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Salerno, Villa del Sole cambia sede ed entra nel network di ricerca Neuromed

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La Casa di Cura Villa del Sole di Salerno ha una nuova sede. Il taglio del nastro alla presenza delle più alte cariche istituzionali, tra i quali il Presidente della Regione Vincenzo De Luca, nonché di numerosi ospiti: l’ospedale adesso è in Via dei Greci, 1, a Fratte di Salerno, ed accoglierà i reparti e l’attività ambulatoriale della Clinica.
Un nuovo corso per questa storica Casa di Cura che, dal 1962 è punto di riferimento nell’assistenza sanitaria per la città di Salerno e non solo.
“La rinnovata Villa del Sole, accreditata con il SSN, – ha detto il Direttore Sanitario, il dottor Gianni Ricco, nel suo discorso ai presenti – aggiunge un nuovo tassello alla rete ospedaliera del Network di Ricerca Neuromed ed andrà ad integrarsi con la rete ospedaliera pubblica regionale di cui rivendica con forza l’appartenenza grazie agli oltre 6000 ricoveri e gli oltre 1100 nati ogni anno”.
Ricco nel suo discorso ha sottolineato come questa nuova struttura si inserisce nell’alveo del Network di Ricerca Neuromed con una concezione diversa, definita flessibile, in relazione alle esigenze di assistenza e di economia generale. Un ‘Ospedale tra gli ospedali’.
“E’ nota la profonda crisi che il SSN sta attraversando, dovuta in gran parte alla carenza di risorse umane addette all’assistenza come il personale infermieristico/ostetrico ed i medici specialisti – ha detto il Direttore sanitario – Ciò impone modelli organizzativi flessibili in grado di far fronte a queste carenze e nel contempo garantire la migliore risposta possibile al bisogno di salute del cittadino. Il Network di Ricerca Neuromed, con la sua rete ospedaliera accreditata, ha creato il cosiddetto ‘Ospedale diffuso’ all’interno del quale ciascuna struttura si caratterizza per una o più specialità in grado di offrire un’assistenza di alto livello qualitativo evitando inutili e dispendiosi doppioni. Nella Rete del Network, la nuova Casa di Cura Villa del Sole si caratterizza, in continuità con la tradizione, quale ospedale di genere rivolto alla donna in tutte le sue fasi evolutive, con particolare attenzione alla gravidanza, dal concepimento fino al post-parto, ed alla cura del bambino”.

La Casa di Cura Villa del Sole fin dalla sua istituzione si è caratterizzata nella città come struttura di riferimento per quanto riguarda l’assistenza sanitaria in regime di ricovero. Rivolta da sempre alla salute della donna è stata considerata a Salerno ‘la clinica dove nascere’. Nel tempo si è specializzata anche in altre attività. La nuova sede mantiene l’assetto delle Unità operative per le quali è stata autorizzata e accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale: Ostetricia, Ginecologia, Chirurgia Generale, Chirurgia Vascolare, Medicina e Cardiologia. 90 posti letto di cui 80 accreditati con SSN e 10 in regime privato.
Presente una piastra ambulatoriale di innovativa concezione con specialità che vanno dalla diagnostica per immagine ai servizi di endoscopia digestiva, alla diagnostica cardiovascolare, a quella prenatale, della gravidanza, della post gravidanza e dell’età menopausale.

“Oltre all’attivita tipica di ricovero e cura – ha poi aggiunto Marco Patriciello, Presidente di Villa del Sole e della Holding Promed – questa struttura ci permetterà di proseguire in un modo più sinergico le attività di ricerca epidemiologica insieme al gruppo del Professor Giovanni de Gaetano grazie alla presenza di nuovi spazi, apparecchiature diagnostico-terapeutiche all’avanguardia. Un grazie particolare a tutti coloro che con il loro impagabile impegno hanno consentito la realizzazione di questo progetto e consentiranno il trasferimento operativo della sede. In particolare il personale infermieristico, ausiliare, medici, amministrativi ed i tecnici che hanno dimostrato tenacia e abnegazione al fine di rendere possibile tutto ciò”.
La nuova struttura è stata costruita a ‘dimensione uomo’ unitamente ad una innovazione di tipo tecnologico e strutturale sia nei reparti di degenza, che nelle sale operatorie, che negli ambulatori.
“Un’offerta sanitaria che abbiamo inteso potenziare – ha detto l’ad di Villa del Sole, Nicola Cantone. In questa nuova struttura i servizi per i quali siamo accreditati vengono concepiti in maniera diversa e possiamo dire innovativa. Disponiamo, ad esempio, di una Risonanza Magnetica che ci permetterà di eseguire gli esami internamente così come da specifico Decreto della Regione Campania. A questo ovviamente si aggiunge l’offerta specialistica che da sempre ha caratterizzato la struttura. L’U.O. di Ostetricia e Ginecologia è stata potenziata da un blocco parto autonomo che si aggiunge al primo soccorso ostetrico; la Chirurgia è concepita in maniera sempre più multidisciplinare, la piastra ambulatoriale sarà molto più accogliente dal punto di vista logistico e strutturale così come tutti gli ambienti dell’Ospedale. Non appena la ASL – ha concluso Cantone – ci darà l’autorizzazione all’esercizio, saremo pronti ad intraprendere questa nuova avventura”.

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Esteri

Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti

Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.

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Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).

Il cordoglio della città e della comunità filippina

La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.

Le drammatiche immagini dell’incidente

Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.

Il dolore delle autorità

Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.

