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Cronache

Sarà un fine agosto rovente, temperature record fino a 37 gradi

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Torna il gran caldo su gran parte dell’Italia con picchi di 38°C in Sardegna e 37°C su tutto il Centro-Sud, da Roma e Taranto: una fiammata di fine agosto che vedrà anche lo sviluppo di temporali pomeridiani soprattutto al Nord. Previsioni che si inseriscono in un clima sempre più estremo, tanto che nuove previsioni realizzate dal Joint Research Centre della Commissione Europea stimano il triplicarsi entro il 2100 di vittime a causa delle ondate di calore in Italia. A fare le previsioni per i prossimi giorni è la redazione del sito www.iLMeteo.it che annuncia caldo e afa con picchi di 37°C a Roma, Benevento, Caserta, Foggia, Siracusa e Taranto e picchi oltre 38°C in Sardegna, mentre cielo sarà un po’ più nuvoloso al nord con qualche piovasco in spostamento dal Veneto verso Lombardia e infine Piemonte. Un ritorno del caldo dopo qualche giorno di tregua che si inserisce a livello globale in un 2024 che pare già essere destinato ad entrare nella storia come il più caldo, superando il 2023 che detiene ancora il primato.

Un fenomeno che si traduce con punte di caldo o freddo e nubifragi estremi sempre più frequenti e che producono non solo gravi danni al territorio ma mettono a rischio la salute, soprattutto dei più fragili. A lanciare un nuovo allarme in tal senso è ora il nuovo studio pubblicato sulla rivista Lancet Public Health a cura del Jrc che analizza l’impatto di caldo e freddo in Europa nel corso dell’intero secolo. I due estremi ad oggi sono la causa diretta di circa 407.000 decessi all’anno, di cui la gran parte – 363.500 persone in particolare nelle regioni dell’Est – sono vittime del freddo mentre circa 43.700 per il caldo eccessivo, ma l’andamento sta rapidamente cambiando, con una piccola diminuzione per le vittime del freddo e un rapido aumento di quelle per il caldo.

Le stime si basano sul possibile aumento delle temperature di 3C entro fine secolo e se non si dovessero prendere delle misure per contrastare il cambiamento climatico si ritiene che tra le regioni europee più colpite dal caldo sarà l’Italia dove entro il 2100 si passerà dagli attuali 10.400 decessi l’anno per il caldo a oltre 28.200. In Grecia aumenterebbero annualmente da 1.700 di oggi a oltre 4.700, in Francia da 3.000 a oltre 13.500 e in Spagna da 4.400 a 20.000. Stretto è il legame, spiegano i ricercatori, anche con le condizioni economiche del territorio e l’età media perché a soffrire di più sono soprattutto gli anziani e coloro che hanno meno possibilità di riscaldarsi oppure usare condizionatori in casa.

“Il nostro studio identifica anche specifici luoghi più caldi in cui il rischio di morte per alte temperature è destinato ad aumentare drasticamente nel prossimo decennio”, ha detto David García-León, del Jrc. “C’è la necessità – ha concluso – di politiche più mirate per proteggere queste aree e i membri della società più a rischio di temperature estreme”.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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