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Economia

Primo maggio della pandemia: -900mila posti di lavoro, le donne sono le più colpite

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Questo primo maggio e’ anche la festa del lavoro che non c’e’. Sono quasi 900 mila gli occupati persi dall’inizio della pandemia fino a marzo 2021. E il calo prosegue nei primi mesi dell’anno, con il primo trimestre che vede la scomparsa di 254 mila lavoratori, secondo gli ultimi dati Istat. “Non possiamo perdere altri posti di lavoro”, dice il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, chiedendo ancora una volta di mantenere il blocco dei licenziamenti per tutte le aziende fino all’autunno. Le nuove statistiche mostrano a che punto siamo su lavoro, Pil e prezzi, a piu’ di un anno dall’inizio dell’emergenza Covid. Il prodotto interno lordo diminuisce ancora nel primo trimestre 2021, dello 0,4% rispetto al quarto trimestre del 2020, ma fa molto meglio della Germania che ha registrato un piu’ drastico -1,7% e anche delle previsioni del governo che – stando a quanto indicato dal ministro dell’Economia Daniele Franco appena dieci giorni fa – stimava un calo congiunturale dell’1,2%. Su base annua, il Pil ha invece subito una contrazione dell’1,4% rispetto al primo trimestre del 2020 in base ai dati corretti per gli effetti di calendario. Questo risultato “risente – sottolinea l’Istat – in particolare per il settore terziario, degli effetti economici delle misure adottate a contrasto dell’emergenza sanitaria” e rappresenta comunque un miglioramento della tendenza rispetto al trimestre precedente, quando il calo era stato del 6,6% su base annua. La crescita acquisita per 2021, che si avrebbe nel caso teorico di variazioni nulle per il resto dell’anno, e’ dell’1,9%. Nonostante la contrazione l’agenzia Dbrs conferma il rating dell’Italia BBB (high) con trend negativo, mettendo in evidenza come il governo di Mario Draghi offre “stabilita’” oltre a mettere l’Italia sulla strada della crescita e delle riforme. Pur escludendo un upgrade a breve Dbrs mette in evidenza come le prospettive di crescita dell’Italia sono piu’ positive rispetto ai precedenti shock. Il Centro studi di Confindustria che “intravede la risalita dalla crisi, con il PIL piu’ vicino al rimbalzo grazie ai primi allentamenti delle restrizioni anti-Covid” ad aprile. La congiuntura flash indica consumi “pronti a ripartire”, investimenti “in recupero”, export “in risalita accidentata”. E descrive un paese “in linea con l’Europa”, che pero’ procede “a velocita’ ridotta” mentre il resto del mondo e’ gia’ ripartito. Guardando ai dati sul lavoro, l’Istat registra una piccola risalita gia’ a marzo, con il recupero di 34 mila occupati rispetto a febbraio e il tasso di disoccupazione che scende di 0,1 punti al 10,1%. Da questi passetti avanti sono tagliati fuori, pero’, le donne e i giovani, che continuano ad essere i piu’ colpiti nella crisi del lavoro. La disoccupazione giovanile torna ai massimi da quasi tre anni, al 33%, mentre il tasso di occupazione femminile raggiunge il livello minimo dal 2016, il 47,5%. La pandemia sta cosi’ riportando “a casa” oltre una donna su due, annullando i passi avanti di anni nella partecipazione al lavoro e allargando il divario con gli altri paesi dell’Unione europea. In questo contesto di difficolta’ lavorative per tante persone, l’inflazione registra ad aprile il quarto aumento consecutivo fino all’1,1%, nei dati provvisori. Questo rialzo e’ dovuto soprattutto ai rincari dell’energia mentre arriva in soccorso delle famiglie un calo per gli alimenti freschi. I prezzi del cosiddetto carrello della spesa, di conseguenza, si riducono dello 0,4% rispetto all’anno precedente. L’andamento dei prezzi preoccupa comunque Confcommercio che teme “un consolidamento dell’inflazione prima della ripresa economica” e descrive un’economia “in sofferenza in un contesto europeo che, seppure variegato, evidenzia elementi di non minore criticita’”. Da Confesercenti arriva inoltre l’ennesimo grido d’allarme degli autonomi: “la pandemia ci spazza via”. L’associazione calcola che rispetto a febbraio 2020 sono spariti 345 mila lavoratori indipendenti e che altre 450 mila imprese sono a rischio entro l’anno, a meno di un deciso cambio di passo. “Purtroppo anche quest’anno, il primo maggio, non sara’ una festa per cui gioire”, e’ il commento lapidario della segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese.

