson sulla trequarti dietro alla punta Kean; Fonseca invece schiera Maignan in porta, linea difensiva formata da Emerson Royal, Gabbia, Tomori e Teo Hernandez, davanti Reijnders e Fofana, sulla trequarti Leao, Morata, Pulisic e Abraham punta centrale. Due squadre che si sono affrontate a viso aperto, cercando le vie esterne (soprattutto la Fiorentina) e quelle centrali (maggiormente il Milan), senza risparmiarsi anche se entrambe non sono riuscite a creare numerose palle gol, soprattutto nella prima parte di gara.

 

Milan vicino al gol al 15′: cross dalla destra di Pulisic dentro l’area dove Morata cerca la spizzata vincente sul secondo palo ma la palla esce di poco sul fondo. La risposta della Fiorentina arriva dopo due minuti con Colpani che dalla destra si accentra e tira forte a girare sul secondo palo, ma la palla si alza troppo e termina sopra la traversa. Al 19′ la Fiorentina potrebbe passare in vantaggio: Theo Hernandez colpisce Dodò all’incrocio delle righe dell’area di rigore, dopo che il giocatore della Fiorentina aveva già giocato il pallone, dopo qualche minuto Pairetto viene richiamato dal Var e poi decreta il calcio di rigore: sul dischetto va Kean ma si fa parare il tiro da Maignan. Al 35′ la Fiorentina passa in vantaggio con una invenzione di Adli, il gol dell’ex: prende palla dentro l’area all’incrocio delle righe, si gira su sé stesso per liberarsi dalla marcatura e fa partire un tiro teso e veloce che va a trovare l’angolo basso alla sinistra di Maignan. Gran gol. Sul finire del primo tempo (44′) il Milan potrebbe pareggiare: Ranieri tocca quanto basta Reijnders per cadere in area, Pairetto fischia subito il calcio di rigore: sul dischetto va Theo Hernandez che si fa parare il tiro da De Gea. La ripresa inizia con gli allenatori che non fanno cambi alle proprie squadre.

Otto minuti e il Milan conquista il secondo rigore della sua serata per un fallo di Kean su Gabbia mentre il giocatore viola stava calciando via il pallone: questa volta e Abraham ad andare sul dischetto e ancora una volta un grande De Gea para tra la gioia del Franchi. Il gol del Milan, però, è nell’aria e arriva al 60′ con Pulisic che al volo riprende un cross dalla sinistra di Theo Hernandez e tocca quanto basta per superare De Gea sul secondo palo. Al 65′ la Fiorentina potrebbe tornare in vantaggio con Kean, bel lancio di Gosens per il centravanti gigliato che vicino a Maignan tiro al volo il viola sbaglia la mira. Al 66′ inizia la girandola delle sostituzioni, inizia la Fiorentina inserendo Richardson per Cataldi. Poco dopo è la volta del Milan con l’ingresso di Okafor per Leao. Nemmeno il tempo di entrare che la Fiorentina torna in vantaggio (74′) con Gudmundsson: lancio lungo per Kean che in velocità tocca al vicino islandese che entra in area e fa partire un tiro di destro secco e molto forte che batte Maignan.

Al 76′ Gudmundsson esce tra gli applausi di tutto il Franchi, al suo posto Kouame, ed esce anche Adli per Biraghi. I ritmi della partita calano mentre il Milan cerca il gol del pareggio e la Fiorentina di segnare il terzo gol. Fonseca richiama anche Pulisic (82′) per inserire Chukwueze. All’85 l’arbitro Pairetto, richiamato dal quarto uomo Rapuano, espelle l’allenatore della Fiorentina Palladino per proteste per un fallo fischiato contro a Kean a centrocampo. Il Milan ci crede e l’ultimo entrato Chukwueze impegna seriamente De Gea con un tiro sul secondo palo, il portiere viola riesce a deviare il pallone in calcio d’angolo con un tuffo all’ultimo momento. Al 93′ Kean ci prova anche con un tiro centrale e potente ma questa volta è la traversa a dire di no. E dopo cinque minuti di recupero Pairetto fischia la fine della partita e il Franchi può festeggiare mentre tutti vanno a fare i complimenti a De Gea per i due rigori parati e le parate fatte.

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