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Servillo, io e i miei fratelli Martone e Sorrentino: festa per 30 anni di carriera per l’attore di Afragola

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“Qui giace Toni Servillo, Toni a teatro Servillo al cinema”: la battuta ironica e’ dello stesso attore che definisce cosi’ il suo dualismo mentre festeggia trenta anni di cinema in una carriera, come la definisce lui stesso, “da teatrante militante”. Il Covid lo ha fatto impegnare di piu’ in questi ultimi anni sul cinema (“prima lo accettavo solo d’estate, d’inverno ero in tournee”), tre film pronti in uscita, “ma il prossimo anno torno a teatro. Al Piccolo di Milano e poi a Napoli”, ha detto qualche giorno fa a Maratea intervistato dal direttore della Mostra del cinema di Venezia Alberto Barbera. La sua passione e’ il palcoscenico ma al cinema si e’ preso tante belle soddisfazioni e oggi Servillo, 63 anni di Afragola (Na), e’ uno tra i piu’ carismatici attori italiani, con decine di riconoscimenti. Ha pronti Il primo giorno della mia vita con la regia di Paolo Genovese, interpretato con Margherita Buy, Valerio Mastandrea, Lino Guanciale, Il ritorno di Casanova diretto da Gabriele Salvatores e La Stranezza di Roberto Ando’ accanto a Ficarra e Picone. “Ho cominciato a fare cinema piuttosto tardi – ammette – credevo che la mia attivita’ si esaurisse con il teatro che non ho mai abbandonato: del resto il primo film, Morte di un matematico napoletano del 1992, che e’ anche il film d’esordio di Mario Martone, fu una conseguenza del nostro progetto teatrale, avevamo fondato una compagnia (Teatri Uniti ndr) con uno spirito forte di indipendenza autoriale e produttiva e con quell’idea cominciammo il cinema, non a caso protagonista era quel grande uomo di teatro di Carlo Cecchi”. Servillo ha lavorato con Bellocchio, Garrone ma sono due i grandi sodalizi: con Mario Martone e Paolo Sorrentino, ben sei film con ciascuno.

“Paolo prima di essere grande realizzatore di immagini e’ uno scrittore, uno straordinario dialoghista, le battute diventano persino proverbio come il ‘Non ti disunire!’ detto al protagonista Fabietto in E’ stata la mano di Dio. Paolo – rivela – si esercita quotidianamente con la scrittura, gira sempre con l’attrezzatura per scrivere ovunque si trovi. Mario invece e’ uno che fa parlare in maniera eloquente e brillante i luoghi nei quali cala i personaggi, e’ uno straordinario ‘decorateur’, in lui scenografo e regista si integrano. Vediamo Qui rido io, il film che racconta Eduardo Scarpetta: Martone fa mescolare teatro e vita al punto da non distinguere il sipario del palcoscenico dai tendaggi della sua casa, mentre in Nostalgia ha veramente saputo raccontare la Sanita’ come se fosse un quartiere di Algeri, Del Cairo. Con Mario a teatro lavoriamo insieme da quando avevamo 18 anni, e’ mio fratello, mentre Paolo mi ha sempre considerato suo fratello maggiore. Insomma sono miei fratelli e conosco i loro progetti sempre dalla fase iniziale, ma non ho un ruolo autoriale perche’ ritengo che il cinema sia dei registi, gli attori possono illuminare un film ma colui che porta i contenuti nel cuore dello spettatore e’ il regista, che se lo pensa, se lo gira, se lo monta a differenza del teatro dove invece questo ruolo e’ dell’attore”. Toni Servillo non e’ solo attore per registi-star, il suo nome e’ nei cast di molti debutti: il primo film di Andrea Molaioli, di Claudio Cupellini, di Francesco Amato, di Daniele Cipri’ senza Maresco e degli stessi Martone e Sorrentino. “C’e’ qualcosa di entusiasmante nei debutti, che ha a che fare con la prima volta, l’inizio di qualcosa. Ora mi piace ancora di piu’ perche’ magari con il mio nome riesce a decollare il film di un giovane e poi da loro si impara moltissimo, si trae linfa e si impara ad invecchiare meglio. C’e’ da dire che abbiamo una generazione incredibile di giovani attori, come Borghi e Marinelli che ammiro. Il cinema italiano gode dal punto di vista artistico di una grandissima considerazione, abbiamo registi di fama internazionale che da quando avevano 40 anni come Alice Rohrwacher e Matteo Garrone, oltre ai gia’ citati, raccolgono allori: non c’e’ solo la tradizione del cinema italiano dei tempi d’oro alle spalle ma anche una nuova leva. Tra le cose piu’ importanti che il nostro paese ha offerto al mondo in questi anni c’e’ sicuramente il cinema e dobbiamo andarne piu’ fieri”.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Esteri

Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti

Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.

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Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).

Il cordoglio della città e della comunità filippina

La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.

Le drammatiche immagini dell’incidente

Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.

Il dolore delle autorità

Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.

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Esteri

Iran, mistero sull’esplosione a Bandar Abbas: 14 morti e oltre 700 feriti

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Il ministero dell’Interno iraniano ha confermato che il bilancio dell’esplosione (ancora provvisorio) avvenuta al porto di Bandar Abbas, città strategica sullo Stretto di Hormuz, è salito a 14 morti e 740 feriti. Un evento gravissimo che scuote una delle aree più delicate per gli equilibri geopolitici globali.

Le cause restano misteriose

Le autorità iraniane parlano ufficialmente di un generico incidente, senza però fornire dettagli precisi. Questa vaghezza ha acceso numerosi interrogativi a livello internazionale: fonti estere suggeriscono che potrebbe trattarsi non di un incidente, ma di un attacco deliberato attribuibile a un Paese nemico, con il sospetto principale che ricade su Israele.

L’ipotesi dell’attacco mirato: la pista del combustibile per missili

Secondo analisi parallele, le esplosioni di Bandar Rajaei — uno dei principali terminali del porto di Bandar Abbas — non sarebbero casuali. La natura delle detonazioni, l’intensità dell’onda d’urto e l’estensione dei danni lascerebbero supporre la presenza di materiale altamente infiammabile e volatile, come il combustibile solido per razzi.

Fonti non ufficiali rivelano che Bandar Rajaei fosse recentemente diventato il deposito strategico del combustibile solido per missili balistici della Repubblica Islamica, importato dalla Cina tramite navi cargo. Non un semplice magazzino, dunque, ma un elemento chiave nelle strategie militari regionali di Teheran.

Israele nel mirino dei sospetti

Non sarebbe la prima volta che Israele compie operazioni mirate per neutralizzare le capacità missilistiche iraniane: già in passato, con massicce incursioni aeree, ha distrutto impianti critici, ritardando di anni la produzione bellica del regime. Secondo questa ricostruzione, l’Iran, nel tentativo disperato di ricostituire le sue scorte, avrebbe nascosto i materiali in infrastrutture civili, trasformando i cittadini in scudi umani.

L’attacco — se confermato — avrebbe incenerito gran parte del deposito e colpito anche la catena logistica dei rifornimenti missilistici destinati agli Houthi nello Yemen, infliggendo un danno catastrofico alla rete militare iraniana nella regione.

Un’accusa morale pesante contro il regime iraniano

L’episodio di Bandar Rajaei non sarebbe soltanto un durissimo colpo militare, ma rappresenterebbe anche un’accusa morale contro un regime accusato di sacrificare la propria popolazione pur di mantenere le proprie ambizioni imperiali. Come già avvenuto nell’esplosione del porto di Beirut nel 2020, il prezzo più alto lo pagano i civili.

La tragedia di Bandar Abbas, secondo questa lettura, segna un passo ulteriore verso la resa dei conti finale con un regime ormai gravemente indebolito, sia sul piano militare sia su quello della legittimità internazionale.

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