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Economia

Sciopero nei trasporti, arrivano 24 ore di caos. E venerdì si ferma Alitalia

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Fumata nera dall’incontro al ministero dei Trasporti, seguito dall’appello del Garante degli scioperi. Lo sciopero generale dei trasporti (da bus e metro a treni e traghetti) di domani e del trasporto aereo (24 ore per Alitalia) di venerdi’ 26 luglio sono confermati. I sindacati di categoria Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti non hanno infatti revocato lo stop proclamato a fine giugno, che si articolera’ con modalita’ e fasce orarie diverse da città a città domani, mentre sara’ di 4 ore (dalle 10 alle 14) venerdi’ per il settore aereo. Anche le associazioni professionali dei piloti ed assistenti di volo Anpac, Anpav e Anp non fanno un passo indietro rispetto allo sciopero indetto sempre per venerdi’ 26 che riguarda il personale navigante di Alitalia e resta di 24 ore. Ma proprio contro la resistenza delle sigle professionali, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, avendo chiesto invano di rinviare l’agitazione, ha deciso di emanare un’ordinanza per ridurre lo stop da 24 a 4 ore, nella stessa fascia oraria gia’ prevista da Cgil, Cisl Uil, dalle 10 alle 14.

 

Tavolo trattative. Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli non riesce a fermare gli sciopero già proclamati

Sulla questione era del resto intervenuto anche il presidente dell’Autorita’ di garanzia, Giuseppe Santoro Passarelli, richiamando le sigle “al senso di responsabilita’”, considerando anche i pesanti disagi patiti ieri da chi viaggiava in treno a causa dell’incendio alla cabina elettrica della stazione di Rovezzano a Firenze che ha provocato ritardi e cancellazioni. Ha cosi’ rivolto un invito ai sindacati affinche’ gli scioperi di domani nel trasporto ferroviario venissero “differiti” perche’, pur proclamati “nel rispetto delle disposizioni” sono “a ridosso di giornate che hanno registrato rilevanti perturbazioni alla circolazione dei treni con grave sacrificio del diritto alla mobilita’ dei cittadini”. Analogo appello alle sigle professionali per lo stop del 26 luglio che riguarda Alitalia e agli altri sindacati (Confsal, Usb e Cub) per ridurlo “a quattro ore” (dalle 10 alle 14). Appelli che non sono stati accolti, portando alla precettazione. Per Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, che chiedono di avviare un confronto a 360 gradi sul settore, le ragioni della mobilitazione di domani e di venerdi’ “rimangono tutte valide, nonostante il ministro nel corso della riunione si sia reso disponibile a convocare una serie di incontri. Un percorso utile ma tardivo” su cui “rimaniamo in attesa di verificare il calendario e l’esito complessivo”, sostengono le tre sigle, rimarcando che l’incontro al Mit “aveva ad oggetto unicamente il trasporto aereo”. Piloti e assistenti di volo giudicano invece “inaccettabile l’atteggiamento di chiusura sulle problematiche irrisolte del personale navigante da parte di Alitalia”. In vista, dunque, disagi domani nelle citta’, con lo stop del trasporto pubblico locale, che avra’ modalita’ differenti e fasce di garanzia: a Milano, Torino e Firenze bus e metro a rischio dalle 18 alle 22, a Roma dalle 12.30 alle 16.30, a Bologna dalle 11 alle 15, a Napoli dalle 9 alle 13. Nel trasporto ferroviario la protesta sara’ di 8 ore, dalle 9 alle 17. Fs assicura che circoleranno regolarmente le Frecce e che saranno garantiti i collegamenti regionali nelle fasce pendolari, con possibili leggere modifiche al programma dei treni. Nel trasporto marittimo lo sciopero mette a rischio i traghetti e le navi da carico nell’arco dell’intera giornata, ma saranno garantiti le linee ed i servizi essenziali. Fermi il 24 anche gli addetti ai caselli autostradali (per l’intero turno), all’autonoleggio, sosta e soccorso stradale (per 4 ore), i taxi (per l’intero turno).

