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Politica

Primarie Pd, i dati ritardano e scoppia la guerra delle cifre tra mozioni. L’unica cosa certa è che Zingaretti è avanti

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A 14 giorni dall’inizio delle convenzioni ed a tre dalla fine, mancano ancora i dati ufficiali – seppur parziali – delle primarie Pd. Attesi per la fine della scorsa settimana e poi ancora ieri pomeriggio, di ufficiale c’e’ solo la dichiarazione di ‘guerra’ tra le mozioni che, piu’ o meno provocatoriamente, passano ‘sottobanco’ i dati dei congressi di circolo alla stampa e al web. Celati dalla riservatezza delle fonti parlamentari, alcuni protagonisti quotidianamente producono un bollettino apertamente contestato dalle mozioni opposte e, soprattutto, da quella di Martina che – scrive anche oggi – si vede “costretta ancora una volta per trasparenza a comunicare i dati in nostro possesso”. Se per alcune fonti i dati ufficiosi vedono Nicola Zingaretti saldamente in testa con il 48,4 per cento (21.976 voti su 45.398) – distaccando il segretario uscente al 33,4% (15.160 voti), Roberto Giachetti al 13,5% (6126 voti), Francesco Boccia al 3,3% (1506 voti), Dario Corallo allo 0,7% (337 voti) e Maria Saladino allo 0,6% (293 voti) – per Tommaso Nannicini, responsabile nazionale della Mozione Martina, le distanze sono ben altre: Zingaretti 44,6 – Martina 40,8 – Giachetti 11,1 – Boccia 2,7 – Corallo 0,4 – Saladino 0,4. “Oggi – denuncia infatti Nannicini – per avvalorare tesi numeriche insostenibili, sono stati divulgati addirittura grafici non corretti sui risultati parziali del congresso del Partito Democratico”. Ma la denuncia piu’ pesante e’ quella di Giachetti che punta platealmente il dito contro la Commissione che gestisce e garantisce lo svolgimento del congresso che, scandisce, “non ha ancora fornito un solo dato ufficiale. Ci sarebbe da ridere se la cosa non avesse risvolti assai preoccupanti”.

“Nel frattempo – aggiunge dalla Calabria – girano ovunque, in rete e nelle chat, dati, spesso fantasiosi, diffusi dai comitati degli altri candidati. Un gioco al massacro della credibilita’ del nostro Partito e della serieta’ del congresso al quale noi ci siamo unilateralmente rifiutati di partecipare”. Tralasciando “qualunque valutazione politica su come si sta gestendo questa fase congressuale”, Giachetti rivolge un appello e una “richiesta semplice: ci sono gia’ da giorni decine di migliaia di voti espressi dai nostri iscritti. E’ possibile avere un quadro chiaro e ufficiale di come stanno andando i risultati? Di quanti votano e di come votano?. Cosa si aspetta a pubblicare dei dati, seppur parziali, ufficiali? Non pensa la commissione che anche i candidati abbiano il diritto di conoscere l’andamento del voto? Siamo praticamente alla fine dei congressi di circolo, speriamo che almeno sia possibile avere un dato finale ufficiale prima della convenzione nazionale”, conclude. Su un fronte parallelo si muove invece a grandi passi, e comunque anch’esso tra le polemiche, il Manifesto di Carlo Calenda. Oggi, l’ex ministro, esulta con dedica al vetriolo per Marco Travaglio: “La brigata europeista ‘la disperata’ ha appena superato i 60.200 membri! #SiamoEuropei”. Il direttore de Il Fatto aveva infatti dedicato al progetto di Calenda un approfondimento dal titolo “Arriva il listone dei Disperati”.

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Politica

Elezioni comunali Napoli: sfida di Paolo Russo a Marigliano e ritorno degli ex sindaci

Paolo Russo in corsa a Marigliano, ex sindaci in campo e centrodestra solido: ecco come cambiano le elezioni comunali nella provincia di Napoli tra sorprese e conferme.

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Tornano tanti ex sindaci nella città metropolitana di Napoli, mentre il campo largo annaspa e crolla l’asse Pd-Cinque Stelle. Il Movimento fondato da Conte praticamente scompare, mentre il centrodestra, pur con qualche difficoltà, regge. Proliferano le liste civiche e resta alta l’attenzione sulle liste pulite e sull’eventuale presenza di “impresentabili”.

Marigliano: la sfida di Paolo Russo

A Marigliano la novità è Paolo Russo (nella foto Imagoeconomica in evidenza assieme a Mara Carfagna), ex deputato di lungo corso, che scende in campo nella sua città d’origine. La sua coalizione “Cuore civico” raccoglie pezzi di centrodestra, società civile ed esponenti progressisti. Il Pd ha invece scelto un altro candidato: Gaetano Bocchino, sostenuto anche da Azione, Verdi e Sinistra. Terzo candidato è Ciro Panariello, appoggiato da una lista civica.

Giugliano: centrodestra contro un centrosinistra diviso

A Giugliano, la città più popolosa della provincia, si sfidano Giovanni Pianese con il centrodestra, Diego D’Alterio con il centrosinistra senza il Movimento 5 Stelle, e Salvatore Pezzella, ex esponente grillino, ora sostenuto da una civica. Resta la spada di Damocle della commissione d’accesso prefettizia che potrebbe portare allo scioglimento per infiltrazioni.

Nola: il Pd rinuncia e resta fuori dalla corsa

A Nola il Pd si sfila a sorpresa e lascia il campo a quattro candidati: Maurizio Barbato (Fratelli d’Italia), Andrea Ruggiero (Per e civiche), Agostino Ruggiero (sostenuto dai socialisti) e Antonio Ciniglio (civiche territoriali). Il ritiro del candidato Pd Giuseppe Tudisco ha lasciato spazio a una corsa senza bandiere ufficiali del centrosinistra.

Volla: sei candidati e la conferma dell’instabilità politica

A Volla si conferma il record di instabilità politica: sei i candidati a sindaco. Tra loro due ex primi cittadini: Giuliano Di Costanzo (sostenuto dal Pd) e Pasquale Di Marzo (civiche). In corsa anche Lino Di Donato (centrodestra), Roberto Barbato (civica), Gennaro Burriello (Potere al Popolo) e Gianluca Pipolo (civiche).

Casavatore: sfida tra ex sindaci

A Casavatore la sfida è tra Vito Marino (appoggiato da cinque civiche), Fabrizio Celaj (Pd e civiche) e Mauro Muto (Fratelli d’Italia). Marino e Muto hanno entrambi già guidato il Comune in passato.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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