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Esteri

Sistemi antimissili Patriot alla Polonia, la Nato rafforza le difese nel Baltico, in Svezia e Finlandia

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La corsa agli armamenti è partita da tempo. I paesi che confinano con l’orso Russia si preparano anche alla peggiore delle previsioni ovvero ad una escalation e ad un coinvolgimento nella guerra per ora su suolo ucraino. Gli Usa invieranno due sistemi di difesa missilistici Patriot alla Polonia, sullo sfondo delle crescenti tensioni per la guerra russa in Ucraina che potrebbe minacciare i Paesi vicini. Lo ha reso noto il comando Usa in Europa. A breve analoghi sforzi bellici, in funzione difensiva, saranno fatti anche in Romania, Ungheria e paesi baltici. La Nato è stanca dell’operato di Vladimir Putin, della sua imprevedibilità. E allora comincia a schierare le armi migliori, per ora difensive, nei paesi alleati. Come dire: siamo pronti a qualunque eventualità se la Russia dovesse continuare ad ignorare ogni sforzo diplomatico per arrivare al cessate il fuoco.

Il percorso di adesione dell’Ucraina all’Ue potrebbe finire sul tavolo del vertice dei leader Ue di Versailles. E’ quanto spiega un alto funzionario europeo registrando, tuttavia, come ci siano ancora “divisioni” sulla velocita’ del percorso dell’ingresso di Kiev. Di certo, aggiunge, che ci sia stata “un’accelerazione” rispetto alle richieste dei Paesi balcanici è un “dato di fatto” visto che il Consiglio Ue “dopo solo otto giorni” ha chiesto alla Commissione di esprimersi. Nelle conclusioni, al di la’ del sostegno dell’Ue all’Ucraina, secondo le stesse fonti potrebbe anche essere posto l’accento su un rafforzamento dell’accordo di associazione tra Bruxelles e Kiev. “E’ probabile”, inoltre, che sia inserita nel testo della Dichiarazione di Versailles “una clausola di solidarieta’” che rafforzi la reciproca cooperazione alla difesa tra Ue, Svezia e Finlandia. La clausola di mutua assistenza e’ stata chiesta in una lettera ai Paesi Ue da Svezia e Finlandia – Paesi che non sono membri della Nato – facendo appello all’articolo 42 dei Trattati. La Nato è in campo. Per ora usa i piedi di piombo per non indispettire la Russia. Ma le forniture di armi difensive e le sanzioni durissime alla Russia non bastano. Ecco perchè oltre alle sanzioni potrebbero esserci scelte di natura militare anti russe. Al momento, spiegano a Bruxelles, non per entrare in guerra ma per mostrare i muscoli ai russi impegnati nella campagna ucraina. Insomma il rischio di un allargamento della guerra su larga scala sembra non essere così remoto. Si tenga presente che l’intera Armata Rossa, al momento, è in stato di massima allerta su ogni fronte interno e esterno. La situazione è incandescente.

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Cina: infondate le accuse Usa di supporto militare a Mosca

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La Cina ha definito “infondate le accuse degli Usa sul sostegno militare” di Pechino alla Russia, impegnata nella sua guerra contro l’Ucraina. E’ quanto ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, nell’imminenza della visita del segretario di Stato americano Antony Blinken.

Gli Stati Uniti, ha aggiunto Wang nel briefing quotidiano, “hanno presentato una legge sugli aiuti su larga scala per l’Ucraina, lanciando allo stesso tempo accuse infondate contro il normale commercio tra Cina e Russia. Questo tipo di approccio è estremamente ipocrita e del tutto irresponsabile, e la Cina vi si oppone con fermezza”. Sulla questione ucraina, “la Cina ha sempre mantenuto una posizione obiettiva e giusta, ha sostenuto attivamente i colloqui di pace e ha spinto per la soluzione politica”, ha rincarato Wang, per il quale Pechino “implementa costantemente le normative sull’esportazione di beni a duplice uso.

