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Serie A, le capoliste sotto esame: ecco i tre big match

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La Serie A ripaga l’attesa dei suoi tifosi con un programma da urlo: tre big match provano a ridisegnare la classifica e a resettare l’umore nazionale dopo il flop azzurro che mette di nuovo a rischio i Mondiali. In attesa anche del quinto turno delle coppe, corsa scudetto e Champions si regalano Inter-Napoli, Fiorentina-Milan e Lazio-Juventus. Sembra un turno disegnato su misura per l’Atalanta che riceve lo Spezia, mentre la Roma prova a fare pace coi suoi demoni in casa del Genoa che abbraccia Shevchenko. San Siro campo principale nella sfida di vertice tra Simone Inzaghi e Spalletti, gia’ irriducibili avversari nel derby romano. L’Inter ha perso punti solo con le grandi, e’ in scia delle due capoliste ma il -7 e’ un fardello che solo la vittoria puo’ ridurre. Il tecnico forse recupera Dzeko e Bastoni, perde De Vrij e non vuole farsi sfuggire l’occasione per tornare a correre per lo scudetto bis. Il Napoli finora ha gestito al meglio le difficolta’ con una rosa eccellente, a cui Spalletti vorrebbe aggiungere l’ex allievo interista Vecino. I due azzurri Insigne e Di Lorenzo sembrano spompati, Osimhen e’ reduce dalla solita massacrante trasferta africana, Lozano ha ingenerosamente ammesso di puntare a un club piu’ ambizioso.

Ma le cartucce di Spalletti sono tante per cui sara’ uno scintillante scontro da tripla. Pioli torna nell’amata Firenze e, in controtendenza, sono attese grandi feste per lui per pre-gara. Il Milan vuole sfruttare un’ eventuale frenata del Napoli, ripropone Ibra (in ballottaggio con Giroud) con Rebic e Diaz con la regia di Kjaer e Tonali negli altri reparti. I viola hanno trovato un assetto felice con Saponara e Callejon scudieri del sempre piu’ convincente Vlahovic, pronto a volare altrove. Mancheranno pero’ i due centrali Milenkovic e Quarta e, con Ibra in agguato, non sara’ facile. Sarri contro Allegri, ovvero l’ossessione della costruzione per schemi contro quella dei risultati, a prescindere. La Lazio vuole liberarsi di una temibile avversaria Champions, ma e’ senza Immobile – domani ultimo esame, ma il recupero appare un azzardo – e con Pedro malconcio. Tocchera’ ai dioscuri di centrocampo Milinkovic e Luis Alberto, spalleggiati dall’emergente Cataldi, lanciare Anderson e Zaccagni contro il bunker bianconero Bonucci-De Ligt. Incerto Dybala, che Allegri non vuol rischiare, tocchera’ a Morata e Chiesa organizzare il contropiede mentre a centrocampo il tecnico insiste sulla nuova coppia Locatelli-Mckennie. Allegri spera nella solita vittoria ‘a corto muso’, Sarri vuole bissare il netto epilogo con l’Inter e cerca vendetta contro la squadra che l’ha cacciato nonostante lo scudetto e che incrocia per la prima volta. L’Atalanta recupera Toloi, fa tornare a disposizione il lungodegente Gosens e si affidata ai sempre presenti De Roon e Zapata per prendere le misure dello Spezia, col minor dispiego di forze visto l’approssimarsi della sfida Champions con lo Young Boys. E’ l’avversario meno agguerrito per una delle grandi, e Gasperini vuole sfruttare l’occasione per guadagnare terreno. Non sara’ facile, ma Thiago Motta cerca continuita’ dopo il successo sul Torino. Il ko col Venezia e’ l’ultimo flop di una Roma che annaspa in difesa e ha ottenuto un successo nelle ultime sette gare con quattro sconfitte. Mourinho cerca di uscire dal guado in casa di un Genoa in piena zona retrocessione e che ha appena immesso Shevchenko in panchina. Rossoblu’ con tanti assenti, ma anche la Roma ha diverse indisponibilita’. Un altro ko renderebbe incandescente l’atmosfera intorno alla panchina del portoghese che attende rinforzi a gennaio. Padroni di casa favoriti nelle sfide di Verona, Torino, Bologna e Sassuolo. Ma le prime due gare sono molto equilibrate: i veneti aspettano i gol di Simeone per abbattere un ottimo Empoli, il Torino di Juric vuole riprendere la marcia di avvicinamento al centroclassifica ospitando l’Udinese. Sfida del gol tra il recuperato Belotti e l’emergente Beto. Piu’ indirizzate le altre due gare. Il Bologna del cittadino onorario Mihajlovic vuole rafforzare le sue velleita’ europee con l’aiutato del positivo Arnautovic contro il Venezia ringalluzzito dall’exploit con la Roma. Dionisi propone il solito Sassuolo garibaldino (Berardi, Raspadori e Defrel dietro Scamacca) contro un Cagliari malinconicamente ultimo. Mazzarri spera nei gol di Joao Pedro e nell’apporto degli altri sudamericani, ma la sua posizione e’ sempre piu’ delicata. Lo scontro salvezza per eccellenza e’ pero’ Salernitana-Sampdoria. Con l’arrivo di Colantuono i campani sono piu’ competitivi, ma un successo e tre sconfitte sono un bilancio deficitario. Ribery suonera’ la carica contro la Samp che si ritrova imprevedibilmente a lottare per non retrocedere nonostante la presenza di Quagliarella e Candreva. Un ulteriore passo falso potrebbe costare caro a D’Aversa.