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Economia

Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

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Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

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Banco Bpm boccia ancora l’Ops di Unicredit, ‘inadeguata’

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Ovviamente è ancora un no. E motivato con nuovi argomenti. Banco Bpm boccia una volta di più l’Offerta pubblica di scambio volontaria annunciata da Unicredit e lo fa citando anche “modalità di implementazione” della normativa sulla Golden Power che “da parte di Unicredit non risultano chiare”. Strategia ovviamente, ma intanto l’amministratore delegato di Banco Bpm consiglia chiaramente agli azionisti di non aderire all’Ops. I nuovi passaggi dello scontro sono contenuti nell’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio di amministrazione di Banco Bpm del ‘comunicato dell’emittente’ sull’offerta promossa dal gruppo guidato da Andrea Orcel.

Il Cda “a seguito di un’attenta valutazione dei termini e delle condizioni descritti nel documento di offerta pubblicato da Unicredit il 2 aprile scorso e delle altre informazioni disponibili ha ritenuto l’Ops non conveniente e il corrispettivo non congruo”, afferma Banco Bpm in un comunicato. “L’offerta è completamente inadeguata e quindi noi consigliamo ai nostri azionisti di non aderire”, ribadisce l’amministratore delegato Giuseppe Castagna nella conference call con gli analisti finanziari, aggiungendo che tra le altre cose “loro sono molto più esposti alla volatilità dei mercati”. Nella nota dopo la riunione del Cda, la banca sostiene anche che il valore generato dall’acquisizione di Anima “potrebbe diluirsi all’interno di Unicredit” e che dove “a seguito dell’acquisizione dell’emittente e fermo restando quanto previsto dal provvedimento Golden Power le cui modalità di implementazione da parte di Unicredit non risultano chiare, un’eventuale riduzione delle attività di rischio ponderate dovesse interessare anche la clientela di Banco Bpm, sussisterebbero significative incertezze circa la capacità di confermare gli obiettivi di crescita e di generazione di valore su basi stand-alone”.

La strategia perseguita da Banco Bpm “incentrata sulla generazione di valore per l’azionista attraverso la piena valorizzazione delle opportunità di sviluppo del business presso la clientela di riferimento, con specifico riguardo alle famiglie e alle Pmi, appare diversa da quella implementata da Unicredit”, spiega inoltre la banca guidata da Castagna. Che ricorda come “dopo aver perfezionato un aumento di capitale da 13 miliardi nel 2017 e aver ceduto nel periodo 2017-2019 una parte dei propri asset (tra cui Pioneer Investments, FinecoBank e Bank Pekao), Unicredit ha promosso negli ultimi anni una strategia che ha comportato una riduzione delle attività ponderate per il rischio che tra il 2020 e il 2024 sono passate da 326 miliardi a 277 miliardi”. Per l’Italia “tale orientamento si è tradotto in una riduzione delle attività di rischio ponderate da 131 miliardi a 101 miliardi negli anni dal 2020 al 2024 a cui appare riconducibile una riduzione dei volumi di impieghi da 168 miliardi a 145 miliardi nello stesso periodo”, aggiunge Banco Bpm. ll consiglio di amministrazione “riconosce che l’offerta di Unicredit sottovaluta la nostra banca”, spiega da parte sua il presidente di Banco Bpm, Massimo Tononi, secondo il quale “l’offerta è inadeguata dal punto di vista finanziario e non è giusta per i nostri azionisti”. Il Cda di Banco Bpm ha infatti deciso “che il corrispettivo non è congruo da un punto di vista finanziario. Tale conclusione è supportata, tra i vari fattori considerati, dalle rispettive analisi finanziarie condotte da Citi e Lazard, in qualità di advisor finanziari, e dalle rispettive opinion”, spiega l’istituto di piazza Meda, evidenziando in particolare il “mancato riconoscimento di un premio” per l’eventuale controllo di Banco Bpm.

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