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Cronache

Scritte contro Fontana e Sala, i primi 6 indagati

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Ci sono i primi indagati nelle indagini della Procura di Milano per diffamazione e minacce aperte in seguito a una serie di scritte comparse gia’ qualche settimana fa sui muri di Milano contro il governatore della Lombardia Attilio Fontana e, una, l’ultima in ordine di tempo, contro il sindaco Beppe Sala per la gestione dell’emergenza Coronavirus. L’inchiesta, coordinata da Alberto Nobili, il responsabile dell’antiterrorismo milanese, e delegata alla Digos, vede le iscrizioni di sei antagonisti, due del Carc e quattro del centro sociale Zam. In particolare, due esponenti dei Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo che avevano anche rivendicato l’azione in una conferenza stampa, sono sospettati di essere gli autori della scritta “Fontana assassino” comparsa dopo la meta’ di maggio lungo il Naviglio della Martesana. Scritta, per cui e’ stata anche sporta denuncia dal proprietario del muro. Altri murales dello stesso genere sono poi comparsi in diverse zone della citta’. Il piu’ recente risale alla notte tra il 5 e il 6 giugno scorso in via Chiesa Rossa, e per cui al momento, quattro giovani legati al centro sociale Zam sono indagati dopo essere stati individuati tra gli autori: avrebbero scritto, assieme ad altri militanti, in tutto pare una quindicina, “Fontana assassino Sala zerbino”. Una frase che ha preso di mira anche il sindaco di Milano che ora risulta essere parte offesa. A tutto cio’ si aggiunge il dossier, intitolato ‘clima d’odio’, presentato ai primi di giugno al pm Nobili dal legale del Presidente della Lombardia (ora sotto scorta) con all’interno una serie di minacce ed insulti ricevuti on line ma anche che con lettere anonime e con riferimenti anche ai suoi familiari. Intanto oggi il procuratore facente funzione di Bergamo Maria Cristina Rota e i pm che indagano su piu’ fronti nella gestione dell’emergenza Covid nella Bergamasca, dopo la trasferta romana e le audizione sulla mancata zona rossa a Nembro e ad Alzano, sono stati per gran parte della mattinata in riunione operativa anche con la pg, per organizzare il lavoro: non e’ esclusa la convocazione di altri testi, ma di certo dovranno analizzare le carte raccolte e incrociarle, oltre che con i dati epidemiologici (per questo si avvalgono dell’ ausilio di un consulente esperto) con i verbali dei massimi esponenti del Governo, della Regione e degli industriali della Lombardia per definire quella che il Procuratore Rota ritiene “una questione complessa” da risolvere: il nodo e’ se il non isolare i due comuni, come era accaduto per quelli del Lodigiano, e trasformare tutta la Lombardia in zona rossa sia da ritenere una scelta politica e, quindi, insindacabile oppure un atto amministrativo per il quale si potrebbe configurare un reato. Nel caso in cui si dovesse decidere, e al momento appare l’ipotesi piu’ probabile, che si sia stata una mera scelta politica, la ricostruzione dei fatti di quei giorni dei primi di marzo, quando il numero dei contagi era gia’ alto, fara’ da quadro di fondo per andare avanti con gli accertamenti sulle altre due tranche di inchiesta su cui ci sono gia’ indagati: quella sulle morti nelle Rsa e soprattutto quella piu’ concreta sull’anomala riapertura del pronto soccorso dell’ospedale Alzano. Filone per il quale e’ in corso una consulenza (per capire per esempio se erano stati stesi protocolli per evitare l’epidemia, se erano aggiornati e se sono stati rispettati) e si sta andando avanti con la audizioni di operatori e medici, che si aggiungono alle deposizioni dei vertici della Asst di Bergamo Est, del presidio ospedaliero e dell’ex dg della sanita’ Luigi Cajazzo, per arrivare a definire le responsabilita’.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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