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Cronache

Rischio scale mobili, sequestrata la centralissima stazione Barberini della metro A di Roma

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La centralissima stazione Barberini della metro A di Roma e’ stata sequestrata oggi dalla magistratura dopo la rottura di un gradino delle scale mobili avvenuto giovedi’ scorso, e in una capitale soleggiata e piena di turisti, la metropolitana di Roma ha vissuto una nuova giornata di passione: in serata infatti, anche la stazione Spagna e’ stata chiusa al pubblico. Le due fermate in pieno centro a Roma si sommano alla fermata Repubblica chiusa da fine ottobre scorso in seguito al crollo delle scale mobili al passaggio dei tifosi del Cska Mosca. Repubblica riaprira’ i cancelli solo il prossimo 15 maggio. L’ Atac, la municipalizzata romana per i trasporti, a questo punto ha ritenuto che “sussistano gravi ed inconfutabili ragioni per la risoluzione del contratto” alla ditta che gestisce la manutenzione degli impianti, come aveva chiesto di fare la sindaca di Roma Virginia Raggi gia’ giovedi’ scorso, quando si era verificato il guasto alla fermata di Barberini. Lo stop verra’ notificato “a stretto giro al fornitore”. Gia’ giovedi’ scorso, infatti, la stazione Barberini era stata chiusa per alcune ore, dopo la rottura di un gradino della scala mobile in uscita che aveva ceduto; la scala si era ‘accartoccia’ generando, fortunatamente, solo paura tra gli utenti trasportati: nessuno di loro, infatti, era rimasto ferito, il meccanismo si era bloccato immediatamente e i passeggeri erano stati invitati a scendere.

 

Proprio per quella rottura oggi la stazione della metro e’ stata chiusa da Atac su disposizioni della autorita’ giudiziaria che giovedi’ aveva aperto un fascicolo. Nel tardo pomeriggio l’Atac ha disposto la chiusura anche della stazione Spagna “al fine di svolgere ulteriori controlli”. La decisione e’ stata presa dal responsabile di esercizio degli impianti di traslazione della stazione dal momento che le scale mobili della stazione Spagna “sono della stessa tipologia” di quelle “presenti a Barberini”. La municipalizzata romana per i trasporti, ha annunciato di aver “attivato i necessari servizi di sostituzione di superficie per limitare i disagi” in seguito alla chiusura delle stazioni e “si scusa” per i disagi arrecati ai passeggeri. E’ da tempo che le tre stazioni della metropolitana sono sotto l’occhio del ciclone. In dicembre erano state chiuse per qualche giorno le due stazioni della linea A Spagna e Barberini per guasti tecnici agli impianti di stazione; sempre chiusa da ottobre 2018 la stazione di Repubblica.

Critiche arrivano da varie parti politiche. “Citta’ al collasso, la sindaca si dimetta”, dice Andrea De Priamo capogruppo in Campidoglio di Fdi. “Virginia Raggi non e’ ancora stata capace di spendere gli oltre 180 milioni per le metropolitane romane stanziati dal Ministro Delrio alla fine della scorsa legislatura”, afferma il segretario romano del Pd Andrea Casu. “E’ un problema serio per chi lavora in quell’area: oltre all’immagine negativa che si da’ della nostra citta’ ai turisti, a risentirne saranno in primis le attivita’ produttive”, lamenta Confesercenti.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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