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Meret vuole restare al Napoli: il portiere pensa solo allo scudetto, rinnovo vicino

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Alex Meret ha una priorità: lo scudetto. Il portiere azzurro, protagonista silenzioso e decisivo della stagione del Napoli, ha chiesto al suo agente Federico Pastorello di mettere in stand-by ogni discorso sul contratto fino al termine della gara contro il Cagliari. Un atto di dedizione totale che fotografa bene lo stile di un ragazzo che ha sempre preferito i fatti alle parole.

Un futuro azzurro mai messo in discussione

Nonostante le sirene di mercato e una trattativa per il rinnovo che dura da dieci mesi, Meret non ha mai pensato di andar via. Né di farlo a parametro zero, anche se i presupposti tecnici ed economici per farlo ci sarebbero. Il Napoli vuole tenerlo, il direttore sportivo Giovanni Manna ha ritoccato più volte l’offerta, c’è l’intesa su tutto: durata (fino al 2027 con opzione per un altro anno), ingaggio (3 milioni annui). Resta solo un dettaglio da limare: un piccolo bonus alla firma, che De Laurentiis per ora ha bloccato.

Un pilastro della squadra di Conte

Antonio Conte vuole la sua conferma. Meret è il numero uno del Napoli e lo resterà, anche se con il ritorno in Champions League ci sarà più turnover tra i pali. Per questo Caprile e Scuffet sono pronti, ma resteranno nell’ombra. In alternativa si valuta anche il nome di Milinkovic-Savic del Torino, ma solo in caso di rottura clamorosa che oggi appare improbabile.

Record, rigori parati e fedeltà

Meret ha già collezionato 15 clean sheet in campionato: uno solo in meno rispetto al suo record personale (16 nella stagione dello scudetto). In più, si è rivelato anche pararigori: ha ipnotizzato Calhanoglu, Thauvin e Gimenez, con solo Bonny capace di superarlo dal dischetto. I numeri parlano per lui. E il suo attaccamento al club è evidente: vive a Lucrino, non ha mai nascosto il desiderio di rimanere.

Una maratona contrattuale vicina all’arrivo

Pastorello e Manna si sono visti più volte, penna in mano, pronti a firmare. Poi rinvii, rallentamenti, dettagli. Una trattativa che ricorda l’estate pre-scudetto, quando Meret sembrava destinato a lasciare il Napoli per fare spazio a Navas, ma alla fine rimase e divenne protagonista assoluto.

Oggi, come allora, la volontà di restare c’è, forte e chiara. E salvo sorprese, sarà ancora il portiere del Napoli.

