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Esteri

Sbarcati a Malta dopo 10 giorni in mare 11 migranti salvati da un peschereccio spagnolo, Madrid ha rifiutato l’ospitalità

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Sotto pressione e di malavoglia, Malta ha accolto i migranti del peschereccio spagnolo Nuestra Madre de Loreto che ha vagato 10 giorni nel Mediterraneo alla ricerca di un porto sicuro per le 11 persone salvate al largo delle coste libiche. “Sono stati sbarcati” e “dopo gli accertamenti medici saranno trasferiti in Spagna” ha annunciato in un tweet il ministro dell’Interno maltese Michael Farrugia, mentre El Pais ha spiegato che il trasferimento a bordo di un’imbarcazione de La Valletta è avvenuto a 13 miglia dalla costa senza che la Nuestra Madre de Loreto entrasse in porto. In realtà non è chiara quale sarà la destinazione ultima dei migranti e se ci sarà o meno una redistribuzione tra i Paesi europei. Stretto tra appelli inascoltati, rischi di rivolta dei naufraghi terrorizzati dalla prospettiva di essere riportati in Libia e una situazione sempre piu’ insostenibile aggravata dal maltempo, il capitano Pascual Dura aveva deciso di fare rotta verso la Spagna anche se il premier Pedro Sanchez aveva ribadito il divieto all’approdo sottolineando che Malta è “il porto più vicino”. Poi, quando il peschereccio era già in navigazione verso le coste spagnole, al capitano è giunta l’autorizzazione a dirigersi verso Malta, mentre da Madrid la vice premier Carmen Calvo precisava che “sin dal primo momento, il governo si è impegnato affinchè l’imbarcazione potesse raggiungere un porto sicuro e vicino”. L’emergenza crescente a bordo dell’imbarcazione era stata denunciata ieri dall’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) che aveva chiesto una soluzione urgente, mentre Amnesty International incalzava per lo sbarco “in Europa il prima possibile” dopo la diffusione di voci su negoziati in corso tra Madrid e Tripoli per il trasferimento dei migranti in Libia. E un gruppo di parlamentari europei, tra gli altri Sergio Cofferati, aveva lanciato un appello all’Unione europea per “offrire un porto sicuro” al peschereccio. Ma sono le immagini, come sempre piu’ delle parole, a dare il senso dello smarrimento e del terrore nel buio di un Mediterraneo percorso senza meta “da nord a sud, da est a ovest” come aveva detto il capitalo in un messaggio disperato. Come quelle del salvataggio di uno dei migranti, la notte scorsa, disidratato e incosciente, tirato su in barella da un elicottero e trasportato a Malta. Altre immagini, quelle del trasferimento a bordo dell’unità maltese, mostrano i migranti sorridenti per la fine dell’odissea in mare e dell’incubo di essere rispediti nei centri di detenzione libici, dove molti sono stati torturati, anche se il futuro è ancora un’incognita. Chi ne esce a testa alta è il capitano Dura’, la cui famiglia ha salvato in mare negli anni almeno un centinaio di persone. “Alla fine ci hanno dato un porto sicuro”, si è limitato a commentare.

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Blackout in Spagna e Portogallo: indagini in corso, ipotesi anche di un cyberattacco

Spagna e Portogallo colpiti da un blackout elettrico: disagi nei trasporti e nelle comunicazioni. Il governo indaga, possibile anche un cyberattacco.

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Poco dopo le 12 di oggi, migliaia di cittadini in tutta la Spagna continentale e in Portogallo sono stati colpiti da un improvviso blackout elettrico. Come riportato dal quotidiano “El País”, il governo spagnolo ha attivato diversi team tecnici di vari ministeri per indagare sulle cause dell’interruzione, anche se al momento non esiste ancora una spiegazione ufficiale.

Secondo quanto riferito da Red Eléctrica, l’azienda pubblica responsabile della gestione del sistema elettrico nazionale, si sta lavorando intensamente per ripristinare la fornitura di energia. Anche l’Istituto nazionale di cybersicurezza è coinvolto nelle analisi, valutando la possibilità che il blackout possa essere stato causato da un attacco informatico, sebbene non ci siano ancora conferme in tal senso.

Reti di comunicazione e trasporti in tilt

Il blackout ha avuto ripercussioni su diversi settori strategici: sono stati colpiti reti di comunicazione, aeroporti e linee ferroviarie ad alta velocità in Spagna e Portogallo. Problemi sono stati segnalati anche nella gestione del traffico stradale, con numerosi semafori fuori servizio, oltre che in centri commerciali e strutture pubbliche.

La ministra spagnola della Transizione ecologica, Sara Aagesen, ha fatto visita al centro di controllo di Red Eléctrica per seguire da vicino le operazioni di ripristino. L’azienda ha attivato un piano di emergenza che prevede il graduale ritorno alla normalità, iniziando dal nord e dal sud della penisola iberica.

Coinvolta anche la Francia meridionale

Le interruzioni non hanno riguardato esclusivamente la Spagna e il Portogallo: alcune aree del sud della Francia, interconnesse con la rete elettrica spagnola, hanno subito disagi simili. Le autorità francesi stanno monitorando attentamente la situazione in coordinamento con le controparti spagnole.

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Wsj, Putin sta espandendo basi e truppe ai confini Nato

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A circa 160 chilometri dal confine con la Finlandia, nella città russa di Petrozavodsk, gli ingegneri militari russi stanno espandendo le basi militari dove il Cremlino prevede di creare un nuovo quartier generale dell’esercito per supervisionare decine di migliaia di soldati nei prossimi anni. E’ quanto scrive il Wall Street Journal. I soldati, molti dei quali ora in prima linea in Ucraina, dovrebbero costituire la spina dorsale dell’esercito russo in chiave anti-Nato. Il Cremlino sta ampliando il reclutamento militare, rafforzando la produzione di armi e potenziando le linee ferroviarie nelle zone di confine.

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Ft: accuse a Orban, 1 miliardo sussidi a media filogovernativi

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Due organi di informazione ungheresi, Magyar Hang e una seconda testata coperta dall’anonimato, intendono presentare oggi una denuncia alla Commissione europea, sostenendo che il governo di Viktor Orbán ha concesso più di un miliardo di euro di sovvenzioni illegali ai media filogovernativi. Lo riporta il Financial Times online. Secondo le due testate, le entrate pubblicitarie sarebbero state convogliate verso giornali, emittenti televisive e piattaforme online filo-Orbán tra il 2015 e il 2023 per per garantire il sostegno al partito al potere Fidesz e per escludere il giornalismo critico.

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