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Esteri

Prove di pace e diplomazia: Kiev apre alla neutralità, Mosca vuole il Donbass sovrano

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Dopo 14 giorni di guerra, centinaia di vittime civili, danni per oltre 10 miliardi di dollari e rischi di incidenti nucleari, per l’Ucraina arriva il momento del primo, vero di banco di prova della diplomazia. Accantonati i tre round di negoziati ai confini bielorussi, che hanno portato solo all’apertura di fragili corridoi umanitari, il primo incontro di alto livello mettera’ nella stessa stanza i ministri degli Esteri di Kiev e Mosca, Dmytro Kuleba e Serghei Lavrov. Un tentativo mediato dalla Turchia, che ospitera’ il colloquio ad Antalya, mentre non cessano le accuse reciproche di atrocita’, crimini di guerra e sabotaggi. “Ad essere sincero, ho aspettative abbastanza limitate. Ma faremo tutto quello che possiamo”, ha spiegato alla vigilia il capo della diplomazia ucraina. La spinta a cercare una tregua sembra comunque crescere. Se il Cremlino assicura di volere colloqui “il prima possibile” e che “dipende dalla volonta’ di Kiev”, l’Ucraina si dice pronta a “una soluzione diplomatica” e a discutere la richiesta russa di neutralita’ militare e politica, ma non cedera’ “un solo centimetro” di territorio, ha assicurato Ihor Zhovkva, vice capo dello staff del presidente Volodymyr Zelensky e tra i suoi principali consiglieri di politica estera. “La nostra prima condizione per avere un simile negoziato – ha aggiunto – e’ l’immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe”. Sul terreno, pero’, l’esercito di Mosca continua ad avanzare con la sua offensiva, e le evacuazioni di civili dalle citta’ assediate vanno avanti con difficolta’, tra autobus bloccati e bombardamenti come quello all’ospedale di Mariupol, dove il raid su un reparto di maternita’ ha suscitato sdegno in tutto il mondo. In questo quadro, la sfida delle trattative in Turchia si annuncia ancor piu’ complicata. Lavrov, alla sua prima visita all’estero dall’inizio dell’invasione, e’ sbarcato gia’ stasera. Al tavolo con Kuleba portera’ anzitutto la richiesta russa di riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk nel Donbass – sono “Stati sovrani e indipendenti”, ha ribadito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – e della sovranita’ di Mosca sulla Crimea. Inevitabilmente piu’ ampia sara’ la trattativa sul ruolo dell’Ucraina negli equilibri geopolitici e militari, a partire dalla sua volonta’ di adesione alla Nato. Del resto, secondo Zelensky, le mire del Cremlino vanno ben oltre. “Sono sicuro – ha detto – che anche la Polonia e’ a rischio”, insieme a Moldavia, Georgia e ai Paesi baltici, perche’ Putin “vuole disintegrare l’Europa, esattamente come l’Ucraina”. A sostegno dei negoziati si e’ detta anche la Cina, che pero’ ha confermato il pieno sostegno all’alleato strategico russo. “Sono state le azioni della Nato guidata dagli Stati Uniti che hanno gradualmente spinto fino al conflitto”, ha accusato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian. “Ignorando le proprie responsabilita’ – ha sottolineato – gli Stati Uniti accusano invece la Cina della propria presa di posizione sulla vicenda e cercano margini di manovra nel tentativo di sopprimere la Cina e la Russia per mantenere la propria egemonia”. Ad Antalya, insieme ad una possibile tregua, la speranza e’ che si possa stabilire un canale di dialogo che possa condurre fino ai vertici del potere. “Possiamo concludere questa guerra solo attraverso contatti diretti tra i presidenti”, ha ribadito Zelensky. “Io – ha assicurato – sono pronto per i colloqui, pronto per i compromessi. Ma non possono essere un tradimento del popolo. E anche l’altra parte deve essere pronta a fare compromessi. Questa e’ l’unica via d’uscita”.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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