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Salute

Scoperta di giovani ricercatori napoletani, individuata la proteina che espone al rischio diabete

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Una ricerca presentata al congresso dell’Associazione europea per lo Studio del diabete, condotta da un gruppo di ricercatori del CNR di Napoli, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, l’Università di Lipsia e di Cambridge, ha consentito di scoprire una proteina che “disturba” il corretto funzionamento del tessuto adiposo ed espone al rischio di diabete: PPAR5 è la forma difettosa di una proteina preziosa per il metabolismo, la PPAR.

Lo studio è portato a termine dai giovani ricercatori italiani grazie ad una borsa di studio della Società Italiana di Diabetologia. “L’obiettivo della ricerca è stato quello di chiarire il ruolo della variante proteica PPAR5, la proteina che mette i bastoni nelle ruote del tessuto adiposo, nell’insorgenza delle disfunzioni di tale tessuto e delle complicazioni metaboliche ad esso associate,” spiega Marianna Aprile, assegnista di ricerca dell’Istituto IGB-CNR di Napoli. “Questo studio ha aggiunto un importante tassello alla comprensione delle funzioni di PPAR, proteina chiave del metabolismo, e del suo ruolo nelle disfunzioni del tessuto adiposo correlate ad insulino-resistenza e diabete di tipo 2. L’identificazione e la caratterizzazione di una nuova forma difettosa della proteina PPAR apre nuovo scenari nella comprensione del metabolismo, con possibili ricadute terapeutiche,” conclude Valerio Costa, Ricercatore dell’IGB-CNR.

 

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Muovono braccia e mani 43 paralizzati con dispositivo

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Un dispositivo non invasivo in grado di stimolare il midollo spinale dall’esterno del corpo ha permesso a 43 pazienti tetraplegici, affetti da paralisi parziale o totale che coinvolge tutti e quattro gli arti e il torso, di recuperare il movimento di braccia e mani in misura maggiore rispetto alla sola terapia di riabilitazione. Lo strumento è stato messo a punto da un gruppo di ricerca guidato dal Politecnico di Losanna, e i risultati del trial clinico sono pubblicati sulla rivista Nature Medicine. Lo studio, che ha coinvolto 60 partecipanti, suggerisce che la terapia è sicura ed efficace e potrebbe quindi costituire un passo avanti per aiutare le persone a recuperare almeno in parte le loro capacità motorie e la loro indipendenza.

Alla base della tetraplegia c’è un danno al midollo spinale localizzato nella parte cervicale, la più alta, della colonna vertebrale. La conseguenza è una perdita totale o parziale della funzione delle braccia e delle gambe e la paralisi non riguarda soltanto il movimento, ma anche la sensibilità. È dimostrato che la stimolazione elettrica del midollo spinale può ripristinare le funzioni compromesse quando viene effettuata su quelle zone che contengono i neuroni coinvolti nel controllo di queste funzioni, ma spesso questi approcci si basano su procedure chirurgiche invasive per l’impianto degli elettrodi nel midollo spinale. Ne è un esempio l’importante risultato pubblicato su Nature Medicine nel 2018, ottenuto su un uomo paralizzato dal 2013 in seguito a un incidente sulle piste da sci che è riuscito a rimettersi in piedi e a camminare grazie ad uno stimolatore elettrico impiantato al di sotto del danno vertebrale.

Per cercare un’alternativa meno invasiva per i pazienti, i ricercatori coordinati da Gregoire Courtine hanno realizzato un dispositivo che invia corrente elettrica al midollo spinale attraverso elettrodi semplicemente posizionati sulla pelle. A testare per la prima volta gli effetti di questo macchinario, chiamato Arcex, sono state 65 persone tetraplegiche reclutate in diversi centri di varie parti del mondo: per tutte era passato almeno un anno dalla lesione responsabile della paralisi. I partecipanti sono stati inizialmente sottoposti per due mesi ad un programma di riabilitazione standard, seguito da altri due mesi di terapia svolta però con l’ausilio del dispositivo.

Non sono stati riscontrati problemi relativi alla sicurezza e, delle 60 persone che hanno portato a termine l’esperimento e, di queste, 43 (il 72%) hanno dimostrato miglioramenti nella forza e nella funzionalità dei movimenti di braccia e mani. Non solo: i risultati indicano anche progressi nella precisione dei movimenti che coinvolgono la punta delle dita, un parziale recupero delle sensazioni associate al tatto e miglioramenti riferiti dai pazienti per quanto riguarda la loro qualità della vita. Gli autori dello studio sottolineano, quindi, l’efficacia della terapia e suggeriscono che potrebbe essere utilizzata insieme a quelle attuali per migliorare il recupero della funzione della mano e del braccio in pazienti tetraplegici.

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Salute

Nuovo sistema cardiologico robotico all’ospedale Santa Maria della Pietà di Nola

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Attivato il nuovo sistema cardiologico robotico per il trattamento delle aritmie cardiache all’ospedale Santa Maria della Pietà di Nola. La cerimonia di inaugurazione si è svolta oggi alla presenza tra gli altri del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Proprio il governatore ha commentato l’inaugurazione sulla sua pagina social: “È il sistema più avanzato d’Italia, il primo nel centrosud, per la cura di questa particolare patologia del cuore. Complessivamente abbiamo investito otto milioni di euro per questo intervento”.

E ancora: “Quello di Nola è un ospedale importante perché serve un’area-cerniera molta vasta del nostro territorio. Qui sono in corso ulteriori investimenti per circa 115 milioni di euro per adeguamento sismico della struttura esistente, per la nuova area per la risonanza magnetica e per la realizzazione del nuovo plesso ospedaliero che affiancherà quello attuale. È uno sforzo gigantesco quello che stiamo concretamente realizzando, per Nola, così come per tanti altri territori della Campania: da Giugliano a Sessa Aurunca, dal Ruggi a Salerno al nuovo Santobono e agli Incurabili a Napoli insieme a tanti altri interventi. Investiamo oltre 2,3 miliardi di euro per l’edilizia ospedaliera. Risorse che abbiamo conquistato perché, dopo oltre venti anni, la Regione Campania ha voltato pagina”.

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Ok a Neuralink per l’impianto di chip in un secondo paziente

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Neuralink di Elon Musk ha ottenuto il via libera delle autorità americane per impiantare i suoi chip in un secondo paziente. Un nuovo test, quindi, in cui la società si impegna a trovare soluzioni per i problemi riportati dal primo paziente. A Nolan Arbaugh il chip è stato impianto nei mesi scorsi. Inizialmente è stato un successo, con il ragazzo paraplegico che per la prima volta in otto anni è riuscito a comunicare con i suoi amici e a giocare ai videogiochi.

Con il passare del tempo, però, le funzionalità del chip sono diminuite costringendo Neuralink a intervenire con un aggiornamento del software che ha fatto recuperare al dispositivo alcune delle sue capacità. Neuralink spera di poter eseguire il secondo impianto in giugno, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal che parla di 1.000 persone che si sono fatte avanti anche se meno di 100 si qualificano per lo studio.

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