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Salvini rilancia su cartelle, FdI prudente su condono

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Non si sono ancora placate le polemiche sul condono edilizio ma Matteo Salvini tira dritto e, anzi, rilancia un suo vecchio cavallo di battaglia: la rottamazione delle cartelle. “Per quanto riguarda sia l’edilizia con piccole irregolarità che possono essere sanate portando tanti soldi nei Comuni – evidenzia il leader della Lega – che le cartelle esattoriali di piccola entità, non i grandi evasori e quelli totali ma i piccoli risparmiatori, è un vantaggio per lo Stato che incassa e per milioni di cittadini che potranno essere più tranquilli”. Del resto quella di una nuova pace fiscale con saldo e stralcio per cartelle sotto i 30mila euro è un’ipotesi sulla quale il leadar leghista è tornato a più riprese sempre con l’obiettivo di liberare fondi per i Comuni e lo Stato. Ma se l’idea di una nuova rottamazione delle cartelle sembra poter avere qualche chance di entrare nella legge di bilancio che la conteneva già lo scorso anno decisamente diverso appare il discorso sulla sanatoria edilizia.

Tanto più che da giorni gli alleati di governo, FI in primis, si stanno spendendo per ridimensionare e mettere i propri paletti su un’eventuale misura di questo tipo. E che – si specifica dalle parti del partito della premier – in ogni caso potrà eventualmente arrivare solo per via parlamentare e non certo su input governativo. Salvini, evidenzia oggi il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, “ha parlato di interventi di difformità minimali sotto il profilo edilizio” per tutto il resto “se formalizzeranno qualcosa poi lo si leggerà”. Il partito di Meloni, insomma, appare sostanzialmente freddo su un’ipotesi di sanatoria di questo genere. Mentre FI che ha da subito frenato non chiude, invece, all’idea che un intervento di piccola portata possa arrivare nell’ambito della più ampia proposta di legge sulla rigenerazione urbana depositata in Senato e sulla quale gli azzurri chiedono una accelerazione.

Un testo che prevede per altro incentivi anche per privati per opere di riqualificazione anche di vecchi edifici in disuso. E’ lo stesso leader azzurro Antonio Tajani a specificarlo: “nessun condono” edilizio sulle grandi irregolarità, ma “verrà incardinato mercoledì un nostro ddl per la rigenerazione urbana con una visione strategica di medio e lungo periodo, per ridurre le emissioni di Co2, per il recupero delle aree depresse”. Se “in questo processo, per non creare ostacoli ad opere essenziali e utili, si potrà trovare un sistema per sanare piccole infrazioni — spiega – Ma nulla di più”.

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La metà degli italiani crede che la magistratura sia politicizzata, sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Il rapporto tra la magistratura e la politica è da tempo un tema centrale nella vita politica italiana, con una storia che affonda le radici negli ultimi trent’anni. Dall’era di Tangentopoli, che ha segnato una crisi drammatica nel sistema politico italiano, i giudici hanno svolto un ruolo chiave, suscitando reazioni positive da alcuni e critiche negative da altri. Oggi, questo conflitto ritorna al centro dell’attenzione con l’intervista rilasciata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha sollevato preoccupazioni riguardo a una presunta fazione della magistratura decisa ad ostacolare il governo attuale.

La fiducia nella magistratura ha subito un calo significativo negli ultimi anni. Dall’apice del 2011, un periodo segnato dalla crisi economica e dalla necessità di rassicurazioni esterne alla politica, l’indice di fiducia nella magistratura è sceso al 38 nel 2021, toccando il punto più basso. Tuttavia, nel 2022, la fiducia ha sperimentato una modesta ripresa, raggiungendo il 45, forse influenzata dalle polemiche e dalla discussione sulla restrizione delle intercettazioni.

Le dichiarazioni del ministro Crosetto hanno suscitato reazioni contrastanti nella popolazione. Poco più di un quinto degli italiani (22%) concorda con l’idea di una fazione organizzata di magistrati contraria al governo, mentre il 35% ritiene che, anche se in modo non organizzato, alcuni magistrati perseguano obiettivi politici. In generale, l’opinione che vi sia un qualche livello di “inquinamento” politico nel sistema giudiziario è maggioritaria, con solo il 13% che nega tale esistenza.