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Esteri

Iran, mistero sull’esplosione a Bandar Abbas: 14 morti e oltre 700 feriti

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Il ministero dell’Interno iraniano ha confermato che il bilancio dell’esplosione (ancora provvisorio) avvenuta al porto di Bandar Abbas, città strategica sullo Stretto di Hormuz, è salito a 14 morti e 740 feriti. Un evento gravissimo che scuote una delle aree più delicate per gli equilibri geopolitici globali.

Le cause restano misteriose

Le autorità iraniane parlano ufficialmente di un generico incidente, senza però fornire dettagli precisi. Questa vaghezza ha acceso numerosi interrogativi a livello internazionale: fonti estere suggeriscono che potrebbe trattarsi non di un incidente, ma di un attacco deliberato attribuibile a un Paese nemico, con il sospetto principale che ricade su Israele.

L’ipotesi dell’attacco mirato: la pista del combustibile per missili

Secondo analisi parallele, le esplosioni di Bandar Rajaei — uno dei principali terminali del porto di Bandar Abbas — non sarebbero casuali. La natura delle detonazioni, l’intensità dell’onda d’urto e l’estensione dei danni lascerebbero supporre la presenza di materiale altamente infiammabile e volatile, come il combustibile solido per razzi.

Fonti non ufficiali rivelano che Bandar Rajaei fosse recentemente diventato il deposito strategico del combustibile solido per missili balistici della Repubblica Islamica, importato dalla Cina tramite navi cargo. Non un semplice magazzino, dunque, ma un elemento chiave nelle strategie militari regionali di Teheran.

Israele nel mirino dei sospetti

Non sarebbe la prima volta che Israele compie operazioni mirate per neutralizzare le capacità missilistiche iraniane: già in passato, con massicce incursioni aeree, ha distrutto impianti critici, ritardando di anni la produzione bellica del regime. Secondo questa ricostruzione, l’Iran, nel tentativo disperato di ricostituire le sue scorte, avrebbe nascosto i materiali in infrastrutture civili, trasformando i cittadini in scudi umani.

L’attacco — se confermato — avrebbe incenerito gran parte del deposito e colpito anche la catena logistica dei rifornimenti missilistici destinati agli Houthi nello Yemen, infliggendo un danno catastrofico alla rete militare iraniana nella regione.

Un’accusa morale pesante contro il regime iraniano

L’episodio di Bandar Rajaei non sarebbe soltanto un durissimo colpo militare, ma rappresenterebbe anche un’accusa morale contro un regime accusato di sacrificare la propria popolazione pur di mantenere le proprie ambizioni imperiali. Come già avvenuto nell’esplosione del porto di Beirut nel 2020, il prezzo più alto lo pagano i civili.

La tragedia di Bandar Abbas, secondo questa lettura, segna un passo ulteriore verso la resa dei conti finale con un regime ormai gravemente indebolito, sia sul piano militare sia su quello della legittimità internazionale.

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Esteri

Hamas offre ostaggi in cambio di 5 anni di tregua

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Hamas mette sul piatto dei negoziati una nuova proposta: la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle sue mani in cambio del ritiro dell’Idf e di un cessate il fuoco della durata di 5 anni. Ma le notizie che arrivano dal Cairo, dove è arrivata una delegazione del movimento integralista palestinese per discutere con i mediatori egiziani, non fermano raid e combattimenti, con un bilancio che nelle ultime 24 ore è costato la vita a quasi 50 palestinesi e alcuni soldati israeliani. Un funzionario di Hamas, che ha chiesto l’anonimato, ha detto all’Afp che il gruppo “è pronto a uno scambio di prigionieri in un’unica soluzione e a una tregua di cinque anni”.

La proposta arriva dopo il no all’offerta di Tel Aviv, 45 giorni di tregua e 10 ostaggi liberati, motivata dal fatto che Hamas punta alla fine della guerra, e al ritiro di Israele dalla Striscia, e non vuole “accordi parziali” con il governo di Benyamin Netanyahu. Altri responsabili di Hamas, sempre in forma anonima, hanno sottolineato a diversi media arabi anche la disponibilità a “lasciare il governo della Striscia all’Autorità nazionale palestinese, oppure a un comitato di tecnocrati indipendenti scelti dall’Egitto”.

E, pur rifiutando di abbandonare le armi, a “far uscire da Gaza combattenti in cambio della loro incolumità”. Tesi e proposte a cui si è aggiunta la pubblicazione di un video che mostrerebbe i miliziani delle brigate Qassam che scavano sotto le macerie di un tunnel bombardato dall’Idf, per trarre in salvo con successo un ostaggio israeliano. Da Tel Aviv per il momento non arrivano commenti, ma a quanto si apprende il capo del Mossad David Barnea sarebbe arrivato già giovedì in Qatar per incontrare il premier Mohammed bin Abdulrahman al-Thani e discutere nuovamente di una base di accordo per il rilascio degli ostaggi. Fonti militari citate dai media hanno però ammonito che l’esercito si prepara a “incrementare la pressione e stringere il cappio su Hamas”.

A Gaza intanto il bilancio dell’ultima giornata di raid è di almeno 49 morti, afferma il ministero della Salute mentre i soccorritori “scavano ancora sotto le macerie”.

Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha detto che nei combattimenti di terra “il prezzo è alto”, dopo l’uccisione nelle ultime ore di un riservista e il ferimento di altri quattro soldati in un attacco con esplosivi e armi automatiche. Nel nord di Israele sono invece risuonate le sirene per il lancio di un “missile ipersonico” rivendicato dagli Houthi che aveva come obiettivo Haifa. E’ la prima volta che i ribelli yemeniti tentano di colpire così lontano, il missile è stato intercettato e distrutto.

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