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Economia

Presidenza Confindustria, Garrone direttamente al voto

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Edoardo Garrone, industriale ligure con Erg, presidente del Sole 24 Ore, salta la fase di consultazioni della commissione dei saggi e va direttamente al voto di designazione del prossimo presidente di Confindustria. I saggi, chiudendo la verifica preliminare sulle quattro candidature presentate alla scadenza di lunedì scorso, che andavano sostenute da una prima base di consenso certificato per iscritto, gli hanno riconosciuto una soglia sufficiente per essere ammesso di diritto al voto cruciale, la designazione del quattro aprile in consiglio generale, quando verrà scelto un solo nome da proporre all’assemblea che voterà il 23 maggio per l’elezione del prossimo leader degli industriali. La partita resta aperta, con le altre tre candidature che saranno vagliate dai saggi nella fase di consultazioni per sondare come si orienta il consenso in tutte le articolazioni dell’associazione degli industriali. Tutte le candidature sono state ammesse: alla linea di partenza c’è anche il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, azionista di Duferco. E ci sono due degli attuali vicepresidenti della squadra che da quattro anni è al vertice di via dell’Astronomia: Alberto Marenghi che ha la delega per l’organizzazione, lo sviluppo ed il marketing, famiglia di imprenditori da diciassette generazioni, guida la storica Cartiera Mantovana (fondata nel 1615) ed è fondatore di Cartiera Galliera e Sumus Italia; Emanuele Orsini che ha la delega per credito, finanza e fisco, imprenditore nell’edilizia in legno con Sistem Costruzioni e nell’alimentare con Tino Prosciutti. Per essere ammessi i candidati hanno dovuto dimostrare per iscritto di avere il sostegno di almeno il 10% dei voti o dell’assemblea o del consiglio generale.

Edoardo Garrone – hanno spiegato i saggi nella lettera con cui hanno comunicato l’ammissione delle quattro candidature – “ha inoltre certificato di poter disporre di un consenso che supera il 20% del totale dei voti” dell’assemblea, “condizione che determina di diritto la sua partecipazione al voto di designazione” il 4 aprile. E’ un vantaggio che è certificato formalmente dalla commissione dei saggi ma che potrebbe anche offrire nuovi spunti di contestazione e di polemica nel clima di veleni che si è acceso con la corsa alla presidenza, anche con lettere anonime e con forte enfasi dell’eco mediatica: non aiuta il complesso iter confindustriale, tra regole intricate, interpretazioni, e stretti vincoli di riservatezza che lasciano ampio spazio ai rumors.

La stessa notizia della decisione che riguarda Edoardo Garrone non è di fonte ufficiale, emerge da una lettera interna al sistema di Confindustria che ha potuto visionare. In questo clima, difficile, con la lettera (indirizzata a presidenti del sistema associativo e a tutti gli altri componenti del consiglio generale) arriva anche un netto monito della commissione dei saggi che ha ritenuto “necessario tracciare alcune linee di orientamento”: c’è un richiamo all’impegno “ad esprimere ed a rappresentare le proprie opinioni sul rinnovo” solo negli incontri con la stessa commissione e “con la massima attenzione alla riservatezza sui contenuti delle audizioni e degli orientamenti espressi”. E aggiunge: “Altrettanto importante sarà mantenere e qualificare l’indipendenza del confronto elettorale interno rispetto ad eventuali appoggi e supporti espressi da soggetti estranei al sistema associativo”. Intanto Confindustria non si ferma e mantiene alta l’attenzione sulle sfide dell’economia. Il centro studi vede “luci e ombre” nei primi mesi del 2024: il Pil “è sostenuto da fiducia in aumento e inflazione poco sopra i minimi. L’industria sembra vicina ad archiviare la fase di flessione, ma i tassi rimarranno alti più a lungo dell’atteso”. Resta “il freno ai flussi commerciali” dovuto alla crisi di Suez. E con “investimenti ancora deboli” oggi è “urgente accelerare sul Pnrr”.

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Economia

Nozze Ita-Lufthansa, rischio veto Ue senza modifiche

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Parte una settimana decisiva sul futuro di Ita-Lufthansa. Le due compagnie dovranno presentare all’Antitrust Ue un nuovo pacchetto di impegni con i dovuti miglioramenti per arrivare alle tanto agognate nozze. Le proposte messe sul piatto finora sullo scalo di Milano-Linate, sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa centrale e sui collegamenti a lungo raggio da Fiumicino verso Stati Uniti e Canada sono state ritenute insufficienti da Bruxelles. In caso di modifiche, la Commissione europea, impegnata al momento nel market test che si concluderà lunedì, valuterà i nuovi rimedi e la sua decisione potrebbe “consolidarsi” già a inizio giugno. Senza miglioramenti, a quanto si apprende da fonti comunitarie, l’operazione è destinata ad essere bocciata. L’annuncio ufficiale è atteso entro il 4 luglio.