La decisione del ministro di esporre pubblicamente le sue preoccupazioni è oggetto di divisione tra la popolazione. Il 32% ritiene che Crosetto abbia fatto bene a rendere pubbliche le sue preoccupazioni, mentre il 30% pensa il contrario. La percezione di condivisione delle opinioni sulla polemica varia tra gli elettori di centrodestra, che tendono a ritenere che ci sia un consenso più ampio, e gli elettori di opposizione, che credono che tali opinioni siano condivise principalmente dal ceto politico o dagli elettori di centrodestra.

L’approvazione della cosiddetta “pagella” dei magistrati, approvata durante l’ultimo Consiglio dei ministri, è divisa tra gli intervistati. Il 36% la approva, mentre il 26% la disapprova. La questione, come molte altre nel sondaggio, vede un considerevole 38% di intervistati che non esprimono una posizione definitiva.

Infine, sull’utilità dello scontro tra politica e magistratura, le opinioni sono nuovamente divise. Il 39% ritiene che tale polemica sia dannosa e aggiunga tensioni inutili in un momento già difficile, mentre il 30% pensa che sia utile per chiarire l’esistenza di una magistratura politicizzata. In definitiva, nonostante la recente crescita nella fiducia, la magistratura ha perso parte significativa della stima dei cittadini, riflettendo una percezione diffusa di politicizzazione, che sia organizzata o individuale. L’intervento di Crosetto, sebbene divida per fazioni politiche, sembra non suscitare sentimenti profondi, ma potrebbe contribuire a rinforzare l’elettorato di riferimento. I dati citati in questo articolo sono presi da un sondaggio Ipsos sul Corriere della Sera di oggi

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Crosetto, “un plotone contro di me”, è scontro in Aula

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E’ scontro nell’Aula della Camera tra il ministro Guido Crosetto e le opposizioni. Se il responsabile della Difesa – chiamato a rispondere ad un’interpellanza sulla giustizia – lamenta la mistificazione della sua intervista sulle toghe – parlando di un “plotone di esecuzione” contro di lui – Pd, M5s e +Europa chiedono un dibattito più ampio sul tema. Le accuse al ministro sono di avere “un carente senso delle istituzioni” (come sostiene Giuseppe Conte), ma anche di attaccare “confusamente”, i magistrati (affermano i dem e +E). Crosetto ribadisce che alcuni “interventi pubblici” di giudici sono stati “gravissimi”, che chi giudica deve avere un atteggiamento “terzo”, ma esprime fiducia nella magistratura.

Poi, ribatte alle minoranze parlamentari: “Tutto mi aspettavo tranne che qualcuno contestasse un ministro che risponde ad un’interpellanza”. Il titolare della Difesa non si lascia sfuggire una sottolineatura sulle tante assenze in Aula: “Mi è dispiaciuto che tanti di quelli che in questi giorni avevano detto che era grave” quanto avevo sostenuto “non ci fossero”. In apertura dei lavori, la capogruppo del Pd Chiara Braga, mette agli atti una nuova “richiesta di informativa” da parte del ministro per “avere piena trasparenza”. Si associa il collega del M5s, Francesco Silvestri, che lo invita ad andare “in Procura a denunciare le sue preoccupazione” su “correnti che cospirano contro il governo”. “Non ho parlato di incontri segreti, di cospirazioni – afferma Crosetto -. Do lettura di alcuni interventi pubblici che io reputo gravissimi sulla questione giustizia”, “ho totale fiducia nella magistratura” ma “chi ha responsabilità deve essere terzo”.

Il ministro, riporta frasi di Stefano Musolino, segretario di Magistratura democratica, e rincara: “Io non penso che la magistratura debba limitare l’esercizio della volontà popolare perché ci sono tempi in cui c’è bisogno di riequilibrio'”. Il magistrato ribatte a tono: “Credo che il ministro non conosca alcuni fondamenti della nostra Costituzione e soprattutto il ruolo di garanzia a tutela dei diritti fondamentali che la Carta riconosce alla magistratura. Non ci facciamo intimidire da bagarre mediatiche”. Crosetto, riferisce di “insulti” e “interpretazioni malevole” delle sue parole: “La mia era una riflessione molto più alta. Tornando indietro non la farei perché avevo altro da fare, mi occupo di altro”. Salvo, poi, rilanciare: “Ho posto un tema e forse ho sbagliato a non farlo di più”. Per Matteo Renzi “Crosetto ha fatto un bel discorso, in teoria”, ma ad oggi “non vedo una riforma”. Il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova, firmatario dell’interpellanza gli domanda: “Cosa voleva fare? Mettere le mani avanti rispetto ad eventuali provvedimenti giudiziari a carico di membri del governo o della maggioranza?”.