La Cina non è né artefice né parte della crisi ucraina e non ha mai gettato benzina sul fuoco e per questo con accetteremo che altri scarichino la responsabilità o diano la colpa a noi”. Negli ultimi anni, in particolare dall’aggressione di Mosca all’Ucraina di febbraio 2022, Cina e Russia hanno intensificato la cooperazione economica e i contatti diplomatici, portando la loro partnership strategica a livelli elevati, mai raggiunti prima. Pechino ha rivendicato un ruolo neutrale nel conflitto ucraino, ma evitato condanne di Mosca e ha offerto sostegno diplomatico ed economico, facendo schizzare l’interscambio commerciale nel 2023 al record di 240 miliardi di dollari.

Prima dell’imminente visita in Cina del 24-26 aprile, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto che Pechino sta indirettamente alimentando la guerra in Ucraina con la fornitura di componenti a Mosca usati per espandere le sue capacità militari. “Quando si tratta della base industriale della difesa russa, il principale contributore in questo momento è la Cina”, ha detto Blinken venerdì, dopo l’incontro ministeriale del G7 a Capri, aggiungendo che ciò “permette alla Russia di continuare l’aggressione contro l’Ucraina”.

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Musk rifiuta di eliminare da X video dell’attacco a Sidney

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Elon Musk ha reagito all’ordine di un tribunale australiano di eliminare da X i video dell’attacco nella chiesa di Sidney dopo che il commissario per la eSafety dell’Australia ha chiesto un’ingiunzione. Il miliardario patron di Tesla ha risposto con un post sulla sua piattaforma accusando il premier Anthony Albanese di “censura”. “La nostra preoccupazione è che se qualsiasi Paese è autorizzato a censurare i contenuti di tutti i paesi, allora cosa impedirà a qualsiasi paese di controllare Internet?”

Musk ha detto che X farà appello contro l’ingiunzione australiana. “Abbiamo già censurato il contenuto in questione per l’Australia, in attesa di ricorso legale, ed è archiviato solo su server negli Stati Uniti”, ha aggiunto. Il primo ministro australiano Anthony Albanese ha affermato che Musk è cieco di fronte all’angoscia causata dai video. “Faremo ciò che è necessario per affrontare questo miliardario arrogante che pensa di essere al di sopra della legge, ma anche al di sopra della comune decenza”, ha detto Albanese all’emittente pubblica Abc. “L’idea che qualcuno vada in tribunale per il diritto di pubblicare contenuti violenti su una piattaforma mostra quanto il signor Musk sia fuori dal mondo”, ha aggiunto.

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L’ambientalista indigeno Victorio Dariquebe assassinato nell’Amazzonia peruviana

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Un ambientalista indigeno, Victorio Dariquebe, è stato assassinato in una comunità amazzonica del Perù sudorientale dove lavorava come guardia forestale: lo riferiscono le autorità locali. L’uomo, dell’etnia Harakbut-Wachiperi, è stato aggredito nei pressi della riserva naturale di Amarakaeri, nella provincia di Manú.

“Riaffermiamo il nostro impegno affinché questo crimine non rimanga impunito e i responsabili siano individuati e ricevano tutto il peso della legge”, ha affermato il governo peruviano in una dichiarazione firmata da diversi ministeri. L’ambientalista “ha fatto un ottimo lavoro nella conservazione della riserva di Amarakaeri”, ha sottolineato l’Associazione interetnica della giungla peruviana (Aidesep) in un comunicato sui social, secondo cui Dariquebe “aveva ricevuto minacce”.

I popoli originari del Perù combattono l’estrazione illegale e si oppongono a una recente legge approvata dal Congresso che, a loro avviso, incoraggia la deforestazione. Secondo l’ong Global Witness, dal 2012 nel Paese sono stati uccisi almeno 54 difensori delle terre e dell’ambiente, di cui più della metà appartenevano a popolazioni indigene.

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