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Riappare Xi, dai Brics per corteggiare il Sud Globale

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Xi Jinping volerà la prossima settimana in Sudafrica per il vertice dei Brics, dove potrà corteggiare molti Paesi del Sud Globale allo scopo di smantellare l’ordine mondiale post-bellico a guida Usa e dell’Occidente. Sarà la sua seconda visita all’estero quest’anno, dopo quella di marzo a Mosca dall’amico Vladimir Putin, a dispetto delle crescenti difficoltà interne tra le preoccupanti turbolenze dei settori immobiliare e finanziario, e l’economia sempre più impantanata per l’indebolimento della crescita. A Johannesburg, dal 21 al 24 agosto anche per l’impegno di una visita di Stato, Xi ricomparirà ad eventi pubblici dopo un’assenza di alcune settimane dalla copertura visiva dei media statali cinesi che si sono in prevalenza limitati a fornire le sue ripetute istruzioni per contrastare i danni causati dalle recenti alluvioni che hanno flagellato il Paese. Oltre al leader cinese, almeno 40 capi di Stato e di governo (sui 69 invitati, tra cui tutti quelli africani) si uniranno al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, al premier indiano Narendra Modi e al presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva.

Mentre il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov rappresenterà Putin che parteciperà in modalità virtuale per sfuggire al mandato d’arresto per crimini di guerra della Corte penale internazionale di cui il Sudafrica fa parte. Durante la sua permanenza, Xi “sarà anche co-presidente del Dialogo dei leader Cina-Africa con Ramaphosa”, ha precisato una nota del ministero degli Esteri, in merito a un formato utile a rafforzare i legami con il continente.

L’Africa, infatti, è emersa come un rinnovato campo di battaglia diplomatico, con l’Occidente, la Russia e la Cina in lizza per l’influenza tra l’accresciuta concorrenza per i minerali e le divisioni internazionali favorite dalla guerra in Ucraina. Xi ha già visitato il Sudafrica nel 2018, nell’ambito dei piani per consolidare i legami diplomatici ed economici bilaterali nonché quelli tra Pechino e l’Africa. All’ordine del giorno del vertice di Johannesburg ci sarà la possibile espansione in futuro dell’adesione ai Brics. Diversi Paesi africani hanno espresso il desiderio di aderire al blocco, tra cui Algeria, Egitto ed Etiopia. A luglio, la Cina ha ospitato a Pechino il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, salutando i suoi legami con l’Africa e chiedendo una più stretta cooperazione. “La Cina accoglie con favore l’intenzione positiva dell’Algeria di aderire ai Brics e sostiene gli sforzi dell’Algeria per raggiungere questo obiettivo”, aveva riferito una dichiarazione congiunta, in cui si precisava che Tebboune aveva invitato Xi a visitare l’Algeria. I Brics, tuttavia, restano un gruppo molto eterogeneo, con Paesi i cui interessi sono spesso disallineati, se non contrastanti. Come nel caso di India e Cina, in lotta per la guida del Sud Globale e da oltre due anni alle prese con una violenta disputa territoriale sull’Himalaya, costata la vita a militari di entrambe le parti.

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Venezuela, liberato l’italiano Oreste Alfredo Schiavo: era detenuto da quattro anni per presunto golpe

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È tornato finalmente libero Oreste Alfredo Schiavo, imprenditore italo-venezuelano di 67 anni, condannato in Venezuela a 30 anni di carcere con l’accusa di tradimento, finanziamento del terrorismo e associazione a delinquere. Una vicenda che si trascinava dal giugno 2020 e che ha trovato un esito positivo nelle scorse ore, grazie alla mediazione riservata della Comunità di Sant’Egidio, con il supporto della Farnesina e dei rappresentanti diplomatici italiani in loco.

Arrestato per l’operazione “Gedeone”

Schiavo era stato arrestato dagli agenti del Sebin, il servizio di intelligence venezuelano, l’8 giugno 2020. Il suo nome era stato collegato all’operazione “Gedeone”, un presunto tentativo di colpo di Stato ai danni del presidente Nicolás Maduro, che avrebbe previsto lo sbarco di mercenari sulle coste del Paese per prendere in ostaggio funzionari del governo. Insieme a Schiavo furono fermate circa 90 persone. In primo grado, nel maggio 2024, Schiavo era stato condannato a 30 anni di carcere, nonostante le sue gravi condizioni di salute.