Tra le sue richieste, la Commissione chiede di cedere molti più slot a Milano Linate: il 30%, 60 voli giornalieri, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, e in questo modo la quota di mercato combinata sullo scalo passerebbe dal 66 al 46%. Ita e Lufthansa propongono invece di rilasciare l’11-12% degli slot. La compagnia tedesca dovrebbe, poi, rinunciare ai ricavi che realizza sui voli tra l’Italia e il Nord America. L’idea avanzata dai tedeschi, ossia congelare per due anni l’alleanza con Ita sui lunghi collegamenti da Fiumicino con Usa e Canada non ha convinto la Commissione in quanto Lufthansa detiene già un’ampia quota di mercato attraverso le joint venture formate con United Airlines e Air Canada. Qualche giorno fa il presidente di Ita Airways, Antonino Turicchi, ha sottolineato che “questa è un’operazione a favore del mercato, non compromette la concorrenza”.

E in difesa dell’operazione Italo-Tedesca si è espresso anche l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone. La fusione “significa molto per il Paese e per l’Europa, nonostante i dubbi che la Commissione solleva”, ha detto il numero uno di Adr, evidenziando come “i profili di concentrazione di questa operazione siano oggettivamente marginali nel contesto del mercato rilevante”. Una eventuale bocciatura dell’operazione Ita-Lufthansa da parte della Commissione europea aprirebbe scenari molto foschi per il futuro della newco, nata dalle ceneri di Alitalia. L’amministratore delegato del gruppo Ryanair, Michael O’Leary, non ha dubbi: senza Lufthansa la compagnia italiana “andrà in bancarotta e scomparirà “.

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Economia

Banche, utili record: in tre mesi a 6,3 miliardi

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Il sistema bancario “continua a macinare record”. Numeri in crescita anche nel primo trimestre dell’anno con i primi sette gruppi bancari del Paese (IntesaSanpaolo, Unicredit, Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio e Credem) che hanno fatto registrare utili pari a 6,3 miliardi, per un +25,6% sui primi tre mesi del 2023. Lo rileva un report condotto dall’Ufficio studi & ricerche della Fisac-Cgil sui risultati di bilancio dei primi sette gruppi bancari nazionali nel primo trimestre del 2024.

“Dopo i risultati da record per i grandi gruppi bancari nel biennio passato – commenta la segretaria generale della Fisac-Cgil, Susy Esposito – molti si attendevano un rallentamento, complice l’attesa discesa dei tassi di interesse. Il ritardo della Bce a diminuire i tassi di riferimento, e di conseguenza la trasmissione di questo ai tassi attivi praticati dalle banche, insieme alla perdurante politica di scarsa remunerazione dei depositi, ha mantenuto elevato il livello dei ricavi dalla gestione del danaro”. Risultati che, aggiunge, “a fronte di un contenimento sul versante della spesa del personale, nonostante il rinnovo del contratto, così come delle spese amministrative, deve indurre il sistema bancario per intero a investire sull’occupazione e sul radicamento nel territorio”.

Il margine di interesse, si rileva nel report della Fisac-Cgil, sale ancora, per il campione, di quasi il 7% nei primi tre mesi dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2023. La dinamica delle commissioni, per quasi tutti i gruppi, ha accelerato (+5,3%) e spesso deriva dalla spinta alla vendita di prodotti assicurativi ma anche da quelle relative all’amministrazione dei titoli. Il prodotto delle due componenti più significative dell’attività caratteristica bancaria ha spinto ulteriormente verso l’alto i ricavi totali (17,8 miliardi di euro per un +9,8%). Sul versante dei costi del personale, che hanno registrato un aumento del +2,5% derivato anche dal rinnovo del contratto Abi, si mantengono mediamente più elevati rispetto allo stesso periodo del 2023 seppur in maniera contenuta, così come le spese amministrative, sottolinea il rapporto della Fisac.

Questa dinamica dimostra, dal lato dei costi per il personale, “la capacità delle banche di agire gestionalmente per mantenere sotto controllo questi ultimi, anche e purtroppo attuando politiche di riduzione degli organici come di mancato turn over”, prosegue il report. Dal lato delle spese amministrative (-0,5%), la previsione di investimenti in nuova tecnologia, spiega inoltre la Fisac-Cgil, come previsto da quasi tutti i piani di impresa, “farebbe pensare ad un incremento di queste ultime anche a scapito della erosione dei margini, fenomeno che non si è ancora verificato. Viceversa il contenimento delle spese, anche attraverso la politica della chiusure delle filiali, a beneficio della redditività a disposizione della distribuzione di utili, può rallentare il processo di innovazione tecnologica, così come confermare la dinamica di riduzione di dipendenti e sportelli”.

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Abi, tasso medio dei conti corrente sale allo 0,59%

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In aprile il tasso medio praticato dalle banche italiane sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) è stato il 3,63%. A marzo 2024 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,67%, area dell’euro 3,50%). Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è stato di 334 punti base.

Lo afferma il rapporto mensile dell’Abi. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2024 è stato il 3,81%, con un incremento di 250 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. In aprile il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato l’1,05% (1,04% nel mese precedente, 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è salito allo 0,59% (0,57% nel mese precedente), tenendo presente che il conto corrente “permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, conclude l’Abi.

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