A difesa del ministro, in Aula, si schierano esponenti di Forza Italia e Fratelli d’Italia, mentre dalla Lega di Salvini – che all’indomani delle polemiche su Crosetto aveva sottolineato che la riforma si dovrà fare “con i magistrati e gli avvocati” – nessun intervento. Intanto, non si placa la bufera sul sottosegretario Andrea Delmastro che, stando a quanto riportato da alcuni quotidiani, avrebbe fatto pressioni sul Dap per ottenere la relazione su Alfredo Cospito. Dopo le rivelazioni stampa, il M5s torna a reclamarne con forza le dimissioni, Avs propone una mozione di sfiducia unitaria delle opposizioni, Ilaria Cucchi chiede al ministro Nordio di revocargli le deleghe.

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Bilaterali Meloni a Dubai su Gaza, vede Erdogan ed Herzog

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L’urgenza di dare una “svolta” all’azione contro i cambiamenti climatici. Ma anche quella di trovare la via per una “pace duratura” in Medio Oriente. Giorgia Meloni si presenta alla Cop28 con l’annuncio di 100 milioni di euro che l’Italia verserà al nuovo fondo contro i danni provocati dal clima nei paesi più vulnerabili. Ma la guerra tra Israele e Gaza, con la tregua finita, i nuovi attacchi di Hamas, e la ricerca di terreni di mediazione internazionale inevitabilmente occupano gran parte dell’agenda parallela al vertice. La premier arriva all’Expo City di Dubai in tempo per la foto di famiglia (baci con il segretario dell’Onu Antonio Guterres, un momento di incertezza sull’etichetta per il saluto al presidente degli Emirati Arabi bin Zayed). Ci sono quasi 150 leader (l’Iran se ne va, proprio per la presenza di Israele) e una delle edizioni più partecipate di sempre perché non c’è più tempo da perdere per rendere concreta la transizione. Che va accompagnata anche nel campo dei sistemi alimentari, una “priorità”, con attenzione particolare all’Africa, l’altra “priorità” per l’Italia.

La premier ne parla con il primo ministro etiope Abiy Ahmed in uno dei diversi bilaterali che avrà nel corso della giornata. Il più delicato, quello con il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Si erano sentiti solo poche settimane fa, e a Dubai Meloni cerca di richiamare il ruolo che Ankara può giocare nell’evitare un “allargamento” del conflitto al resto della regione. Mentre Erdogan fa sapere di avere sì sottolineato l’importanza di una “stretta cooperazione con l’Italia” per arrivare alla fondazione di uno Stato palestinese basato sui confini del 1967. Ma allo stesso tempo di aver ribadito che è “essenziale prendere misure efficaci per fermare Israele in modo tale da porre fine alle uccisioni” a Gaza.

Roma invece condanna il nuovo attacco di Hamas e la premier porta direttamente al presidente israeliano Isaak Herzog la “solidarietà” dell’Italia che, ribadisce, rimane “al fianco del popolo israeliano in questo difficile momento”. C’è anche, nelle parole della premier, l’auspicio per una nuova pausa umanitaria e l’impegno italiano per curare soprattutto i bambini feriti, con il team di medici arrivato con lei da Roma e la nave ospedale della marina militare Vulcano che attraccherà domenica ad Al Arish in Egitto. Di Gaza parla anche con il primo ministro del Libano, Najib Miqati (mentre Hezbollah rivendica un nuovo attacco) e della situazione al confine con Israele che resta critica.

E con l’emiro del Qatar, in prima fila nei negoziati, Tamim Al Thani. Tra un intervento e l’altro, e prima di andare all’Opera di Dubai per il concerto dell’orchestra della Scala, Meloni si confronta anche con gli amici Rishi Sunak e Narendra Modi – in India è “popolare”, sottolineano da Palazzo Chigi, e lo dimostra l’attenzione di “studenti e giornalisti” indiani (l’incontro con la stampa italiana è rinviato). E ha un rapido scambio con il segretario di Stato Usa Antony Blinken ma anche, tra gli altri, con il presidente francese Emmanuel Macron.

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