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RestiAMO al SUD. La meravigliosa “Montagna Spaccata” di Gaeta: mito, leggenda e tradizione

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All’estremo sud dell’elegantissima spiaggia di Serapo, il Monte Orlando si staglia in tutta la sua bellezza naturale, completamente immerso nella Macchia mediterranea, dalla quale emerge la roccia chiara che si tuffa ripida in un Tirreno cristallino.

All’apice di questo spettacolo che sembra dipinto, dal oltre mille anni, questo angolo di paradiso ospita un suggestivo avamposto di cristianità, il Santuario della SS. Trinità, eretto dai Padri Benedettini, là dove ancora mille prima era presente una imponente villa romana.

Un luogo magico dal quale ammirare la penisola Gaetana con i suoi “due mari” ed i Monti Aurunci, che mansueti si immergono nella splendida costa di Ulisse, tanto decantata da Virgilio e dai più grandi poeti e narratori di tutti i tempi.

Ma questo lido laziale non smette mai di sorprendere e forse la suggestione più grande ci travolge proprio dall’entrare letteralmente dentro la montagna, che dal mare si presenta come un gigantesco strapiombo con tre enormi squarci, che si sarebbero formati al momento della morte di Cristo Crocefisso, e nei cui meandri brillano ancor oggi acque di un turchese ammaliante.

Varcata la soglia del sacro luogo, che già regala una vista da capogiro, ci imbattiamo nella chiesa del Santuario, ampia e luminosa. Edificata nell’XI secolo, anche se arricchita dal successivo stile barocco, sia napoletano che spagnolo, conserva una impronta sobria, capace di inserirsi perfettamente nel contesto religioso in cui ci sentiamo fin da subito completamente immersi. Dopo questa prima interessantissima tappa, ci incamminiamo sul percorso della via Crucis, raffigurata da pregiatissime maioliche datate 1849, che dalla parte pianeggiante iniziano a farci entrare nel cuore di roccia del Monte. Al verde della fitta vegetazione e all’azzurro del mare, si sostituisce il chiarore delle pareti rocciose in gran parte tutte in ombra, che diventano sempre più alte, al punto da chiudere quasi tutto il cielo sopra di noi. L’aria diventa più fredda ed umida ed i rari rumori che ci accompagnavano si disperdono come l’odore dell’incenso sull’altare.

Siamo ormai nella “montagna spaccata”, e proseguiamo in un sentiero stretto ma non troppo angusto, fatto di discese e risalite che ci conducono in una dimensione mista di sacro e profano. Così sulla destra ci compare una sorta di calco, nel quale si distingue la forma di una mano e di cinque dita letteralmente affondate nella parete calcarea. La leggenda narra che un marinaio turco, mentre rifiutava di credere che il monte roccioso si fosse aperto in occasione della morte di Gesù, ricevette un segno divino proprio quando appoggiò la sua mano su quel lembo duro, che d’improvviso si sciolse per poi raccogliere per sempre la sua impronta.

Commovente l’incontro con il luogo in cui San Filippo Neri si ritirava proprio qui in meditazione, oggi testimoniato anche dal letto di pietra, una vera e propria attestazione di perenne devozione capace di sfuggire alle barbarie degli uomini e del tempo.

Infine, il nostro breve ma intenso andare ci porta alla Cappella dedicata al Crocefisso, realizzata del XV Secolo su di una base originata da un enorme masso staccatosi dalla sommità dei picchi di roccia sovrastanti. Proprio sul tetto di questa cappella si è venuta a creare una terrazza, anch’essa accessibile ai visitatori, un vero e proprio belvedere sospeso a centocinquanta metri dal mare, capace di donare sensazioni uniche in un luogo che definire incantato è dir poco. La vista è stupenda e dal buio del ventre montuoso la vista corre veloce verso l’orizzonte luminosissimo, dove cielo e mare si fondono e confondono in un unico colore.

Al ritorno da questa incursione nel cuore della natura, della religiosità e della leggenda, merita assolutamente una visita la cd. “Grotta del Turco”, alla quale si accede da una scala in muratura posta alla sinistra del Santuario, che degrada per circa trecento scalini fino al livello del mare sottostante, che qui assume i colori del blu più brillante che si possa immaginare, visibile ai nostri occhi fin dai primi passi in discesa tra le pareti a strapiombo di roccia, alte centinaia di metri, che poi si aprono sempre di più fino a regalare l’emozione di questo altro luogo stupendo. Facile capire che il nome fu attribuito per la possibilità, soprattutto degli equipaggi turchi (a partire dal X secolo D.C.) di poter trovare riparo e rifugio non solo dalle intemperie del mare, ma anche della storia, quindi sfuggire ad una battaglia navale o seminare gli inseguitori dopo una razzia. La posizione favoriva anche la possibilità di assalti lampo in danno agli sfortunati naviganti in transito, data la possibilità di sbucare dalle viscere del monte direttamente sulla importantissima rotta commerciale, intersecante i domini marittimi dell’importantissima città di Gaeta, che già nel IX Secolo fu persino capitale della omonima repubblica oligarchica.

Emozioni straordinarie ed irrinunciabili che devono essere vissute qui, in questa altra perla del nostro straordinario e meraviglioso Sud, dove ogni angolo, ogni metro di Territorio, ci rammenta la fortuna di esserci.

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Nuova scossa ai Campi Flegrei, terremoto superficiale avvertito nitidamente dalla popolazione

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Un terremoto di magnitudo 2.3 è stato registrato nella zona dei Campi Flegrei alle ore 5:04 italiane di martedì 6 maggio 2025. L’evento sismico, localizzato dalla Sala Operativa dell’INGV-Osservatorio Vesuviano di Napoli, ha avuto coordinate geografiche 40.8018 di latitudine e 14.1248 di longitudine, con una profondità di appena 4 chilometri.