L’intervento di Sant’Egidio e il viaggio verso Roma

La svolta è arrivata nella giornata di ieri, grazie a un’operazione diplomatica silenziosa, portata avanti dal docente e dirigente di Sant’Egidio Gianni La Bella, dai funzionari dell’ambasciata e del consolato d’Italia, e con il determinante contributo di Rafael La Cava, ex ambasciatore venezuelano a Roma e attuale governatore dello Stato di Carabobo.
Schiavo è stato scarcerato dal penitenziario di El Helicoide, noto per la presenza di prigionieri politici e denunciato da organizzazioni per i diritti umani per le sue condizioni carcerarie, e successivamente condotto in una clinica per accertamenti sanitari.

“Liberato per motivi umanitari”

In serata, il rilascio si è trasformato in un rimpatrio in Italia, con un volo di linea diretto a Fiumicino partito alle 17 (ora locale). Sant’Egidio ha voluto ringraziare pubblicamente il presidente Maduro, specificando che il rilascio è stato concesso “per ragioni umanitarie, con un atto di liberalità personale”.

Un gesto che apre nuove possibilità

La liberazione di Schiavo potrebbe rappresentare il primo spiraglio per sbloccare anche altre detenzioni italiane in Venezuela, come quella del cooperante Alberto Trentini, arrestato nel 2024, e di due italo-venezuelani: Juan Carlos Marrufo Capozzi, ex militare arrestato nel 2019, e Hugo Marino, investigatore aeronautico che aveva indagato su due misteriosi incidenti aerei accaduti attorno all’arcipelago di Los Roques, nei quali morirono, tra gli altri, Vittorio Missonie sua moglie.

Il carcere e le denunce di tortura

Nel carcere di El Helicoide, dove era rinchiuso Schiavo, numerosi attivisti per i diritti umani hanno documentato casi di maltrattamenti e detenzioni arbitrarie. Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani si era occupato del suo caso, definito emblematico per le gravi violazioni del diritto alla difesa e per l’assenza di prove concrete nel processo.

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Media Houthi, 2 morti e 42 feriti nell’attacco israeliano

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E’ di almeno due morti e 42 feriti l’ultimo bilancio dell’attacco israeliano lanciato oggi alla fabbrica Ajal nella provincia di Hodeida, nello Yemen. Lo riporta il canale al Masirah, affiliato agli Houthi, citato da Ynet e dall’agenzia russa Tass. E’ la prima reazione di ISraele all’attacco degli Houthi all’aeroporto Ben Gurion dei giorni scorsi.

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Perù, coprifuoco a Pataz dopo la strage dei 13 minatori rapiti

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La presidente del Perù, Dina Boluarte, ha dichiarato il coprifuoco nella distretto di Pataz, nella regione settentrionale di La Libertad dopo che ieri la polizia ha ritrovato in un tunnel i corpi dei 13 lavoratori rapiti il 26 aprile scorso da minatori di oro illegali. Lo rendono noto i principali media peruviani.

Oltre al coprifuoco a Pataz, dalle 18 di sera alle 6 del mattino, Boluarte ha annunciato anche la sospensione dell’attività mineraria per 30 giorni in tutta la provincia oltre ad accogliere la richiesta delle autorità locali di aprire una base militare a Pataz, vista l’assenza della Polizia peruviana nella regione. La decisione segue di poche ore la diffusione di un video sui social media, registrato dai sequestratori, in cui si mostra come ciascuno dei minatori sia stato giustiziato a bruciapelo. Le 13 vittime erano lavoratori assunti dall’azienda R&R, di proprietà di un minatore artigianale che svolge attività di sicurezza per la miniera Poderosa, una delle principali compagnie aurifere della provincia, sempre più sovente bersaglio di attacchi da parte di minatori illegali e gruppi criminali. (

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