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Economia

Sale la bolletta del gas, ok scorte ma occhio ai rincari

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Il prezzo del gas corre e su dicembre l’effetto è un aumento del 2,5% delle bollette per i 2,36 milioni di clienti domestici vulnerabili. Le scorte non preoccupano, ribadisce il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto, che alza la guardia rispetto a un aumento dei prezzi spinto dalla speculazione internazionale. Il 30% di aumento del costo di cui si parla dopo l’interruzione della fornitura di gas dalla Russia via Ucraina “dovremmo averlo già scontato nel mese scorso” ha detto il ministro perchè lo stop da parte di Gazprom era noto. Tuttavia è bene mantenere cautela, ha aggiunto rilevando che “il futuro sarà un mix di tutte le energie”, proprio per sottrarci alle speculazioni. Ad Amsterdam, mercato di riferimento per l’Europa, il gas si è mantenuto poco sopra i 50 euro a megawattora.

In Italia il valore dell’indice Igi (Italian gas Index) è stato pari a 50,91 euro. Gli analisti di Goldman Sachs prevedono che se ci sarà, come atteso, un grande freddo nelle prossime due settimane il prezzo del gas potrà salire nei prossimi mesi tra 63 e 84 euro al megawattora, a fronte di uno scenario di 40 euro in presenza di temperature nella norma. E’ infatti il freddo la variabile che potrebbe innescare i maggiori rialzi del gas per via di un maggior consumo. Ma anche se per i prossimi tre mesi ci attende un “andamento rialzista” per il gas, “rimarremo comunque lontani dai 130, 150 euro del 2022, quando tutta l’Europa venne presa in contropiede dall’effetto strumentale delle iniziative adottate dalla Russia per finanziare l’imminente campagna bellica in Ucraina”, ha detto a Repubblica il presidente dell’Arera Stefano Besseghini.

L’Autorità ha fatto sapere che a dicembre il prezzo del gas per i 2,36 milioni di clienti del ‘Servizio di tutela della vulnerabilità’ è cresciuto del 2,5% sul mese precedente, dopo il rialzo del 4,6% di novembre e il +5,3% di ottobre. Il mese scorso, il prezzo di riferimento del gas per il cliente tipo è stato di 125,22 centesimi per metro cubo, salito per via dell’aumento dei prezzi all’ingrosso, che incide sulla spesa per la materia prima. Per Goldman Sachs temperature di 4 gradi sotto la media degli ultimi dieci anni, come nelle attuali previsioni, potrebbero costare all’Europa nord occidentale una domanda aggiuntiva di 100 milioni di metri cubi di gas al giorno a gennaio. E se i rischi di una fine delle scorte sono “molto bassi”, la vera “sfida” sarà arrivare a fine ottobre con gli stoccaggi vicini all’obiettivo del 90%.

Pichetto ha anche ricordato l’appello fatto dal governo all’Unione europea di “rinnovare l’eventuale price cap, non a 180 euro come il precedente, ma a 50-60 euro” per porre un freno a “operazioni puramente finanziarie che non c’entrano nulla con la materia prima ma pesano sulle famiglie e sulle imprese”. Secondo le stime del presidente di Nomisma energia Davide Tabarelli le prime quest’anno potrebbero dover pagare bollette di luce e gas più salate per un totale rispettivamente di quasi 300 euro e 30mila euro. L’esperto giudica “una follia” non sfruttare i giacimenti nazionali e importare gas da Stati Uniti e Canada producendo un alto tasso di inquinamento.

Altri limiti mostrano invece le fonti rinnovabili, aggiunge Tabarelli. L’associazione italiana degli utility manager Assium e quella dei consumatori Consumerismo No Profit spiegano che la volatilità del mercato energetico nei prossimi mesi “dipenderà da diversi fattori, tra cui l’andamento climatico, la situazione economica in Asia e la produzione di energia eolica” e invitano a ridurre i consumi.

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Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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Economia

Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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Economia

Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

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Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

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