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Economia

Dichiarazione dei redditi al via, dal 30 la precompilata

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Parte la stagione della dichiarazione dei redditi. Da mercoledì pomeriggio la precompilata 2025 sarà disponibile in modalità consultazione sul sito dell’Agenzia delle Entrate. I modelli già predisposti contengono i dati in possesso del fisco oppure inviati dagli enti esterni, come datori di lavoro, farmacie e banche. Sono complessivamente circa 1,3 miliardi le informazioni trasmesse per la stagione dichiarativa in corso. Dal 15 maggio sarà poi possibile modificare e inviare i modelli dichiarativi. I contribuenti potranno anche quest’anno optare per il 730 semplificato, che nel 2024 è stato scelto da oltre metà della platea. Con questa modalità la compilazione è facilitata e il il cittadino non deve più conoscere quadri, righi e codici ma viene guidato fino all’invio della dichiarazione.

Nella sezione “casa” si potranno quindi trovare i dati relativi all’abitazione (rendita, eventuali contratti di locazione, interessi sul mutuo ecc.), in quella “spese sostenute” gli oneri, e nella sezione “famiglia” le informazioni su coniuge e figli. Una volta accettato o modificato i dati, sarà il sistema ad inserire automaticamente i dati all’interno del modello. Per inviare la dichiarazione ci sarà tempo fino al 30 settembre 2025.

Per chi invece presenta il modello Redditi (il modello alternativo per lavoratori dipendenti e pensionati con la differenza che il debito non viene trattenuto in busta paga, ma va pagato tramite il modello F24) la scadenza è il 31 ottobre. Nelle dichiarazioni precompilate sono già precaricati i 1.298.784.152 dati ricevuti dal Fisco. Le spese sanitarie si confermano in testa alla classifica con oltre 1 miliardo di documenti fiscali trasmessi. Seguono i premi assicurativi (più di 98 milioni di dati), le certificazioni uniche di dipendenti e autonomi (quasi 75 milioni) e i bonifici per ristrutturazioni (10,5 milioni).

In forte aumento rispetto al 2024 i dati sulle ristrutturazioni condominiali (quasi 7,5 milioni, +32%), quelli sulle erogazioni liberali (2,8 milioni, +13%) e quelli relativi alle spese scolastiche (8,5 milioni), universitarie (4 milioni) e gli asili nido (oltre mezzo milione). Per rendere ancora più agevole l’adempimento dichiarativo quest’anno sono state riviste e migliorate alcune funzionalità: ad esempio, la scelta del sostituto d’imposta e il passaggio dalla compilazione con la modalità semplificata a quella con il metodo ordinario.

Inoltre sono stati introdotti due nuovi quadri (M e T) che consentono alle persone fisiche non titolari di partita Iva di utilizzare la dichiarazione semplificata anche in relazione ai redditi soggetti a tassazione separata, a imposta sostitutiva o derivati da plusvalenze di natura finanziaria. Novità anche per gli eredi: da quest’anno il servizio web per la gestione delle autorizzazioni in capo all’erede è stato reso fruibile anche a tutori, amministratori di sostegno e genitori abilitati.

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Economia

Mediobanca lancia offerta su Banca Generali: nasce un colosso del Wealth Management

Mediobanca offre la propria partecipazione in Generali per acquisire Banca Generali e rafforzarsi nel Wealth Management con 210 miliardi di attivi in gestione.

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Mediobanca ha ufficialmente lanciato un’offerta pubblica di scambio sul 100% di Banca Generali, proponendo al Leone di Trieste la propria partecipazione azionaria in cambio della controllata specializzata nel settore del risparmio gestito. L’operazione, annunciata attraverso una nota ufficiale, comporta per Mediobanca la cessione della sua quota in Generali e un simultaneo investimento in Banca Generali per un valore complessivo di 6,3 miliardi di euro.

Evoluzione del rapporto tra Mediobanca e Generali

Secondo quanto precisato da Piazzetta Cuccia, questa mossa rappresenta un cambiamento strategico nei rapporti tra Mediobanca e Generali: da un semplice legame finanziario si passa a una “forte partnership industriale”, segnando una nuova fase di collaborazione tra i due gruppi.

Obiettivo: la leadership nel Wealth Management

L’operazione permetterà a Mediobanca di rafforzare notevolmente la propria presenza nel settore del Wealth Management. Una volta completata l’aggregazione, il gruppo potrà contare su attivi in gestione pari a 210 miliardi di euro, ricavi per circa 2 miliardi e una capacità di crescita stimata in oltre 15 miliardi annui. Un passo decisivo che conferma la volontà di Mediobanca di posizionarsi come leader di mercato in un settore strategico e in forte espansione.

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Economia

Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .

In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.

Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.

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