Proprio la natura estremamente superficiale del sisma ha fatto sì che la scossa venisse percepita chiaramente dalla popolazione, in particolare nei quartieri di Pozzuoli, Bacoli e nell’area occidentale di Napoli, dove il fenomeno ha provocato sveglie improvvise e una diffusa sensazione di allarme.

Non si segnalano al momento danni a persone o cose, ma la scossa è solo l’ultima in ordine di tempo in un’area da mesi interessata da un’intensa attività sismica legata al bradisismo flegreo, che sta tenendo sotto pressione i residenti e le autorità locali.

L’INGV continua a monitorare costantemente l’area, mentre cresce la preoccupazione tra i cittadini per l’evolversi dello sciame sismico e per le possibili implicazioni sulla sicurezza del territorio.

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Il preconclave tra salotti aristocratici e influenze tradizionaliste: la principessa Gloria Thurn und Taxis e i cardinali conservatori

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Nel cuore di Roma, tra palazzi storici e salotti nobiliari, si muovono le trame del preconclave che precede la scelta del prossimo Papa. Lo scenario è quello delle ultime due settimane, descritto con toni suggestivi anche dal Times, che racconta di incontri riservati tra cardinali conservatori e nobildonne devotissime alla tradizione cattolica.

Tra le figure centrali, emerge la principessa Gloria von Thurn und Taxis, definita dall’autorevole quotidiano britannico «ambasciatrice spirituale» dei prelati più conservatori. A confermare questo quadro è il principe Stefano Pignatelli di Cerchiara, discendente diretto di papa Innocenzo XII, che non si dice affatto sorpreso:

«Queste due settimane di preconclave sono state molto intense qui a Roma. Non credo che solo la principessa Gloria abbia ospitato cardinali, sono certo che anche il Circolo della Caccia abbia accolto incontri ad altissimo livello, come vuole la tradizione romana».

Il salotto romano dei conservatori

Secondo il Times, due tra i più influenti esponenti dell’ala conservatrice del Collegio cardinalizio — Raymond Burke e Gerhard Müller — sono assidui frequentatori del palazzo romano della principessa Gloria, a due passi da piazza di Spagna. E in effetti, racconta Pignatelli, la nobildonna tedesca è da tempo molto vicina al cardinale Müller, già vescovo di Ratisbona, città dove la famiglia Thurn und Taxis ha ancora oggi il castello di famiglia.

Devota alla liturgia in latino e rigida nei principi morali, Gloria è stata anche intima di papa Benedetto XVI, che frequentava sin da quando era ancora il cardinale Ratzinger. Dopo la sua morte, l’appartamento accanto a Porta Sant’Anna — già abitato da Ratzinger — è stato assegnato proprio a Müller.

«Non escludo che la principessa sia tornata a farsi vedere da quelle parti — osserva con fine ironia il principe Pignatelli — ricambiando così le visite del cardinale alla sua dimora».

La “principessa punk” diventata paladina del tradizionalismo

Gloria von Thurn und Taxis, oggi 65enne, un tempo era conosciuta come la “principessa punk” per i suoi look eccentrici e i capelli colorati sfoggiati persino a corte. Ma oggi è diventata una delle voci più forti della nobiltà cattolica ultraconservatrice. Insieme ad Alessandra Borghese, nipote di papa Paolo V, è stata tra le consigliere estetiche del papa emerito Ratzinger: si devono a loro le celeberrime babbucce rosse e le pellicce di ermellino che tanto fecero discutere in Vaticano.

Le radici nobili e il confronto con Francesco

Il principe Pignatelli, discendente di Innocenzo XII, tiene a precisare che il suo antenato non avrebbe fatto parte di questo fronte:

«Innocenzo XII diceva che i poveri erano i suoi veri nipoti. Su questo era molto più vicino a papa Francesco che a Ratzinger».

Nel frattempo, il Conclave si avvicina e gli equilibri si giocano anche lontano dalla Cappella Sistina, tra incontri informali, ricevimenti riservati e influenze trasversali. Un rituale antico quanto il papato stesso, che a ogni successione si ripete, anche nei salotti aristocratici del centro di Roma.

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Tentato omicidio a bottigliate, Cassazione annulla e rinvia

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La Cassazione ha annullato la condanna per tentato omicidio inflitta in primo e secondo grado a due dei quattro fratelli che per una banale lite condominiale, in un parco di edilizia popolare a Casoria, in provincia di Napoli, aggredirono, ferendola alla testa con una bottiglia, una donna di 61 anni, con problemi cardiaci.

Gli ermellini hanno rinviato la decisione su questo capo d’accusa contestato a Ciro e Valerio Uccello (difesi dagli avvocati Sergio Pisani e Giovanni Rendina) ad un’altra sezione della Corte di Appello di Napoli. I due fratelli che si sono visti annullare la condanna sono detenuti da quattro anni per tentato omicidio.

I quattro fratelli di 27, 29, 21 e 22 anni presidenti a Casoria vennero arrestati dai carabinieri per i reati di tentato omicidio, lesioni personali aggravate, violazione di domicilio e danneggiamento. I quattro, tra l’altro, avevano occupato insieme ai genitori un alloggio di edilizia popolare in via Giovanni Pascoli ad Arpino, frazione del Comune di Casoria, ma per questo capo d’accusa sono stati assolti. Confemata invece la decisione per lesioni e danneggiamento.

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