 

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Conte tiene i nervi saldi: niente feste, concentrazione massima, fiato sospeso per Lobotka

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Il Napoli di Antonio Conte è a un passo dal sogno, ma il tecnico salentino non vuole sentire parlare di scudetto. L’atmosfera nel quartier generale azzurro è stranamente silenziosa. Nessuna festa anticipata, nessuna bandiera al vento: solo lavoro, concentrazione e la solita routine. Conte, che vive nel cuore di Napoli per percepire l’umore della città, si tiene lontano da proclami e illusioni.

L’attesa per Lobotka e il piano Gilmour

Quando dalla clinica arriva la notizia che Lobotka ha solo una distorsione, il tecnico tira un sospiro di sollievo. C’è speranza che possa essere disponibile già per il match contro il Genoa. Nel frattempo, parte il “piano Gilmour”, con lo scozzese pronto a prendersi le chiavi del centrocampo da unico play.

La prudenza come stile di vita

Conte sa cosa vuol dire perdere tutto all’ultimo istante. Ricorda bene quella pioggia di Perugia nel 2000 e da allora le cicatrici delle sconfitte pesano più delle vittorie. Per questo evita ogni parola fuori posto. Niente slogan, niente euforia: solo attenzione ai dettagli. Non è scaramanzia, ma un realismo feroce.

Verso il Genoa senza mai nominare lo scudetto

In campo si lavora sul 4-4-2, con Olivera ancora centrale e la conferma di Raspadori. I 52mila del Maradona sono pronti: biglietti introvabili, clima elettrico, ma Conte è l’ultimo a uscire dal centro tecnico e anche stavolta, con i tifosi accalcati alle transenne, non pronuncia mai la parola scudetto.

Una stagione da sogno, ma vietato distrarsi

«Ricordiamo da dove siamo partiti», ha detto il tecnico, facendo riferimento alla vittoria ai rigori in Coppa Italia contro il Modena. Il cammino è stato lungo e faticoso. I premi? Se ne parlerà a fine stagione. Ora la squadra ha un solo obiettivo: battere il Genoa e vedere cosa fa l’Inter contro il Torino. Il resto, per ora, è solo rumore.

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Inzaghi nella storia: orgoglioso di una super Inter

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Simone Inzaghi scrive un’altra pagina della storia interista: la vittoria contro il Barcellona vale infatti la seconda finale di Champions League da allenatore nerazzurro, come solo Helenio Herrera nella storia del club. Un risultato storico, che il tecnico sottolinea con orgoglio: “Innanzitutto voglio fare i complimenti al Barcellona, abbiamo incontrato una squadra veramente forte. Ci è voluta una super Inter – le sue parole intervistato da Sky Sport -. Poi un plauso a questi ragazzi, hanno messo in campo due prestazioni mostruose altrimenti non si poteva raggiungere la finale. Sono orgoglioso, sono contento di essere il loro allenatore. È giusto che i ragazzi se lo godano davanti a questi tifosi”. Una prestazione da grande squadra, soprattutto nei supplementari, quando l’Inter ha trovato ancora le forze per tornare avanti.

“Ho detto che i cambi ci avrebbero aiutato, di crederci e di limitare una squadra non semplice da limitare. Lautaro, Dumfries, Frattesi non ha fatto la rifinitura, col cuore abbiamo superato l’ostacolo. Abbiamo cercato di giocarcela con le nostre armi e qualità. Dopo il 3-3 dell’andata avevamo chiaro cosa fare in campo, la squadra non è mai stata presuntuosa, la finale è meritata”, ha concluso. Una gara in cui decisivo è stato anche Yann Sommer, premiato come MVP della sfida. “Sono molto felice, la squadra ha fatto una roba incredibile. La parata su Yamal è stata speciale, lui è fortissimo e sono felice che non sia entrata. Questa roba che abbiamo fatto, con Acerbi che va a fare la punta…oggi tante squadre si sarebbero arrese dopo il 3-2. Noi abbiamo creduto fino alla fine, è tutto incredibile”.

E ancora di più lo è per Davide Frattesi, già decisivo nell’andata dei quarti contro il Bayern Monaco. “Vedevo tutto nero, sono stato fortunato a finire la partita. Mi sono stirato all’addome e abbiamo fatto un lavoro incredibile per esserci stasera. È incredibile essere in finale di Champions, non so che dire”.

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