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Record tamponi, 852mila in un giorno. In arrivo la stretta Natale

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In attesa dell’ulteriore stretta di Natale, e’ corsa ai tamponi per gli italiani: sono stati quasi 852 mila (851.865) quelli effettuati nelle ultime 24 ore, mentre si e’ superata ieri la soglia del milione di green pass scaricati in seguito a test antigenico o molecolare. Il premier Mario Draghi riflette sulle misure in attesa dei dati epidemiologici piu’ aggiornati e si attesta sulla linea della prudenza: “l’arrivo della stagione invernale e la diffusione della variante Omicron – spiega – ci obbligano alla massima cautela nella gestione dei prossimi mesi”. Tra le possibili novita’ – il 23 si riuniranno cabina di regia e Consiglio dei ministri per decidere – si valutano il taglio a sei mesi della validita’ della certificazione verde, il tampone anche per i vaccinati che vogliono andare in stadi, concerti o discoteche, la mascherina all’aperto, l’allargamento ad altre categorie di lavoratori o settori dell’obbligo di vaccinazione. Possibili anche “raccomandazioni” a limitare il numero di persone in casa ed indicazioni per impedire festeggiamenti con assembramenti per l’ultimo dell’anno. La Commissione europea ha ribadito “il periodo vincolante di 9 mesi” di validita’ del pass per i viaggi nell’Unione; le disposizioni a riguardo devono quindi essere “coordinate”. Le partenze per le feste, le cene, le riunioni familiari, le uscite conviviali stanno spingendo gli italiani a ‘tamponarsi’ con un ritmo mai raggiunto prima. Nelle ultime 24 ore i test hanno toccato la cifra record di 852mila. Ed e’ primato anche per i green pass da tampone e non da vaccino: ieri sono stati 1.034. 214. Frequenti nelle citta’, quindi, le file davanti alle farmacie. “L’aumento – rileva il segretario nazionale di Federfarma, Roberto Tobia – c’e’ un po’ ovunque ma la situazione e’ sotto controllo. Abbiamo assunto ulteriore personale e allestito gazebo. Quindi il surplus di lavoro per il Natale non ci spaventa”. Il presidente della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher, invita a “fare un test prima di andare a trovare i nonni o i genitori. E’ un modo, insieme al rispetto delle distanze, l’uso della mascherina e l’igiene delle mani, per per dare sicurezza ai propri cari e proteggersi ancora meglio”. I dati di oggi, con le terapie che tornano sopra quota mille ed oltre 30mila nuovi contagiati alzano il livello di preoccupazione nel Governo, dando forza alle argomentazioni dei ‘prudenti’, il ministro della Salute Roberto Speranza in testa. Dall’altro lato c’e’ la preoccupazione per le ricadute di un giro di vite severo in un periodo clou come quello natalizio per commercio, ristorazione, locali, eventi sportivi e culturali, tutti settori colpiti dalla pandemia. La riduzione della validita’ del green pass per i vaccinati dagli attuali 9 a sei mesi (o 7 in alternativa) e l’obbligo di mascherina anche all’aperto sembrano essere le misure che trovano il maggiore consenso (quest’ultima, peraltro, e’ stata gia’ introdotta da diverse Regioni e Comuni). Ma potrebbero non essere sufficienti a frenare la corsa dei contagi sostenuta dal dilagare della variante Omicron, con terapie intensive e ricoveri che minacciano di mettere presto in crisi gli ospedali. Sul tavolo delle riunioni di giovedi’ c’e’ cosi’ anche l’obbligo vaccinale. Limitato ora a sanitari, personale scolastico, forze di polizia e forze armate, si fa strada l’ipotesi di allargarlo ad altre categorie di lavoratori, come ad esempio quelli a contatto con il pubblico. Si pensa poi al tampone anche per i vaccinati per accedere a feste, discoteche, grandi eventi come quelli previsti a Capodanno. Un’indicazione, quest’ultima, da ‘maneggiare’ con cura, anche per evitare contraccolpi sulla campagna di vaccinazione. E che vede contrarie le Regioni. “Bisogna puntare – secondo il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, che fa sapere come le Regioni non siano ancora state convocate dal Governo per la cabina di regia di giovedi’ – sulla terza dose e non sui tamponi per accedere ovunque: se noi diamo questi messaggi discordanti, rischiamo di non proteggere i cittadini”. Anche per il governatore della Toscana Eugenio Giani, la misura “rischia di offrire sponde ad una impostazione no vax”. Sono mesi, rincara il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, “che spieghiamo alla gente di vaccinarsi per evitare il tampone, perche’ cosi’ indossa una corazza per se’ e per gli altri. Imporre il tampone in maniera generalizzata rischierebbe di minare questo messaggio”. Sulla stessa linea Roberto Occhiuto (Calabria), favorevole invece ad “estendere il super green pass ad altre categorie di lavoratori o ad altri settori”. Giovedi’ dovrebbe dunque esserci la presa d’atto che quanto fatto finora non basta. Solo un terzo degli italiani ha ricevuto la terza dose; resta ancora scoperta – o comunque piu’ vulnerabile – una fascia consistente della popolazione in un periodo critico. Da qui la “massima cautela” evocata da Draghi, che potrebbe definirsi nel doppio binario delle prescrizioni e delle raccomandazioni.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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