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Corona Virus

Regno Unito covid free, zero morti e riapre quasi tutto

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La gente che vive nel Regno Unito vede la luce dopo il Covid e si prepara a riconquistare la liberta’ di abbracciarsi. Ma con cautela. E’ il messaggio che risuona oggi a Downing Street dalla bocca di Boris Johnson, nella giornata della conferma del via libera alla prossima tappa di riaperture post lockdown previste a partire dal 17 maggio: riaperture che suggeriscono finalmente il sapore di una svolta percepibile sui contatti personali e su tutta una serie di attivita’ ridotte ai minimi termini da mesi e mesi, se non cancellate del tutto, per far fronte alla minaccia silenziosa del coronavirus. Secondo i piani indicati gia’ da tempo di questo nuovo passaggio della roadmap verso una qualche auspicata “normalita’”, e illustrati alla nazione dal premier Tory nella conferenza stampa piu’ attesa da tempo, il bagliore in fondo al tunnel verra’ suggellato lunedi’ prossimo dalla possibilita’ di tornare a ospitare fino a 6 persone o due nuclei familiari anche nel chiuso delle proprie case; di far salire almeno fino a 30 il numero d’invitati a matrimoni, funerali, eventi privati; di mangiare e bere al coperto in ristoranti e pub (dopo la ripartenza limitata al servizio all’aperto di fine aprile), di mettere piede gradualmente con maggiore disinvoltura nelle palestre, nei cinema, nei teatri, nei musei, negli impianti sportivi. Senza dimenticare la ripresa di hotel, ostelli, B&B o la fine delle restrizioni sui viaggi interni al Paese. E soprattutto lo sdoganamento degli abbracci a “familiari e amici”, lasciati dal 17 “al libero giudizio” di ciascuno e non piu’ soggetti a raccomandazioni vincolanti, per quanto il distanziamento personale continui invece ad essere al momento strettamente indicato con gli estranei e nei luoghi pubblici. La retorica di BoJo resta in effetti molto sorvegliata, ma ritrova almeno qualche scampolo di quell’ottimismo istintivamente congeniale all’uomo, sullo sfondo di uno stato d’allerta nazionale ridimensionato dai consulenti medici dal gradino 4 al 3 grazie a una frenata netta e per ora stabilizzata dell’infezione: ai piu’ bassi livelli d’Europa grazie anche “all’incredibile efficacia” dei vaccini. E consente al primo ministro di cavalcare il momento, dopo l’eccellente risultato Tory alle elezioni locali in Inghilterra (ai danni del Labour) adombrato in Scozia dall’avanzata degli indipendentisti e dal rilancio della loro sfida per cercare di ottenere un referendum bis sulla secessione, nel segno di richiami insistiti all’unita’ del Regno. Premessa cui il verbo johnsoniano attribuisce il merito di una campagna vaccinale record – 53,4 milioni di dosi gia’ somministrate – rivelatasi decisiva assieme al lockdown per mettersi alle spalle i mesi orribili dell’ondata alimentata dall’aggressiva ‘variante inglese’ del virus: come confermano gli zero morti censiti nelle ultime 24 ore fra Inghilterra, Scozia e Irlanda del Nord (con non piu’ di 4 decessi in Galles) o gli ospedali svuotati dai ricoverati per Covid fino a una somma che non supera i mille pazienti circa contando tutti i reparti di tutti gli ospedali dell’isola. Uno scenario che permette di concentrarsi ora sul futuro, alla vigilia del tradizionale Queen’s Speech con il quale la 95enne regina Elisabetta tornera’ in pubblico dopo il funerale del principe consorte Filippo per inaugurare domani una nuova sessione del Parlamento a Westminster e leggere il programma d’azione preparato dal governo Johnson per l’anno prossimo con leggi e riforme destinate nelle intenzioni a garantire “una ricostruzione in meglio” del Regno e della sua economia post pandemia e post Brexit. Ma uno scenario che non cancella l’ennesimo appello-monito di Boris a non abbassare ancora la guardia verso il nemico invisibile e le sue varianti piu’ temute, in primis quella indiana, divenuta fattore di “preoccupazione” anche Oltremanica. Incluso con l’invito alla “cautela” sulle stesse effusioni ravvicinate, che nelle parole del premier andranno comunque filtrate dalla necessita’ di “esercitare il buon senso” rispetto ai “propri cari piu’ vulnerabili” o non vaccinati, visto che proprio gli abbracci sono stati individuati fra i “veicoli” di potenziale contagio nei mesi scorsi. Come a dire, abbraccio libero si’, ma senza eccedere: in fondo siamo inglesi. (

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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